Civiltà del Lavoro, n. 6/2021

37 Civiltà del Lavoro dicembre 2021 PRIMO PIANO GURJIT KAUR Alfiere del Lavoro 2021 Medicina e Chirurgia in lingua inglese – Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e allieva del Collegio Universitario dei Cavalieri del Lavoro “Lamaro Pozzani” Quali sono state le sue impres- sioni sulla cerimonia al Quirinale? Un evento emozionante. E per me, che non sono cittadina italiana, ha rappresentato un onore an- che doppio. Ritrovarsi con tutti gli Alfieri mi ha fatto capire che davvero il Paese premia il merito e che possiamo contribuire alla sua crescita. I miei genitori erano orgogliosi, mi hanno aiutato durante tutto il percorso scolastico. Quando so- no arrivata in Italia avevo quattro anni e non conoscevo la lingua. È stata mia mamma a insegnarmi le prime pa- role e vedermi raggiungere questo traguardo per lei è stata una grandissima emozione. Come mai ha scelto di studiare medicina? Sono le materie per le quali mi sento più portata e mi piace l’idea di poter dare una mano al prossimo. Il mio sogno sarebbe fare ricerca in ambito oncologico, un cam- po in cui c’è ancora molto da scoprire e nel quale credo di poter dare il mio contributo in modo concreto. Que- sto mi renderebbe soddisfatta sia a livello professiona- le che personale. È stata selezionata tra i nuovi allievi del Collegio La- maro Pozzani. Come si trova? Lo trovo stimolante e sono felice di esservi entrata. Non sono soltanto gli incontri con i Cavalieri del Lavoro op- pure i corsi integrativi a renderlo interessante, ma an- che e soprattutto i ragazzi che lo frequentano, di livello molto alto. Il Collegio consente poi di accedere ad espe- rienze interessanti, di cui altrimenti forse non si avrebbe notizia. Partecipo ad esempio al progetto Europeans go digital, un’occasione che vivo con maggiore consapevo- lezza anche grazie al fatto di avere partecipato a un’e- sperienza analoga alle scuole superiori. Hobby e passioni personali? Sicuramente la lettura. A Trinitapoli, la mia città, scrive- vo per il giornale di un centro culturale. E poi spesso fa- cevo da interprete o aiutavo nelle traduzioni chi aveva difficoltà con la lingua. Chi arriva da adulto e si inserisce subito nel mondo del lavoro deve gestire la burocrazia. Il suo impatto con Roma? All’inizio difficile perché è molto grande. L’università è a un’ora e mezza di distanza con il trasporto pubblico, ma alla fine non è un problema. Visitarla è bellissimo, da tu- rista non c’ero mai stata e ho scelto la Cattolica anche per la possibilità di vivere a Roma. EMANUELE VOLPINI Alfiere del Lavoro 2021 Biotecnologie, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e allievo del Collegio Universitario dei Cavalieri del Lavoro “Lamaro Pozzani” Cosa l’ha colpita della cerimonia al Quirinale? Nell’immediato non ho realizzato. Adesso, con il senno di poi, la ricordo come un’esperienza meravigliosa. L’at- timo più entusiasmante è stato quando mi hanno chia- mato. Indelebile per me resta lo sguardo del Presidente Mattarella: è una figura che incute rispetto, ma quando mi ha consegnato la medaglia e l’attestato dalla sua vo- ce si percepiva quanto fosse commosso e tenesse vera- mente a quel momento. La sua gentilezza ha cambiato totalmente l’immagine che di solito si ha di lui come di una persona austera. Frequenta Biotecnologie alla Sapienza di Roma. Per- ché questo indirizzo? Sono sempre stato interessato alle scienze fin dalla scuo- la media, ma la scelta universitaria deriva dal concorso “Una settimana da ricercatore” al quale ho partecipato alle superiori. Al terzo anno, infatti, ho potuto frequen- tare i laboratori dell’Università dell’Aquila mentre rea- lizzavano uno studio sull’uso dell’estratto di ulivo su vari tipi di cellule tumorali e mi sono appassionato ancora di più alla materia. Oggi sento che è la mia strada, poi non so se in futuro sarà effettivamente così. E cosa le piacerebbe fare? Vorrei impegnarmi nella ricerca e, visto il periodo, sarebbe inte- ressante il campo immunologico. Oppure diventare docente, ma- gari universitario; mi è sempre piaciuto aiutare le altre persone a comprendere le cose ed è bel- lo il contatto che si crea con gli studenti. L’insegnante, poi, è una figura importante nella formazione di un individuo, deve essere un punto di rife- rimento. Certo, oggi non so dire se sarò in grado di farlo. È anche uno dei nuovi allievi del Collegio “Lamaro Poz- zani”. Come si trova e quali sono le sue aspettative? Mi trovo bene e l’ambiente è molto stimolante, grazie anche agli incontri che periodicamente facciamo con i Cavalieri del Lavoro, che ci raccontano la loro realtà. Il Collegio sicuramente promuove l’internazionalizza- zione e l’interdisciplinarietà. Ogni giorno si è a contatto con persone che studiano materie anche molto lontane dalle proprie, c’è un continuo scambio di idee e punti di vista diversi e questo è un aspetto fondamentale nella formazione dell’individuo.

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