Civiltà del Lavoro, n. 3/2021

112 Civiltà del Lavoro giugno • luglio 2021 fortuna l’idea fu scartata e pensarono di andare a Mon- tecitorio dove c’era la sede della polizia pontificia e si decise di creare una cupola di legno sopra Montecito- rio per fare l’aula che fu inaugurata il 27 novembre 1871. Però naturalmente i conventi non bastavano per acco- gliere i Ministeri e soprattutto tutte le persone che ar- rivavano a Roma per prendere posto nei Ministeri e nei relativi uffici e cominciò quello che qualcuno ha defini- to il sacco di Roma, ovvero la fortissima espansione edi- lizia iniziata intorno alla stazione Termini. Ma la prima espansione colpì l’Esquilino e Castro Pre- torio e successivamente Prati con la lottizzazione delle grandi ville urbane. Dice il professore di urbanistica Riccardo Santangeli Va- lenzani che tra il 1870 ed il 1880 il valore di quei terre- ni salì del 5000 per cento. Lo storico dell’arte Hermann Grimm, nel suo libro “La distruzione di Roma” scritto proprio nel 1886 affermò: “Io credo che se si fosse do- mandato quale era il più bel giardino del mondo, coloro che conoscevano Roma avrebbero risposto senza esita- re: “Villa Ludovisi”. Nel 1886 l’aristocratico proprietario del giardino e della villa che era all’interno, Rodolfo Bon- compagni Ludovisi, acconsentì a lottizzare la tenuta con un accordo a tre tra il comune, la proprietà e la società Generale Immobiliare. E cominciò così quello che abbiamo sentito lamenta- re per 150 anni. Concludo dicendo che in un bel libro di Francesco Rutelli, che è stato un sindaco per la veri- tà molto apprezzato, che Roma deve essere capita, ma che per capirla bisogna vederla ma che per vederla bi- sogna accostarsi ai suoi monumenti, alle sue statue, ai suoi vicoli, alle sue piazze, e ai suoi problemi, ribaltando l’antico detto secondo il quale tutte le strade non” por- tano” a Roma ma “partono” da Roma. Asserendo quan- to universale è il messaggio di questa città unica al mon- do, che è capitale due volte perché è l’unica a ospitare le ambasciate di uno stesso Stato, quella italiana e quel- la della Santa Sede. Per questo è una città che, anche per tali motivi, va cap- ita, compresa e perciò amata. A fianco a questo libro ne è uscito in questi giorni un altro, questa volta di un manager, Mario Cipollini, che parla di come rendere questa capitale più sostenibile, più moderna ed europea. La prefazione è di Innocenzo Cipolletta. Un libro utile non tanto per l’assonanza del cognome quanto perché ci fa capire quali siano i prob- lemi della Roma di oggi e quali potranno essere i prob- lemi della Roma del futuro alla luce di quelli di ieri: quelli risolti, invero pochi, e quelli irrisolti, ovvero tanti. E se volete alimentare la vostra curiosità, aggiungete il libro di Valter Tocci che è stato per tanti anni amminis- tratore del Comune di Roma che ha analizzato i prob- lemi emersi in 150 anni. Ora, come saprete, i parlamentari italiani di tutti gli schi- eramenti si sono riuniti per varare una legge, possibil- mente apartitica, per disciplinare ruolo e funzioni della Capitale e quindi assegnare a Roma i poteri per assolvere i quali, la ministra delle regioni Mariastella Gelmini, ha insediato un gruppo di lavoro proprio per definire l’or- dinamento di Roma Capitale. Speriamo che ci si riesca nei prossimi 150 anni, per cui quando Vittorio Di Paola Vi convocherà per il pranzo dei Cavalieri del Lavoro per i… 300 anni di Roma Capitale, qualcun altro vi racconterà – perché io non ci sarò - se i problemi rimasti irrisolti nei primi 150 anni, lo saranno nei successivi 150, come io mi auguro. del suo territorio, di una città, cioè, destinata ad essere la capitale di un grande Stato. Convinto, profondamente convinto di questa verità, io mi credo in ob- bligo di proclamarlo nel modo più solenne davanti a voi, davanti alla nazione, e mi tengo in obbligo di fare in questa circostanza appello al patriottismo di tutti i cittadini d’I- talia e dei rappresentanti delle più illustri sue città, onde cessi ogni di- scussione in proposito, affinché noi possiamo dichiarare all’Europa, affinché chi ha l’onore di rappre- sentare questo paese a fronte delle estere potenze possa dire: la neces- sità di aver Roma per capitale è riconosciuta e proclamata dall’in- tiera nazione. VITA ASSOCIATIVA

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