Civiltà del Lavoro, n. 3/2021
114 Civiltà del Lavoro giugno • luglio 2021 VITA ASSOCIATIVA dai centri del potere finanziario. Bisogna tenere conto che fino al ‘93 l’80% del sistema bancario italiano era in qualche modo, direttamente o indirettamente, control- lato dallo Stato. Questo richiese alla politica una nuova progettualità. Il partito che meglio riuscì ad esprimerla fu il PD con Goffredo Bettini che si inventò un sindaco, Francesco Rutelli, totalmente al di fuori dal Partito Co- munista e dalle sue tradizioni. Rutelli lavorò per dotare la città di nuove infrastrutture e diede un impulso al sis- tema delle cooperative sociali. Conclusi i suoi due man- dati, venne eletto Veltroni che continuò lungo la stessa strada portando avanti molti dei programmi di Rutelli e aggiungendone dei nuovi. Roma, oggettivamente, beneficiò di questo sviluppo, ma come spesso avviene in democrazia, Rutelli, che si era nuovamente candidato nel 2008, non riuscì a convincere gli elettori e perse le elezioni. A Veltroni subentrò così Alemanno che presentò al Governo un conto di 12 mil- iardi di euro di debito pregresso maturato in parte an- che per gli investimenti dei suoi predecessori. Oltre al debito Alemanno ereditò anche tutto un sistema di sot- topotere ambiguo che lui provvide ad allargare con le conseguenze, anche giudiziarie, che tutti conosciamo. La spirale di decadenza della città si aggravò con Marino, la cui incapacità a gestire la città lo porterà dopo pochi mesi ad essere brutalmente defenestrato dai suoi stessi compagni di partito. Il declino della città dopo le espe- rienze di Alemanno e di Marino era visibile dal centro al- la periferia. Ancora oggi basta passare in Via Veneto per rendersi conto di quanto siano lontani i tempi di Clara Luce. Di fronte ai problemi che si accumulavano, la città reagì nel 2016 votando plebiscitariamente i 5 Stelle, che candidavano al ruolo di Sindaco Virginia Raggi, una gio- vane militante del movimento senza alcuna esperienza di tipo gestionale, poca esperienza politica, molte ambizio- ni e nessuna visione della città, se non la denuncia per quello che lei giudicava essere stata la mala gestione del passato. Nel primo intervento della sua carriera da sin- daco all’inaugurazione della “Nuvola” di Fucsas la Raggi fece un discorso che lasciò attonita la platea nella quale erano presenti numerosi operatori del mondo esposi- tivo internazionale. Invece di promuovere il progetto e valorizzare l’investimento, la Raggi si concentrò sui ri- tardi e gli sprechi che, a suo dire, avevano caratterizzato l’opera. Comunque, dopo 4 anni e una serie intermina- bile di errori nella scelta delle persone e nella gestione dell’amministrazione, la sindaca ha accumulato una dose di esperienza che le fa pensare di potersi ricandidare con qualche speranza di essere rieletta. Oggi quindi il problema della nuova tornata elettorale è tutt’altro che banale e credo che la responsabilità dei romani in questo caso sia enorme perché la città non merita tutto quello che le è capitato. Io, da Vipitenese, sono innamorato di Roma dove ho vissuto metà della mia vita. Ho scelto di vivere qui do- po che sono venuto all’Eni perché la città ha un fascino straordinario. Il fatto che negli ultimi quindici anni sia stata gestita da una classe politica spesso corrotta o in- competente è assolutamente inaccettabile. Roma ha la storia, il prestigio e la potenzialità di esprimere un pro- getto importante per il futuro. Un progetto che faccia perno sulla cultura ma anche sul tessuto imprendito- riale che riesce a esprimere in settori avanzati. Serve qualcuno che sia capace di trasformarlo in un progetto politico condiviso. “Voglio raccogliere una suggestione dall’intervento di Franco Bernabè. Quello che manca a Roma è la neces- sità di una visione, di saper pensare in grande, anche di saper sognare grandi traguardi che si raggiungono so- lo con una visione o forse con la spinta di un sogno. Bi- sogna interessarsi e impegnarsi di più per Roma, non limitandosi solo a criticare. Un invito che potrebbe coin- volgere anche i Cavalieri del Lavoro. (Gianni Letta).” FRANCO BERNABÉ è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2011. È presidente di Cellnex Telecom, il principale operatore di infrastrutture per telecomunicazioni wireless e per la radiodiffusione in Europa. È anche presidente di FB Group, società di investimenti con sede a Roma. È stato presidente e Ad di Telecom Italia e Ad dell’Eni, della quale ha gestito la trasformazione da Ente di Stato in SpA. Da luglio 2021 è presidente dell’Ilva Da sinistra: Vittorio Di Paola, Gianni Letta, Giovanna Mazzocchi e Antonio D’Amato
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