Civiltà del Lavoro, n. 6/2021

110 Civiltà del Lavoro dicembre 2021 I segreti del “libricino rosso” di nonna Matilde VICENZI: È LA NOSTRA “RELIQUIA” AZIENDALE È mi portò alle lacrime! Mio padre l’aveva comprata, usa- ta, da un tizio di Rovigo. Fu allora che presi la decisione determinante per tutto il percorso della mia vita di imprenditore dolciario. Prima producevo biscotti di vario genere, in quell’occasione mi convinsi che piuttosto di essere “nessuno” in tante co- se, era meglio essere “qualcuno” in poche. Mi dedicai esclusivamente alla produzione dell’amaret- to, un biscotto che fa parte della tradizione pasticcera italiana, risoluto a diventarne il più grande produttore. Savoiardi e sfoglie sono venuti in anni successivi, sem- pre seguendo il principio di essere uno specialista, per diventarne il numero uno. Lei è riuscito a trasformare un piccolo laboratorio di pasticceria in una impresa con un mercato interna- zionale. Quali i momenti più complessi e significativi? Il momento più complicato è stato subito dopo l’acquisi- zione del ramo da forno di Parmalat alla fine del 2005 e i suoi due marchi più importanti Grisbì e Mr.Day. In una sola notte passai da 200 a 600 dipendenti e negli anni successivi devo ammettere che pensai più di una volta di non riuscire nell’impresa di risanare l’azienda acqui- sita. Quando nel 2009-10 pensavo ormai di avercela fat- ta è arrivata la crisi finanziaria a vanificare buona parte vero che conserva ancora oggi in cas- saforte il libricino rosso con le 62 ri- cette di sua nonna Matilde? Su un quadernetto, scritto di suo pu- gno, in cui si ritrovano ancora le pesa- te indicate in once, mia nonna Matilde ci lasciò annotate 62 ricette per la perfetta realizzazione di amaretti, savo- iardi, sfogliatelle, torte, nadalini, budini e dei “biscottini gialli detti Crumiri”, così c’è scritto. È la nostra reliquia aziendale, conservata con cura sia per il suo valore af- fettivo che storico, dato che riporta molte preparazioni che ormai sono quasi perdute nella memoria. Suo padre le regalò la prima macchina stampatrice per biscotti a 16 anni. Come ricorda quegli anni? Siamo nel 1948. Mio padre mi porta alla Fiera Campio- naria di Milano. Nello stand della Melzi vedo una mac- china stampatrice per fare i biscotti e quasi litigo con papà. Fosse stato per lui, sarebbe andato avanti tutta la vita con i “nadalini” a Natale e le “brassadele” a Pa- squa. Rientrammo a casa a mani vuote. Un giorno, mol- to tempo dopo, di ritorno a San Giovanni Lupatoto da Milano per le vacanze, mia madre mi disse: «Va a védar in laboratorio». Vidi con mia grande sorpresa la Melzi. Ricordo ancora come fosse oggi, l’emozione che quasi GIUSEPPE VICENZI Industria alimentare/prodotti da forno – Veneto

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