Civiltà del Lavoro, n. 2/2021
13 Civiltà del Lavoro marzo • aprile 2021 R Sergio Mattarella: LAVORO condizione di rinascita ivolgo un saluto e ringrazio per le lo- ro riflessioni il ministro del Lavoro, il presidente della Federazione nazio- nale dei Cavalieri del Lavoro, il pre- sidente della Federazione dei Ma- estri del Lavoro, il presidente dell’Associazione nazionale Lavoratori anziani. La Festa del Lavoro è un’occasione che afferma la fiducia nel futuro. La fiducia di chi è impegnato a costruire, di chi si mette in gioco per conquistare nuovi traguardi. Non quella di chi attende, inerte, il compiersi di un destino. La Festa del Lavoro è festa della democrazia, perché il la- voro è fondamento della Repubblica. La Repubblica non potrebbe vivere senza il lavoro. Senza lavoro buono e dignitoso per tutti non ci sarà nep- pure la ripresa che vogliamo. Sarà il lavoro a portare il Pa- ese fuori da questa emergenza, perché è la condizione, e il motore, della ripartenza, della ricostruzione, della rinascita. Per questo scambiarsi oggi l’augurio di buon Primo mag- gio vale molto più di una pur significativa consuetudine. Ribadisce un legame di comunità, quel patto di cittadinanza, che ci fa sentire al tempo stesso responsabili e solidali, e ci impegna a consegnare alle più giovani generazioni il testimo- ne dei diritti conquistati e di opportunità che si rinnovano. Stiamo attraversando un passaggio stretto e difficile. Per questa ragione la festa di oggi reca con sé un appello all’unità ancora più forte. All’augurio che rivolgo alle lavoratrici e ai lavoratori italiani sento di unire un augurio ancora più intenso a chi ha per- duto il lavoro in questi mesi a causa della frenata di molte attività economiche, a chi si trova ad affrontare crisi e ri- strutturazioni aziendali, a chi è costretto, magari da tempi ancor più lunghi, a impieghi precari e mal pagati, a tutte le persone e le famiglie che vivono in condizioni di povertà. La battaglia per il lavoro è una priorità che deve unire gli sforzi di tutti: lavoratori e imprenditori, istituzioni e forze sociali, mondo delle professioni, della ricerca, della cultura. È questa l’ambizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La società vive di differenze, di interessi diversi, di dialetti- ca, anche di contrasti. I momenti risolutivi, però, ci devono far riconoscere il be- ne comune e farlo perseguire. La pandemia ha inferto sofferenze, ferite profonde e, tut- tora, ci impone sacrifici e rinunce, ma non possiamo spre- care l’occasione e disattendere il dovere di compiere, tutti insieme, un salto in avanti. Un primo passo la crisi sanitaria lo ha provocato in Euro- pa. Quel passo che non era stato fatto in occasione della crisi finanziaria di oltre un decennio addietro: comprende- re il valore delle persone, di ogni singola persona. E’ stata posta in campo in questi mesi una nuova consapevolezza. L’Unione ha saputo predisporre risorse ingenti per affron- tare le emergenze, per contenere la caduta dei redditi nei settori sociali maggiormente penalizzati, per progettare una nuova fase di sviluppo. Concreta espressione, questa volta, di quel modello sociale europeo spesso evocato. Piuttosto che essere percepita come vincolo esterno – sia pur liberamente assunto - che limita scelte e politiche eco- nomiche, l’Unione esprimerà la sua autentica vocazione di veicolo importante di innovazione e di sviluppo sociale se saprà portare avanti e rendere sistemici gli strumenti delle PRIMO MAGGIO
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