Civiltà del Lavoro, n. 6/2021
107 Civiltà del Lavoro dicembre 2021 Foto budabar © 123RF.com I fondi stanziati all’Italia dagli organismi europei per far fronte alla crisi sono cospicui. A detta di molti os- servatori vi sono le premesse per reinventare il siste- ma Paese. Quali, secondo lei, le priorità da cui partire? Più che inventare un nuovo sistema Paese io credo che si debba farlo ripartire, quello che serve è riaccendere i motori ad una nuova velocità. Secondo la mia esperienza di cittadina e di imprenditri- ce, sono Scuola, Servizi, Ambiente, Infrastrutture e La- voro le priorità per innovare il sistema Paese. Le risorse sono cospicue e ben orientate, la differenza si giocherà su come le spenderemo. Sicuramente l’ambiente è il “Capitale dei Capitali”, per la straordinaria ricchezza di patrimonio ambientale, da con- servare e valorizzare al meglio. Ma anche per l’opportu- nità di innovare prodotti e processi produttivi, scommet- tendo su un’Italia più competitiva, moderna e sostenibile. I fondi europei debbono quindi avere come denominato- re comune la crescita: più posti di lavoro, migliori condi- zioni per le imprese, più rispetto per l’ambiente e più at- tenzione alla qualità della vita, e quindi anche alla salute. Per anni ha affiancato nell’impresa gli uomini della fa- miglia, suo padre e suo fratello, con ruoli ben divisi. Poi la responsabilità di assumerne la guida. Come ri- corda quella fase? In realtà è coincisa con il processo di ricambio generazio- nale, ed essendo nata e cresciuta in azienda, imparando negli anni che l’azienda ed il suo patrimonio umano sono il primo valore, è stato poi un passaggio abbastanza na- turale anche se non del tutto indolore. L’ingresso di en- trambi i miei figli nell’operatività dell’azienda è un grande aiuto ad immaginare le cose che verranno, a progettare con una dimensione temporale più estesa. Tutto questo ha una grande importanza ed ognuno della famiglia as- sume la consapevolezza di avere un ruolo ma anche di essere poi colui che dovrà saper passare il testimone, proprio per il bene dell’azienda che deve continuare ad avere una vita propria. Io ho sempre mantenuto in primo piano il bene dell’a- zienda, che poi è anche un bene per chi ogni giorno si impegna con noi. Dando precedenza a questa responsa- bilità si compiono scelte giuste e serene anche in que- ste fasi delicate e complesse. La sede e i siti produttivi sono rimasti nell’area di Ser- ra San Quirico, nei pressi di Ancona. Quali sono i van- taggi della provincia? La prossimità: ci conosciamo tutti e c’è molta solidarietà, anche se dobbiamo difendere alcuni capisaldi del vivere insieme. Viviamo in un connubio stretto con territorio, ambiente e comunità, senza i quali sarebbe impossibile immaginare un futuro, e in una bella natura, valore ag- giunto per i nostri prodotti. A volte il gap infrastrutturale ha compromesso la capa- cità di crescita e sviluppo. Ridurre questo gap è fonda- mentale per non perdere il contatto con le grandi realtà che per i giovani continuano ad avere forza di attrazione. Reti digitali efficaci, infrastrutture moderne, una mag- giore vivacità culturale, eliminerebbero le differenze più grandi tra la vita in provincia e quella nelle grandi città. Come ricorda il giorno della Cerimonia in Quirinale? Un’emozione immensa. I discorsi del Presidente Matta- rella e del Ministro Giorgetti mi hanno riempito di or- goglio, e infuso un grande stimolo a continuare a dare il mio contributo e ad essere sempre una testimone del valore del lavoro. Ancora più emozionante è stato con- dividere quel momento con tanti altri imprenditori che hanno dedicato la loro vita a far crescere le loro azien- de, creando benessere per le loro comunità e garan- tendo lavoro e sicurezza ai loro collaboratori. La bella sensazione di fare parte di un Paese meraviglioso dove le persone sono capaci di fare cose belle migliorando il mondo intorno a loro.
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