Civiltà del Lavoro, n. 2/2022
39 FOCUS Civiltà del Lavoro marzo • aprile • maggio 2022 degli ampi divari nel funzionamento della giustizia civi- le rispetto agli altri paesi europei – ha detto – accresce- rebbe l’efficienza dell’allocazione delle risorse nel set- tore produttivo, incentivando anche l’investimento di strumenti finanziari permessi dalle imprese’. Infine, il progetto di riforma della giustizia del governo Draghi si propone di abbattere la durata media dei processi civili di oltre il 40%, durata che al momento è di circa 7 anni, e attraverso la riforma si vuole ridurre inoltre del 90%, entro giugno 2026, il numero delle cause pendenti pres- so i tribunali ordinari civili e presso le corti di appello civili. Lo scorso novembre il Parlamento ha approvato la legge delega, la 26 novembre 2021 n. 206, sulla riforma del processo civile i cui obiettivi sono: semplificazione, speditezza e razionalizzazione del processo civile nel ri- spetto della garanzia del contraddittorio. La guardasigil- li Maria Cartabia ha istituito i gruppi di lavoro che prov- vederanno a elaborare gli schemi di decreto legislativo per l’attuazione della legge delega. Siamo quindi nel pie- no della discussione, di fronte al Parlamento e al Paese. Ecco perché ritengo che questo convegno, proposto dal Comitato editoriale di Civiltà del Lavoro, sia stato orga- nizzato al momento giusto e con la possibilità di dare grandi spunti di riflessione. E di questo ringrazio il suo presidente Francesco Rosario Averna”. AVERNA: “Impatto negativo anche su investimenti esteri” A prendere la parola successivamente è stato per l’appun- to Averna: “Da dove parte l’idea di questa iniziativa? Nei paesi sviluppati il sistema giudiziario civile ha il compito di supportare lo sviluppo dell’economia, assicurando la protezione dei diritti di proprietà, la tutela dei contrat- ti e il rispetto delle obbligazioni. Purtroppo, da parec- chi anni, l’Italia soffre di una serie di carenze che unani- memente vengono giudicate uno dei maggiori limiti allo sviluppo. Tutti i dati indicano che l’Italia è uno dei paesi Ue con la maggiore lentezza nelle cause civili: in primo grado occorrono, in media, 520 giorni; per le cause che arrivano in Cassazione ne servono circa 3mila, vale a di- re più o meno 8 anni”. Ma non è l’unico problema rilevato dal Cavaliere del La- voro. “Esistono anche differenze piuttosto marcate tra le diverse aree del paese – spiega –. Nei tribunali meri- dionali, infatti, la durata effettiva dei processi è anco- ra superiore, circa del 30%, rispetto a quelli del centro- nord. Oltre alla grave perdita economica per le imprese, questa situazione influenza molto negativamente la capa- cità dell’Italia di attrarre investimenti esteri. Negli ultimi dieci anni si è cercato di introdurre alcuni cambiamen- ti, andando in quattro direzioni: favorire gli strumenti al- ternativi al processo come la conciliazione o l’arbitrato; scoraggiare i ricorsi palesemente infondati; aumentare i costi di accesso al sistema giudiziario; ridurre la possibi- lità di impugnare le sentenze di primo grado in Appello e in Cassazione. Queste innovazioni – ha aggiunto Aver- na – hanno ottenuto qualche risultato, ma hanno ridot- to solo parzialmente l’enorme stock di arretrato. Resta il fatto che non hanno mutato la sostanza del problema, cioè l’immagine negativa della giustizia civile. Pertanto, il governo Draghi ha impegnato oltre tre miliardi nella riforma della giustizia per ridurre decisamente i tempi del processo, diminuendo anche lo stock di arretrato, anche con un forte potenziamento di risorse umane”. “Il seminario di oggi – ha concluso Averna – intende fo- calizzare queste problematiche, con la massima con- cretezza possibile perché noi, da operatori economici, da imprenditori, cerchiamo sempre la concretezza, cer- cando di proporre soluzioni che riescano a superare le attuali insufficienze, riportando il nostro Paese al livello dei migliori partner europei”. IL DIBATTITO TRA GLI ESPERTI Con la moderazione di Paolo Mazzanti, direttore respon- sabile di Civiltà del Lavoro, sono intervenuti alla tavola rotonda Francesco Gianni, avvocato e fondatore Studio Gianni & Origoni, Stefano Micossi, Direttore generale Assonime, Alida Paluchowski, presidente della Sezione Fallimentare del Tribunale di Milano e Luciano Panzani, magistrato e già presidente della Corte d’Appello di Ro- ma. Ospiti di assoluto rilievo e preparazione, chiamati a districare l’aggrovigliata matassa della giustizia offren- do il loro punto di vista di operatori sul campo, ciascu- no per un diverso aspetto. Per aprire il dibattito Mazzanti ha richiamato l’articolo 111 della Costituzione, il quale afferma che “la giurisdi- zione si attua mediante il giusto processo regolato dal- la legge. Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale. La legge ne assicura la ragionevole durata”. Si stima che una riduzione della durata dei procedimenti civili del 50% potrebbe accrescere la dimensione media delle imprese manifatturiere italiane di circa il 10%
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