Civiltà del Lavoro, n. 6/2021

97 Civiltà del Lavoro dicembre 2021 soggetto centrale nella transizione ecologica. La transi- zione alla sostenibilità – occorre riconoscerlo – sarà un percorso impegnativo e difficile, uscendo da una trop- po facile retorica: ha e avrà costi ingenti, in termini eco- nomici e sociali. Lo ha ricordato con lucidità anche uno scienziato, il Ministro Roberto Cingolani: “La transizio- ne richiederà molti sacrifici: nulla è e sarà gratis per la sfida al cambiamento climatico”. E ha aggiunto, “non ci possiamo più permettere nessuna ideologia, ma ser- ve pragmatismo per passare da ‘un modello di crescita a spese del pianeta e un modello crescita per il piane- ta’”. Vanno quindi garantite - in una transizione che è segnata per i prossimi anni, come si è deciso al G20 di Roma e alla Cop26 di Glasgow - insieme la sostenibilità ambientale e sociale. Credo nel ruolo di accompagnamento che possono svol- gere i sistemi associativi come Confindustria, nel gover- nare questo processo senza penalizzazioni ideologiche, che andrebbero a colpire certamente i più piccoli e i più deboli, e nella fondamentale azione culturale, promuo- vendo nuovi modelli di business sostenibili attraverso un’adeguata politica industriale, anche attraverso una domanda pubblica come leva di cambiamento. Guardiamo all’ambiente ma un’impresa sostenibile sen- te di essere anche e soprattutto ‘infrastruttura sociale’ oltre che soggetto economico, definita ora sotto l’acro- nimo ESG (Environment, Social, Governance). Dobbiamo operare per arrivare ad avere insieme impre- se e territori competitivi e sostenibili, comunità attrat- tive di persone e di investimenti. Che crescono, anche nella popolazione, mentre l’invecchiamento demografi- co è un vero dramma che dobbiamo affrontare. Quale valore aggiunto sente di aver portato in quanto donna nel suo stile di conduzione aziendale? L’impresa, anche di piccole e medie dimensioni, è luogo di incontro di persone, e di generazioni, di competenze ed esperienze. Una comunità che condivide il valore del lavoro. Considero il lavoro e l’impresa come leve di in- clusione grazie alle quali le donne hanno avuto la possi- bilità di affermarsi. La specificità femminile è ricchezza in un campo di gioco che è comune. Personalmente, ho ricevuto fiducia nel mio lavoro, dai miei genitori innan- zitutto, che mi hanno permesso di mettermi alla prova, talvolta di sbagliare, e comunque di poter crescere ed esprimere le mie capacità nell’impresa di famiglia. Ed è questo modello che vorrei trasmettere ai miei figli e ai miei collaboratori. Il contributo e il percorso di ognuno è prezioso per il raggiungimento di un obiettivo comu- ne e a quel punto, che tu sia donna o uomo credo cambi poco. Certo, sono consapevole che persistano pregiudizi e ostacoli alla piena affermazione delle donne, e vanno superati con una iniziativa che sia innanzitutto cultura- le, nella scuola come nella società. Ma vanno anche rico- nosciuti e valorizzati i molti passi avanti che ci sono stati in questa direzione, in pochi anni, in Italia e nel mondo. Cosa ha significato per lei la nomina a Cavaliere del Lavoro e quali le emozioni più forti del giorno della cerimonia in Quirinale? Il conferimento del titolo di Cavaliere del lavoro è stato un grande onore e l’ho vissuto come un riconoscimen- to da condividere e dedicare a tutta una comunità ope- rosa e intraprendente, nella quale sono nata e lavoro e nella quale mi riconosco, quale parte di un grande Pae- se come l’Italia.

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