Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2021
27 Civiltà del Lavoro ottobre • novembre 2021 di sono con voi in termini di ottimismo. Ma non c’è nulla di compiuto: bisogna affrontare un gran numero di sfide e compiti, ma questo si può fare. Se ci fossimo incontrati tre mesi fa, in maggio, avrei det- to: “Siamo nel bel mezzo di una ripresa molto rapida”. La pandemia comincia a mostrarsi sullo specchietto re- trovisore nei paesi sviluppati. La diffusione del vaccino si estenderà in tantissimi paesi in via di sviluppo, inclusi quelli a basso reddito. Il quadro odierno appare un po’ diverso, non catastrofico, ma fondamentalmente diver- so. In che modo? Beh, prima di tutto, le filiere mondiali sono congestionate e nessuno l’aveva previsto, di cer- to non io. Abbiamo carenze di materiali e prezzi in au- mento e probabilmente una sorta di congestione che durerà molto più a lungo di quanto pensassimo. A es- sere onesti, pensavamo che le filiere mondiali fossero piuttosto elastiche. Qualcosa di fondamentale sta cam- biando. Non lo si può spiegare semplicemente con un aumento della domanda, perché le persone nelle filiere non sono stupide. Tutti sapevano che ci sarebbe stato un aumento della domanda. Questo non può essere il problema strutturale di base. Ancora non capiamo che sta accadendo. Ne verremo a capo, ma penso che ci sia stato un passaggio molto, molto improvviso, in questi ul- timi mesi, essenzialmente da una crescita limitata della domanda a una crescita limitata dell’offerta. Tra l’altro, non sappiamo quanto durerà. Il secondo aspetto è che per la prima volta da molto tempo abbiamo il ritorno dell’inflazione. Non è terribil- mente sorprendente o particolarmente preoccupante. Però, la domanda cruciale, al centro del dibattito in di- verse banche centrali e tra i decisori politici, è se si trat- ta di un’inflazione transitoria, che svanirà, o se siamo in una nuova fase di crescita dell’inflazione. È un dibattito davvero complicato e importante. Secondo me c’è un ri- schio significativo che questa crescita dell’inflazione sia persistente, però l’oggettività favorisce ancora una vi- sione transitoria. Però durerà più a lungo di quanto pen- sassimo, in parte a causa della situazione delle filiere. Il terzo aspetto riguarda la pandemia. La pandemia è in- credibilmente restia perché la diffusione del vaccino a livello mondiale va veramente male. La quantità di per- sone vaccinate nei paesi a basso reddito, inclusi quelli africani, immediatamente a sud dell’Italia, va dal 3% al 4% della popolazione. Questo non è accettabile, a meno che non vogliamo dover affrontare la Delta 2, la Delta 3 e la Delta 4. Semplicemente non si può andare avanti così. Per fortuna questo quadro negativo sembra cambia- re: l’Europa ha inviato milioni e milioni di dosi vaccinali AstraZeneca in Sudafrica. Si terrà un summit incentrato sul vaccino pandemico. È giunta la notizia che gli Stati Uniti hanno acquistato altri 500 milioni di dosi da dona- re ai paesi che ne hanno disperatamente bisogno. Quin- di forse stiamo voltando pagina, ma vi è quantomeno un rischio significativo in termini di velocità di ripresa. L’ultimo aspetto di cui voglio parlare credo sia evidente a tutti voi: viviamo una nuova normalità climatica. Questa estate abbiamo vissuto una serie di eventi clima- tici estremi con frequenza, gravità e portata mondiale che non si erano mai viste prima. La mia opinione è che adesso questo fenomeno abbia raggiunto delle dimen- sioni e una portata abbastanza ampie da causare venti contrari macroeconomici nell’economia. Inizieranno a manifestarsi nei prezzi delle attività, sicuramente in quel- li dell’assicurazione, nel sistema di assicurazione globa- le, sia privato sia sociale. Non è costruito apposta per il mondo in cui ci accingiamo a entrare. Il panel Onu, l’IPCC, cioè il gruppo autorevole di esper- ti sul cambiamento climatico, ha pubblicato un rappor- to decisamente schietto ad agosto, dicendo essenzial- mente: “Guardate cosa succede intorno a noi. Questa è la nuova normalità climatica per i prossimi 20 anni”. C’è ancora un’enorme sfida da affrontare alla Cop 26 di Glasgow. Quindi non possiamo semplicemente rilassarci e dire che è fatta. Però, la finestra di tempo per preveni- re un cambiamento climatico significativo si sta chiuden- do. Quindi penso che tutte queste cose siano dei venti contrari gestibili, ma ci sono e sono reali. Approfitto del tempo rimasto per spostarmi sul lungo termine. Ne avete già sentito parlare oggi. Grazie a due o tre trasformazioni davvero significative, che prende- ranno piede adesso o che sono già a metà strada, credo Michael Spence PRIMO PIANO
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