Civiltà del Lavoro, n. 2/2021
57 FOCUS Civiltà del Lavoro marzo • aprile 2021 rale come allora, ma un fatto temporaneo dovuto in larga parte al confinamento, alle ridotte occasioni di spesa e ai timori per il futuro. Come orientare questi risparmi a favore del tessuto produttivo? L’industria del risparmio gestito, a fianco della tradiziona- le attività bancaria, si sta adoperando per adeguare ed av- vicinare sempre di più i suoi modelli all’impresa, venendo così a funzionare da volano per lo sviluppo economico del Paese, con in più oggi una grande attenzione ai temi del- la sostenibilità. Il Regolatore italiano ha introdotto una serie di nuovi stru- menti finanziari che fanno da ponte tra capitali pazienti e aziende che necessitano di stimoli alla crescita e allo svilup- po: basti pensare ai Pir e agli Eltif, che introducono signifi- cative agevolazioni fiscali per coloro che investono nell’e- conomia reale. Inoltre sta crescendo il successo di strumenti già sul mer- cato da tempo, come il private equity e il venture capital, soluzioni di investimento di lungo periodo in grado di so- stenere aziende esistenti e di crearne di nuove. In qualità di rappresentante di una Sgr italiana ribadisco dunque il nostro ruolo nel creare circoli virtuosi di rispar- mio che possono confluire nel nostro tessuto imprendito- riale fatto di piccole e medie imprese eccellenti. Quanto potrà incidere il superamento dell’emergenza sulla propensione a investire? Ogni investimento nasce dalla capacità di guardare al fu- turo con un progetto: l’emergenza pandemica ha brusca- mente interrotto ormai oltre un anno fa il processo natu- rale degli investimenti, con le autorità fiscali e monetarie che hanno dovuto sostituirsi all’iniziativa privata al fine di proteggere e salvaguardare il sistema economico e sociale globale, sussidiandolo in una fase drammatica e mai speri- mentata in precedenza. Alla stregua di un periodo post bellico, il superamento dell’e- mergenza produrrà il rilascio di una energia lungamente sopita, ma pronta ad esplodere, così come accade ad una molla compressa che viene finalmente liberata. Di questa esplosione di energia i mercati ci stanno offren- do ormai da mesi una sorta di anticipazione declinata su grandi aggregati: sarà estremamente interessante verifica- re se gli indizi forniti da Wall Street saranno in grado di an- ticipare i nuovi trend di investimento post pandemico che interesseranno attività reali e produttive. Ci aspettiamo infatti investimenti in imprese e nel real estate, ripensati in logica sostenibile e green, ma anche nell’arte e nel mercato delle criptovalute, quest’ultimo in crescente sviluppo e da monitorare con attenzione. La situazione italiana è in linea con quella degli altri Pae- si europei? Quali sono i Paesi in cui si tende a reinvesti- re con più facilità i risparmi? Nel pieno dell’emergenza sanitaria si è assistito ad un note- vole incremento dei tassi di risparmio in tutte le principali economie europee, seppur con delle differenze tra un sin- golo paese e l’altro ed in particolare con l’Italia che registra una ricchezza pro-capite con un passo di crescita inferiore rispetto a Germania e Francia. Sebbene la spesa dei consumatori non sia ancora tornata ai livelli pre-pandemici, tutti i Paesi stanno inoltre mostran- do segnali incoraggianti di ripresa, con nuove e rinnovate abitudini di consumo. In particolare la Germania è in testa sia per la consistenza dei risparmi, sia per i livelli di spesa, seguita da Francia e Spagna. Se vogliamo fare una previsione dei comportamenti a ve- nire, dando uno sguardo oltreoceano, ovvero alla Cina e all’America che sono tornate ai consumi in maniera rispet- tivamente graduale e repentina, possiamo presumere che l’Europa assumerà un comportamento intermedio. Chiara- mente il ritmo che seguirà ciascun Paese dipenderà dal li- vello di educazione finanziaria e dagli strumenti che sono e saranno a disposizione dei cittadini. Quanto pesa questa eccessiva liquidità sul sistema ban- cario? Alcuni istituti, per esempio, hanno comunicato di voler chiudere i conti sopra i 100mila euro. Il costo della liquidità in eccesso per il sistema bancario fon- damentalmente è imputabile a tre motivi: tassi negativi; il venir meno della funzione di trasformazione di scadenze ti- pica dell’attività bancaria, ovvero si eroga meno credito per l’irrigidimento delle regole; la riduzione del margine opera- tivo perché l’eccesso di liquidità la sottrae a strumenti più remunerativi. Le banche si trovano dunque a fronteggiare sia un costo, sia un mancato guadagno, motivo per cui al- cuni istituti hanno fatto questa scelta. (C.F.) FABRIZIO RINDI è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2003. È Ceo di KIM SpA Holding e di Kairos Partners SGR SpA da settembre 2019. Ha svolto fino al 2005 la sua attività nel settore assicurativo ed è stato presidente di Aurora Assicurazioni, la compagnia nata dalla fusione di Winterthur e Meierauroraiere
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