Civiltà del Lavoro, n. 6/2021
89 Civiltà del Lavoro dicembre 2021 Nel 2023 Tim compirà cento anni, come ci arriverà? Sarà un’azienda altamente tecnologica e profondamen- te trasformata. Il Gruppo ha scritto nei suoi cento anni la storia delle telecomunicazioni e continua nel suo per- corso come motore dell’innovazione digitale del Paese, con l’obiettivo di contribuire in maniera significativa e in tempi rapidi alla chiusura del digital divide. Sentiamo l’esigenza e il dovere di offrire a tutti, cittadini, imprese e pubblica amministrazione, la possibilità di migrare de- finitivamente sulle reti di nuova generazione, affinché si possa beneficiare della transizione digitale e approdare alla Gigabit society che il Governo auspica entro il 2026, in anticipo di quattro anni rispetto al target fissato dalla Commissione Europea. Digitalizzare il Paese significa garantirgli un futuro. Come giudica le azioni messe in campo con il Pnrr? È un’occasione straordinaria per ridisegnare il Paese at- traverso un piano di riforme e investimenti senza pre- cedenti. Dobbiamo approfittare delle risorse messe a disposizione per realizzare progetti in grado di rende- re l’Italia più competitiva, proiettandola verso un futuro sempre più digitale e sostenibile. TIM da questo punto di vista può e vuole dare il suo contributo: abbiamo tutte le tecnologie e le competenze per farlo e faremo molto per accompagnare questa transizione epocale. Per far sì che questa occasione di crescita non si limiti all’utiliz- zo dei fondi del PNRR, è tuttavia necessario che si crei un volano di investimenti pubblici e privati che durino negli anni e che i progetti siano realizzati in tempi rapi- di e rispettando le scadenze stabilite. Lei ha origini napoletane e ha frequentato l’Universi- tà Federico II. Cosa consiglierebbe ad un giovane lau- reato del Sud Italia? Ai giovani suggerisco sempre di non perdere il legame con le proprie origini. Il senso di appartenenza alla pro- pria cultura e al proprio territorio rappresenta un im- portante valore che contribuisce a plasmare la persona- lità e il percorso di crescita, sia negli studi sia nel mondo del lavoro. Al tempo stesso, non devono fermare mai il loro cammino di apprendimento che, oggi più che mai, deve proseguire oltre il termine del ciclo di studi. Ciò e tanto più vero dal momento che la profonda trasfor- mazione tecnologica che stiamo vivendo porterà inno- vazioni sempre di più ravvicinate nel tempo, richieden- do quindi un aggiornamento continuo. È per questo che ritengo importante rafforzare il legame tra pubblico e privato e, in particolare, tra scuole, università e impre- se, affinché rafforzino il dialogo per accelerare la diffu- sione della cultura digitale. Negli ultimi due anni ci siamo resi conto di come in si- tuazioni come quella che abbiamo vissuto a causa del- la pandemia, le diseguaglianze sociali ed economiche aumentino non solo per la mancata disponibilità di in- frastrutture fisiche che permettano l’accesso ai servizi digitali, ma anche per la mancanza delle competenze ne- cessarie per saperli sfruttare appieno. La formazione quindi, e in particolare quella digitale, de- ve essere una priorità. Cosa ha significato per lei la nomina a Cavaliere del Lavoro e quali le emozioni più forti del giorno della cerimonia in Quirinale? Lo considero un grande onore e un riconoscimento per quanto fatto fino ad ora nel corso della mia carriera per contribuire alla crescita e al prestigio del nostro Paese. Non dimenticherò mai l’emozione che ho provato nel ri- cevere un’onorificenza così importante dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
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