Civiltà del Lavoro, n. 6/2020

99 Civiltà del Lavoro dicembre 2020 il senso. Voleva soprattutto che capissi perché gli Stati Uni- ti erano diversi dall’Europa e perché negli Stati Uniti non si sarebbero potuti verificare gli orrori che avevano travolto la civiltà europea negli anni Trenta e Quaranta. Fu una le- zione di vita fondamentale. ll concetto che mi colpì di più fu quello del countervai- ling powers, del bilanciamento di poteri contrapposti. Un concetto estraneo alla cultura cattolica. Noi siamo abitua- ti a considerare fondamentalmente buona la natura uma- na. Se qualcuno sbaglia lo si deve perdonare e convincere a ritornare sulla retta via. Più realisticamente nella cultura anglosassone non ci si interroga sulla natura dell’uomo ma si pensa che la società debba dotarsi degli strumenti per impedire che gli abusi vengano commessi. Ne discende il principio del bilanciamento dei poteri, su cui è imperniata la democrazia americana. […] Mi ero appassionato talmente alla lettura di libri sulla socie- tà americana che, sull’onda di quegli insegnamenti, maturai la decisione di candidarmi alle elezioni della rappresentan- za studentesca. Cominciavo a parlar bene l’inglese e la mia popolarità continuava ad aumentare. Le elezioni si svolsero con una vera e propria campagna elettorale, con tanto di presentazioni e discorsi. Vinsi e ven- ni eletto vicepresidente della scuola. Ma durò poco, per- ché l’anno scolastico stava per terminare. Nel 1967 ottenni il diploma con il massimo dei voti e ritornai in Italia carico di entusiasmo e con una straordinaria fiducia in me stesso. Ciò che avevo studiato in America era del tutto sconosciu- to nel nostro Paese. Nella scuola italiana non si aveva idea di cosa fosse un computer. Purtroppo per me, la maturità americana non aveva alcun valore per il nostro sistema scolastico e gli insegnanti del liceo Valsalice pensavano che l’anno trascorso a Portland fosse stato un’inutile perdita di tempo. Dall’ambiente laico protestante americano ero ripiombato in quello cattolico integralista di Torino. Dovetti frequentare la terza liceo e sostenere gli esami di maturità classica in Italia. Facciata della Facoltà di Economia dell’Università di Torino Purtroppo per me, la maturità americana non aveva alcun valore per il nostro sistema scolastico e gli insegnanti del liceo Valsalice pensavano che l’anno trascorso a Portland fosse stato un’inutile perdita di tempo LIBRI

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