Civiltà del Lavoro, n. 2/2021
63 Civiltà del Lavoro marzo • aprile 2021 FOCUS LUIGI ABETE è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2000. È stato per molti anni presidente dell’A.BE.T.E. SpA, azienda tipografica fondata dal padre nel 1946. Sotto la sua guida il gruppo si è diversificato e oggi è presente nei settori editoriale, dell’entertainment culturale e della comunicazione con circa 600 dipendenti. Attualmente è presidente di Civita Cultura Holding e guida l’AICC - Associazione Imprese Culturali e Creative, che rappresenta grandi e piccole aziende che si occupano di gestione museale, produzione e organizzazione di mostre, nonché editoria e logistica per l’arte e i musei. È stato presidente di Confindustria dal 1992 al 1996 e dal 1998 fino all’aprile del 2021 è stato presidente della Banca Nazionale del Lavoro scrizione di un avviso comune. AICC, inoltre, si è fatta par- te attiva nel presentare al Parlamento il progetto sull’inve- stimento in 100 borghi, sui quali le imprese di mercato si propongono di co-investire risorse insieme ai fondi del Re- covery Plan laddove la normativa e il ministero lo consen- tano in termini di sviluppo ed economicità. Inoltre l’AICC si è impegnata insieme a Federturismo per rappresentare un comparto omogeneo che venga valoriz- zato per la effettiva quota di partecipazione alla crescita del Pil, nonché per il rilevante apporto in termini di oppor- tunità occupazionale. Purtroppo, cultura e turismo sono ancora percepiti da molti in Italia come attività ausiliarie, da svilupparsi preferibilmen- te tramite iniziative del Terzo Settore: le attività di volon- tariato sono certamente legittime e auspicate, ma spesso hanno una limitata strategia a lungo termine e una ridotta capacità di investimento. Lei ha spesso sottolineato l’importanza della collabora- zione fra pubblico e privato nella gestione dei beni cul- turali. Che tipo di cooperazione auspica per assicurare una veloce ripresa al settore, una volta che ci saremo la- sciati alle spalle la pandemia? Lo sviluppo della partnership pubblico privato è essenziale nel lungo periodo sia per motivi oggettivi quali la limitatez- za delle risorse, sia per la possibilità di mettere in sinergia la creatività e lo spirito di iniziativa dei privati con una sta- bile collaborazione con l’amministrazione. Purtroppo negli ultimi anni questo tema è rimasto più og- getto di dibattiti che di azioni. Da un lato si diffonde una cultura di nazionalizzazioni stri- Gli studi più accreditati prevedono almeno un triennio per il rilancio internazionale. E forse gli obiettivi degli ultimi anni non saranno mai raggiunti nemmeno sul lungo periodo scianti tramite il coinvolgimento di società in-house al 100% pubbliche, dall’altro la crisi economica e patrimoniale, che ha investito tutta l’economia, ha pesato di più sulle piccole e medie imprese di mercato, mentre l’aspettativa dei fon- di europei illude la burocrazia facendola sentire più auto- sufficiente. Per rilanciare un clima leale di collaborazione bisogna fare molto affidamento sul protagonismo delle autonomie locali, nonché sull’avvento di un rinnovato ceto dirigente pubbli- co che veda l’impresa come un alleato naturale (o al mini- mo come uno strumento di supporto utile), anziché come un luogo di speculazione, ovvero come un “ostacolo” al- la presunzione di insindacabilità del ceto burocratico. L’Artemision di Siracusa in una card di Civita Sicilia
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