Civiltà del Lavoro, n. 1/2021
16 Civiltà del Lavoro gennaio • febbraio 2021 Pnrr non sarebbe secondo noi coerente con le linee guida comunitarie, appunto perché assegna i fondi senza chia- ro rispetto dei criteri comunitarie e senza chiaro collega- mento con le riforme all’interno di ciascuna componente. Sottolineo che la nostra proposta si basa sul principio di valorizzare le amministrazioni esistenti, invece di cercare nuove strutture straordinarie, e di cercare di far funziona- re l’amministrazione che abbiamo. Qui sorge la questione della riforma della Pubblica amministrazione, che è uno dei requisiti per l’accettabilità del Pnrr. In luglio è stato approvato il decreto Semplificazioni del governo, che prevede tra l’altro nuove regole sui danni erariali e sul reato d’abuso d’ufficio per evitare lo “scio- pero della firma” dei pubblici amministratori e il com- missariamento di una cinquantina di grandi opere pub- bliche. Che effetti hanno avuto queste norme? E che cosa si dovrebbe fare di più? Per ora non è successo granché, forse in parte perché la norma sulla responsabilità erariale ha efficacia solo tempo- ranea, dunque non garantisce i funzionari oltre la scaden- za del termine del provvedimento. Quanto all’abuso d’uf- ficio, forse avrebbe potuto essere abolito, dato che molte altre fattispecie garantiscono le amministrazioni contro gli abusi dei suoi amministratori. Uno dei temi è la confusione dei poteri locali e la sovrap- posizione di competenze tra Stato centrale, Regioni, Co- muni e altri enti, come si è visto nella gestione della pan- demia: come affrontare la revisione dei poteri locali in modo che sia politicamente accettabile? La ripartizione dei poteri tra i diversi livelli di governo è sta- ta resa ingestibile dalla famosa riforma del Titolo V della Costituzione venti anni fa. Due tentativi di correggere quella disastrosa decisione ri- stabilendo la primazia dello Stato rispetto alle Regioni e agli enti locali nella tutela dell’interesse pubblico (nazio- nale) sono stati travolti da referendum: la riforma tenta- ta dal centro-destra negli anni 2000 e quella proposta dal governo Renzi alla metà del decennio scorso. Per quanto riguarda il Pnrr, non c’è altra via di uscita che raggiungere un’intesa sulla ripartizione dei fondi nell’am- bito della Conferenza Stato-Regioni-autonomie locali. Si noti che un accordo su questo costituisce un esplicito r e Abbiamo un numero esorbitante di stazioni appaltanti: occorre aggregare le stazioni esistenti in modo da offrire servizi adeguati per le gare a tutte le amministrazioni. E serve subito rinnovare il personale della macchina amministrativa PRIMO PIANO
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