Civiltà del Lavoro, n. 6/2021
113 Civiltà del Lavoro dicembre 2021 L’ innovazione non può prescindere da una chiara visio- ne imprenditoriale proiettata verso il futuro. Puntando anche su scouting tecnologico, per scoprire cosa ci of- fre il mercato globale. È così, per esempio, che siamo ri- usciti a “portarci a casa” brevetti internazionali, come la tecnologia piezoelettrica, con cui abbiamo consolidato il nostro vantaggio competitivo. Lei si è molto occupato di trasferimento tecnologi- co, basti pensare all’esperienza di Intellimech e suc- cessivamente dei DIH, oggi diffusi a livello nazionale e presto anche europeo. Cosa bisognerebbe fare per migliorare ancora il dialogo fra università, centri di ri- cerca e impresa? Un dialogo iniziato anni fa e sempre più proficuo. Questo è un momento di grande fermento, dove l’eco- sistema dell’Open Innovation costituisce un’opportu- nità senza precedenti. Intellimech consente a più di 40 aziende, tra grandi e piccole, di collaborare su proget- ti condivisi di innovazione. I DIH sono di fondamentale supporto per orientare le aziende verso un loro proprio processo di digitalizzazione. Vedo tuttavia una certa dif- ficoltà da parte delle PMI, soprattutto le più piccole, a inserirsi in questo contesto. Sono la colonna vertebrale del nostro tessuto imprenditoriale e quindi dobbiamo cercare di rendere questo sistema di Open Innovation sempre più inclusivo, anche per queste piccole realtà, modulando meglio l’offerta di innovazione in funzione delle loro specifiche esigenze, anche solo con primi pic- coli passi verso l’evoluzione tecnologica. Le ottime performance dell’export italiano nel 2021 è dovuto, secondo molti osservatori, anche agli effetti sul sistema di Industria 4.0. Si sono poste le basi per una ripresa strutturale? Certamente sì. Industria 4.0, benché a me piaccia più l’espressione italiana “Fabbrica Intelligente”, è uno dei motori della crescita del manifatturiero. Lo dicono i nu- meri. Questo è il segno tangibile di come gli imprendito- ri stiano promuovendo investimenti, e lo dico da tempo, non in funzione delle tecnologie 4.0 a disposizione ma delle reali esigenze del mercato o delle proprie reali ne- cessità di maggiore efficienza dei processi. Se l’approc- cio è questo, come credo, allora la ripresa può davvero diventare strutturale. L’Europa chiede all’Italia progetti di medio e lungo ter- mine per la spesa dei fondi del Recovery Plan. Quali, a suo giudizio, le direttive da seguire? Il manifatturiero italiano è tra i più competitivi al mon- do. Non ci possiamo permettere di perdere terreno. E il Recovery Plan è un’occasione unica per un ulteriore passo avanti. Investire nel manifatturiero è quindi im- prescindibile. Ma bisogna avere le idee chiare. Punterei in particolare sulle applicazioni di Intelligenza Artificia- le, creando una sorta di “identità europea”, mi verrebbe da dire, intorno a questa tecnologia. L’obiettivo è integrare Intelligenza Artificiale nei processi produttivi e di generazione della conoscenza industria- le, rendendo le fabbriche più flessibili e riconfigurabili. E capaci di gestire gli imprevisti con efficienza. Senza dimenticare che questa evoluzione andrebbe com- piuta solo dopo un reale passaggio verso la digitalizza- zione da parte di tutte le aziende italiane. Qual è il suo ricordo della cerimonia in Quirinale? Ho avuto l’onore di ricevere diversi premi, sia persona- li che aziendali, e in contesti istituzionali di grande rilie- vo, come il Senato della Repubblica. Quest’ultimo, tuttavia, rimane il più emozionante, per- ché in un solo momento mi è passata davanti un’intera vita di sacrifici e soddisfazioni. E perché a consegnarmelo è stata la più alta carica del- lo Stato.
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