Civiltà del Lavoro, n. 2/2021
15 Civiltà del Lavoro marzo • aprile 2021 con contratti precari e part-time. L’incremento dell’occu- pazione femminile, in termini di quantità ma anche di quali- tà, è oggi condizione essenziale di una vera ripartenza dell’I- talia. Così come lo è la crescita del lavoro per i giovani. A cominciare dal Mezzogiorno. Il Paese per crescere ha biso- gno di un Sud che metta a frutto tutte le sue potenzialità. Un percorso a cui non sono certamente estranee le im- prese: anche a loro è chiesto di investire, di cambiare ciò che è divenuto obsoleto nella propria struttura, di scom- mettere sulle nuove tecnologie, sull’efficienza dei processi produttivi, sulla qualità dei prodotti e dei servizi, di supera- re consumate pigrizie puntando coraggiosamente sul va- lore delle persone. Ci sono ragioni strutturali, linee di forza del nostro siste- ma che ci inducono a guardare il domani con ragionevole speranza. Il settore manifatturiero, ad esempio, ha tenuto, mostrando flessibilità e capacità di apportare nuovo valo- re aggiunto. Anche se il debito pubblico è cresciuto per ovvie ragioni, il saldo dell’interscambio commerciale resta positivo. Lo stes- so debito complessivo delle imprese italiane è inferiore al- la media europea e il risparmio delle famiglie si conferma un punto di forza. Nel nostro Paese, in questi mesi difficili, sono anche emer- se, e talvolta riscoperte, qualità preziose su cui far leva per il futuro. Tra le prime la solidarietà della sua gente. Il senso di responsabilità diffuso, alimentato dalla percezione che dipendiamo gli uni dai comportamenti degli altri, e che ab- biamo bisogno degli altri, oltre che dei presidi costruiti a tutela del benessere collettivo. Anzitutto a difesa della salute. Dovremo usare paziente sa- pienza per riconquistare completa libertà di comportamen- ti in piena sicurezza. Incognite che comportino il rischio di ulteriori prezzi da pagare con la vita delle persone non sono ammissibili. Già troppo alto è il sacrificio di vite umane che la pandemia ha provocato. La responsabilità delle istituzioni, come è palese, è cresciuta e oggi si conferma decisiva per il destino nostro e dei po- poli europei. La lotta contro il virus, la difesa della salute, i giganteschi investimenti programmati per dare alla ripar- tenza una qualità nuova richiamano ancora una volta l’idea più alta della politica, che è il servizio al bene della comunità. Le istituzioni hanno un grande compito, e grandi respon- sabilità, ma la società democratica non è abitata soltanto da istituzioni e da singoli cittadini. Ci sono le imprese, che creano lavoro. Ci sono le forze socia- li, le comunità che vivono nei diversi territori, ci sono i citta- dini associati, le rappresentanze delle idee e degli interessi. Per compiere un salto in avanti tutti devono partecipare, contribuire. Sono certo che da tanta sofferenza patita sia già nata una coscienza che prevale sulla tentazione di assecondare o di cavalcare lo sconforto. Il mondo del lavoro è stato la locomotiva di un Paese che avanzava. Lo sarà anche per la ripresa per condurci fuori dalle con- seguenze della pandemia. Saluto i sindacati dei lavoratori, e tutte le organizzazioni le- gate alle realtà dell’impresa, della produzione e dei servizi. A celebrare il Primo maggio ci sarà anche quest’anno il Con- certone, che pure dovrà rispettare modalità particolarmente austere. Formulo un augurio ai sindacati che lo organizza- no, agli artisti, ai giovani a cui è rivolto: vuole essere anche un segno di ripresa per la musica, lo spettacolo, la cultura, affinché siano nuovamente fruibili dal vivo e possano con- tribuire alla ripartenza. Mi congratulo con gli insigniti della Stella al Merito del La- voro: la comunità nazionale ha tratto beneficio dal loro lun- go e generoso impegno. Sono testimoni di dedizione e di professionalità, alla loro esperienza vi è molto da attingere. L’Italia ha bisogno, anche oggi, di nuove generazioni di co- struttori. Ne abbiamo più di quanto spesso non sappiamo: facciamo appello a loro. Buon Primo maggio all’Italia del lavoro. Buon Primo maggio all’Italia che riparte. PRIMO MAGGIO
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