Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2020

43 Civiltà del Lavoro ottobre • novembre 2020 Stefano RICCI Il rapporto umano non può mai essere sostituito dal virtuale Tessile e moda è uno dei settori più colpiti dagli effetti del- la pandemia, complici anche le mutate abitudini di lavoro che hanno portato sempre più persone a lavorare da casa e ad avere quindi meno occasioni di incontro che richie- dessero un abbigliamento formale. Abbiamo chiesto un parere a Stefano Ricci, presidente, fondatore e azionista di riferimento di Stefano Ricci, azien- da attiva nel segmento di eccellenza della moda maschile. Gli effetti della pandemia si avvertono anche nel segmen- to del lusso, al quale la sua azienda appartiene? L’emergenza pandemica ha colpito tutto il mondo e non ha risparmiato alcun settore. L’aspetto più rilevante riguarda la salute di tutti, in atte- sa dei tempi necessari per individuare il vaccino, ma credo che dovremo convivere con questa crisi per lunghi mesi. Il segmento del lusso non è certo immune dai riflessi di que- sta crisi. Ed oggi più che in passato, in generale, sono ne- cessari un rispetto e un’attenzione ancora più alta nei con- fronti del consumatore. Oltre all’applicazione dei protocolli sanitari, quali cam- biamenti operativi avete dovuto adottare in azienda sul fronte della creatività e dei rapporti con i clienti e con i fornitori? Già dalla fine di febbraio ci siamo organizzati per rispon- dere alle esigenze di una realtà che andava complicandosi. La mia azienda ha provveduto all’inserimento di dispositivi sanitari dedicati (mascherine e gel) prima del varo dei pro- tocolli sanitari, limitando gli accessi ai soli dipendenti e sa- nificando con regolarità gli ambienti. I miei collaboratori hanno potuto fruire delle soluzioni tec- nologiche più avanzate, dalle videoconferenze alle piatta- forme per la presentazione e la vendita delle collezioni, dal- la Cina agli Stati Uniti. Sotto il profilo creativo, durante il lockdown sono rimasto nella mia tenuta al Mugello e ho cercato ispirazione nei co- lori della natura. Ho riflettuto sulle esigenze dell’uomo ob- bligato a ripensare i propri valori e ho pensato alla profon- dità del tempo. Quando è stato possibile, ho preferito ospitare i respon- sabili del prodotto nelle mie sale, per non interrompere lo scambio costante di ricerca. Per i clienti, come detto, i miei figli hanno predisposto una piattaforma dedicata e calibrato le nuove esigenze di pro- duzione con le nuove necessità dei mercati. Questo ha ri- guardato anche il rapporto con i fornitori. Non le nascondo l’emozione che ho provato lo scorso lu- glio quando, finalmente, abbiamo ospitato i giornalisti a Fi- renze per l’anteprima della nuova collezione, dedicata alla mia città. Il rapporto umano non può essere mai sostituito da una realtà virtuale. Quali misure sarebbero necessarie da parte del gover- no per sostenere un settore che è uno degli alfieri più importanti del made in Italy nel mondo? Non ho una ricetta, ma credo che i nostri governanti do- vrebbero cogliere l’opportunità che si è creata con la pan- demia per rimettere a posto i troppi punti inevasi. Accanto a provvedimenti quali la cassa integrazione in de- roga, dovrebbero presentare soluzioni di defiscalizzazione sul fronte occupazionale e premiale. Il segmento del lusso non è immune dai ri essi di questa crisi. È necessario un rispetto ancora più alto nei confronti del consumatore PRIMO PIANO

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