Civiltà del Lavoro, n. 6/2021
81 Civiltà del Lavoro dicembre 2021 Esiste ancora un problema generazionale nell’indu- stria italiana? Al timone di molte aziende ci sono ancora gli imprendi- tori che le hanno create, ma posso affermare con una certa sicurezza che il passaggio generazionale sta già dando ottimi risultati . Abbiamo bisogno di energie nuove, di giovani imprendi- tori e manager che sappiano interpretare il cambiamento e aumentare la capacità competitiva delle nostre impre- se. Per questo è importante stimolare momenti di con- fronto, mettere a fattor comune le singole esperienze, fare contaminazione di culture e appartenenze diverse senza però disperdere i valori e lo stile tipici del capi- talismo familiare: in particolare il rapporto strettissimo con il territorio e la comunità in cui opera l’azienda, con alto il senso della responsabilità sociale che rappresen- ta la nuova frontiera della cultura d’impresa. Che spinta si aspetta possa dare il PNRR su grandi te- mi quali la transizione energetica o la digitalizzazio- ne del Paese? Il Pnrr e i programmi di investimenti e riforme avranno un ruolo chiave in questi campi, e non solo, sia per l’im- patto diretto sugli investimenti pubblici sia per accele- rare quelli privati. Dobbiamo accompagnare questa stagione, da un lato, con uno sforzo straordinario di innovazione e semplifi- cazione della Pubblica Amministrazione e, dall’altro, con un ruolo essenziale degli Enti locali e delle Regioni che dovranno inserire gli interventi straordinari nel quadro della programmazione dei Fondi Strutturali. L’Italia poggia su un tessuto di micro imprese e PMI. Come sostenerle nella crescita? Numerose piccole realtà imprenditoriali sono in realtà aziende d’eccellenza, con produzioni e servizi di grande va- lore e, in alcuni casi, una quota di export impressionante. È vero, ci sono anche tantissime imprese che per le ra- gioni più svariate continuano a muoversi con una visione a corto raggio. Si tratta per lo più di realtà poco strut- turate e managerializzate, non inserite nell’ambito di fi- liere produttive e con livelli di capitalizzazione che im- pediscono l’accesso a risorse finanziarie. Sono comunque fiducioso perché le condizioni per far evolvere le piccole imprese ci sono, partendo da alcune caratteristiche peculiari come la creatività, la flessibilità produttiva, la capacità di ascoltare le esigenze dei clienti. Il credito e la finanza sono due leve indispensabili per questa tipologia di aziende perché per investire, inno- vare e affrontare mercati internazionali servono spalle larghe: le imprese minori hanno bisogno di strumenti e servizi qualificati per essere accompagnate verso nuo- ve strategie di crescita. Cosa significa per lei la nomina a Cavaliere del Lavo- ro e quali sono state le emozioni più forti della ceri- monia in Quirinale? Partirei volentieri dalle emozioni della cerimonia che so- no state molteplici e diverse tra loro. Se da un lato la solennità del luogo e la maestosità del- le sale generavano in me anche un sentimento di orgo- glio nel vivere in prima persona e, +in un certo senso, da protagonista questa giornata irripetibile, dall’altro nella mia mente si rincorrevano e si intrecciavano ricordi le- gati a persone che molto hanno contribuito alla mia for- mazione umana e professionale. Persone che ho sentito presenti e vicine. Vicine come tanti miei collaboratori che, manifestan- do una gioia anche personale per questa mia nomina, mi spronano a interpretare questa onorificenza come un momento felice della vita e di rinnovato impegno nel lavoro.
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