Civiltà del Lavoro, n. 3/2021

59 Civiltà del Lavoro giugno • luglio 2021 FOCUS dell’ambiente e la qualità dell’aria che respiriamo, bisogne- rebbe incentivare anche la sostituzione di questi autovei- coli con autoveicoli meno inquinanti e non necessariamen- te elettrici. Programmare una adeguata fase di transizione permetterebbe inoltre a chi di dovere di affrontare l’altro problema centrale, propedeutico a un reale cambiamen- to del parco auto. Quale? Quello dell’infrastrutturazione. Va progettato lo sviluppo di una catena di approvvigionamento del tutto nuova. Non sono cose che si fanno in un giorno o in un anno. Sappia- mo tutti di avere imboccato una strada da percorrere fi- no in fondo e nel più breve tempo possibile. Nel frattem- po possono tuttavia essere adottate tecnologie tradizionali più pulite. Serve essere pragmatici. Il suo gruppo ha stabilimenti produttivi sia in Italia che all’estero. Ci sono Paesi che stanno reagendo me- glio di altri? Molte delle aspettative di ripresa dipendono dall’intensità con cui sarà condotta la campagna di vaccinazione, più ci si avvicina alla nuova normalità e più si recupera il livello pre- crisi. Vediamo la Cina, ha saputo contrastare la pandemia con più efficacia rispetto ad altri Paesi e in questo momen- to sta sviluppando dei processi di crescita sostenuta. Così come gli Stati Uniti, che sono stati in grado di attivare una campagna vaccinale amplissima. Per ciascun Paese il termo- metro della ripresa è la velocità della campagna vaccinale. La ricerca è un aspetto essenziale per la competitività, eppure sembra essere ancora appannaggio dei gran- di gruppi. A molte Pmi appare ancora come un lusso. Come favorire una spinta agli investimenti in ricerca anche per i più piccoli? Penso che il dialogo tra formazione universitaria, ricer- ca e mondo delle imprese per troppi anni ha funzionato a compartimenti stagni, che è un modo per dire che non ha affatto funzionato. Da qualche anno si è cambiato rotta, si è acquisita la consapevolezza di dover spingere verso po- li tecnologici specializzati e, in questo senso, il lavoro fatto sui Competence Center è stato notevole. Nello specifico, le imprese di piccole dimensioni dovrebbero unirsi in consorzi creati ad hoc per favorire lo sviluppo di nuove tecnologie. I player della filiera italiana sono sufficientemente in- ternazionalizzati o sono ancora troppo legati al prin- cipale produttore nazionale? Il grado di internazionalizzazione delle nostre imprese spe- cializzate nell’automotive è cresciuto molto negli ultimi an- ni, è accaduto anche per necessità visto che l’internaziona- lizzazione è ormai un obiettivo obbligatorio da conseguire e non è più una scelta. In Italia bisognerebbe creare le condi- zioni affinché si possano produrre più autoveicoli e quindi creare le condizioni affinché il nostro Paese diventi appe- tibile anche per chi già produce e potrà trovare uno stimo- lo a continuare a farlo da noi. MAURIZIO STIRPE è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2020. È presidente di Prima Sole Componets SpA, gruppo attivo nella progettazione e realizzazione di componentistica in plastica per i settori automotive e degli elettrodomestici. 30% l’export, 20 sedi produttive di cui 11 in Italia. Fornisce i principali marchi automobilistici quali FCA, CNH, Volvo, Wolkswagen, BMW e Dailmer Uno dei siti produttivi del Gruppo Prima Sole Components

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