Civiltà del Lavoro, n. 2/2021
56 Civiltà del Lavoro marzo • aprile 2021 FOCUS nvestire significa credere nel futuro e, a giudizio del Cavaliere del Lavo- ro Fabrizio Rindi, le ragioni per farlo ci sono “Alla stregua di un periodo post bellico – osserva il presidente di Kairos Partners SGR – il superamento dell’emergenza pro- durrà il rilascio di una energia lungamente sopita, ma pron- ta ad esplodere, così come accade ad una molla compres- sa che viene finalmente liberata”. La liquidità lasciata sui conti degli italiani è cresciuta di circa 75 miliardi nell’ultimo anno. Il fatturato del tessu- to produttivo crolla e gli italiani diventano più ricchi? Non si tratta di un paradosso perché bisogna innanzitut- to fare un distinguo tra ricchezza e risparmio: la ricchezza è un indicatore statico, fotografato ad un dato momento temporale, una misura di stock quindi, mentre il risparmio al contrario è dinamico, un “flusso”. Ciò premesso, durante questo lungo periodo di emergenza e chiusure straordinarie, la ricchezza è rimasta invariata – in alcuni casi diminuita – mentre il risparmio è cresciuto perché non è stato possibi- Va liberato il potenziale DEL PAESE I Intervista a Fabrizio RINDI Fabrizio Rindi le né spendere né per alcuni investire, alla luce del conte- sto incerto, fenomeno accentuato anche dal timore della perdita del lavoro. Inoltre bisogna tenere conto di ulterio- ri fattori che hanno contribuito ad incrementare la liquidi- tà in questo periodo e che non comportano un aumento di ricchezza o risparmio, come ad esempio il mancato rin- novo di titoli governativi a scadenza, alla luce del contesto di tassi negativi e la richiesta di finanziamenti, anche pre- cauzionali, da parte di piccoli esercizi commerciali e privati per affrontare la crisi. La capacità di risparmio aumenta con l’età ed è massi- ma per i pensionati. L’Italia non è un Paese per giovani? È assolutamente fisiologico che il tasso di risparmio cre- sca con l’età; è invece patologico in Italia il fatto che questi flussi non sostengano anche la formazione delle nuove ge- nerazioni e il loro percorso professionale. I nostri giovani non possono contare su finanziamenti o agevolazioni fiscali che li aiutino nella costruzione del loro futuro e dunque si trovano spesso costretti a lasciare il no- stro Paese per studiare e trovare un valido sbocco lavorati- vo. Si alimenta così il fenomeno della “fuga dei cervelli”, che chiaramente ha un forte impatto sulla crescita economica dell’Italia. Soffermandomi in particolare sul tema del nostro sistema educativo mi preme segnalare che in Italia è com- plesso costruire un percorso di eccellenza, che rappresen- ta un fattore premiante per accedere al mondo del lavoro. Secondo l’Istat, quanto alla propensione al risparmio, siamo ai livelli di un quarto di secolo fa. Quali sono le principali differenze rispetto ad allora? Per molti decenni, nel dopoguerra, l’Italia è stata uno dei paesi con la maggiore quota di risparmio. Le autorità mo- netarie hanno incoraggiato a lungo questa tendenza per- ché volevano mantenere in equilibrio la bilancia delle parti- te correnti (più risparmio significa meno consumi e quindi meno importazioni). Quello dei nostri giorni non è però un fenomeno struttu-
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