Civiltà del Lavoro, n. 2/2022
12 Civiltà del Lavoro marzo • aprile • maggio 2022 Sergio Mattarella, Elio Giovati e Maurizio Sella re nuovi rischi a causa delle conseguenze nefaste di una guerra inattesa e insensata - con risultati di crescita che si erano rivelati nel 2021 particolarmente lusinghieri. Con l’economia e l’occupazione in crescita. Ma parallelamente sono cresciuti i rischi di infortuni sul lavoro. Ce lo ricor- da l’Inail. Il costo della ripresa non può essere pagato in termini di infortuni sul lavoro. Così come, nei momenti di difficoltà, occorre che le aziende rifuggano dalla ten- tazione di ridurre le spese per la sicurezza. Si tratta di un vincolo inderogabile. Ci rendiamo certa- mente tutti conto che anche una sola morte rappresenta un costo umano e sociale inaccettabile. Il lavoro è stru- mento di progresso e di affermazione delle persone, non un gioco d’azzardo potenzialmente letale. L’impegno per la ripresa è, insieme, impegno per miglio- rare le condizioni produttive e per battere la tragedia delle morti sul lavoro. Sappiamo che a far le spese dove prevale l’illegalità nel mondo delle imprese è il segmen- to dei lavoratori meno tutelati e meno rappresentati. NESSUNA INERZIA, SPINTA AL CANTIERE ITALIA La pandemia ha sconvolto gli ultimi due anni. Ha porta- to morte, sofferenza, paure. Ci ha anche più largamente scoprire – forse dovremmo dire dire riscoprire – i valori della solidarietà, della responsabilità, anche delle istitu- zioni a servizio del bene comune. Abbiamo dimostrato di saper affrontare la crisi. La mede- sima determinazione occorre avere oggi di fronte al bru- sco stop alla ripresa economica indotto dall’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina. Scoraggiarci per le prove che i tornanti della storia pro- pongono su diversi fronti, interno, dell’Unione Europea, internazionale, è atteggiamento sterile. Non possiamo affidarci all’inerzia degli eventi. Un’unità consapevole tra le forze sociali deve consentire al “Can- tiere Italia” di realizzare gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con un capitolo di relazioni sociali all’altezza di tempi moderni. Non è tempo di slogan. Non sono consentite pause nell’im- pegno: è indispensabile un dialogo consapevole e fruttuoso. EUROPA SOLIDALE ED ESPANSIVA La nuova “fabbrica” del Paese deve saper tenere insie- me funzione sociale dell’impresa, innovazione e produt- tività, crescita dell’economia e dell’occupazione nella di- mensione nuova della sostenibilità, dignità del lavoro. Ci ha soccorso in questo periodo la svolta che abbiamo concorso a realizzare nell’Unione Europea, che ha adot- tato politiche solidali ed espansive come non era acca- duto in passato. Ne è emersa l’idea di un’Europa sem- pre più credibile nel rappresentare l’ambito necessario della nostra rinnovata partecipazione alla dimensione globale e ad essere la chiave del nostro futuro. Perché il domani non aspetta. Come è avvenuto nel tempo del- la Ricostruzione favorita nel secondo dopoguerra dalla conseguita democrazia, come è stato per tutte le sta- gioni di sviluppo principali e quelle di ammodernamen- to del nostro Paese. RAGIONI PER ESSERE FIDUSCIOSI Vi è motivo di fiducia. In questo 2022, contro ogni scet- ticismo, un segno positivo per la nostra economia è alla portata, malgrado le difficoltà. Certo, sappiamo che sul terreno della condizione economica e sociale non man- cano sfide come l’inflazione, indotta anzitutto dai rinca- ri dell’energia e do molte materie prime. Non possiamo permetterci di sbagliare: i due terzi della domanda di- pendono in Italia dai consumi delle famiglie. A loro dob- biamo guardare. Di certo, non possiamo arretrare. E nel procedere dobbiamo tenere fermi i valori che devono accompagnare la rotta nella condizione di oggi. Quindi: non lasciare indietro nessuno, costruire, con i nuovi la- vori, anche un welfare rinnovato, sempre più vicino alla persona, al bisogno di sostegno, di cura e di assistenza. Procedere con decisione sulla strada degli investimenti nella formazione, nella scuola, nella ricerca, nella cultura. CIASCUNO FACCIA LA PROPRIA PARTE Alla Repubblica serve il lavoro di tutte e di tutti. Di don- ne, di giovani, di energie di ogni parte d’Italia. Ognuno deve fare la parte propria per allargare la base del lavo- ro: anzitutto le istituzioni, ma con loro le grandi aziende, le piccole e medie imprese, i sindacati, il Terzo settore, i professionisti, la vasta e articolata realtà del lavoro di- pendente e di quello autonomo. Il Primo maggio è un buon giorno per celebrare i valori iscritti nella nostra Costituzione. Valori che tocca a tut- ti noi far vivere ogni giorno. Viva l’Italia del lavoro, viva la Repubblica. PRIMO MAGGIO
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