Civiltà del Lavoro, n. 2/2021

49 Civiltà del Lavoro marzo • aprile 2021 propria re-ingegnerizzazione dei processi aziendali. In par- ticolare, bisogna passare da una cultura organizzativa ba- sata sulla quantità di ore lavorate a una cultura basata sulla quantità e qualità dei risultati. Nella Pubblica amministrazione, dove lo smart working è sta- to imposto per legge, forse non c’è stata la possibilità in cer- ti casi di realizzare questo cambio di organizzazione, anche se mi pare esagerato parlare di “vacanze pagate” nella Pa. Tra l’altro, ci sono stati uffici che sono stati sotto pressione proprio a causa della pandemia: diversi dipendenti dell’Inps, alle prese con le pratiche di ristori alle imprese, cassa in- tegrazione straordinaria e redditi di emergenza, mi dicono che non hanno mai lavorato tanto. Le imprese, soprattutto le più piccole, sono pronte a un uso esteso dello smart working? Lo smart working non dipende dalla dimensione aziendale. Può funzionare bene anche nelle piccole imprese, che de- vono essere messe in grado di poterlo utilizzare, per esem- pio con la connessione alla banda larga. So che molte piccole imprese si stanno attrezzando e pen- so possano giovarsene, perché sono più flessibili di molte grandi imprese. Il Cnel può avere un ruolo per la corretta diffusione dello smart working? Sarebbe utile una legge ad hoc? Il Cnel ha come compito istituzionale la raccolta dei con- tratti di lavoro e sullo smart working abbiamo già organiz- zato incontri e seminari con le parti sociali. Continueremo a seguire con attenzione l’evoluzione del tema. Abbiamo anche il potere di indirizzare al Parlamento proposte di leg- ge, ma in questo caso non mi pare saggio intervenire subi- to con un testo normativo. È più opportuno procedere at- traverso la contrattazione nazionale e aziendale che, come abbiamo visto, ha una spiccata natura sperimentale. È me- glio dar tempo alle imprese e ai sindacati di sperimentare adeguatamente le varie soluzioni e poi, quando la materia si sarà stabilizzata, ci sarà tempo per intervenire con qual- che norma di legge, magari per regolare gli aspetti più de- licati, controversi o quelli dove è in gioco un interesse ge- nerale, come quelli legati alla sicurezza. PRIMO PIANO

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