Civiltà del Lavoro, n. 2/2022
40 FOCUS Civiltà del Lavoro marzo • aprile • maggio 2022 I TEMPI DELLA GIUSTIZIA CIVILE Fonte: Rating pubblico, Fondazione Etica 0 Obiettivo 2026 Livello 2019 1400 1200 1000 800 600 400 200 Tribunali Corti d’appello Cassazione 244 556 287 654 976 1.302 L’Italia si colloca al 19° posto nell’Unione, quindi, tra i Paesi con i tempi più lunghi, come evidenzia il seguente grafico, con un numero di cause pendenti a fine 2018 che, nelle cause civili e commerciali, è, in assoluto, il più elevato in tutta Europa. “La legge – ha commentato Mazzanti – è garanzia per tutti i cittadini, ma è anche un fattore di sviluppo e per questo il Piano nazionale di ripresa e resilienza stanzia 3 miliardi di euro per l’aggiornamento della giustizia”. Come ha precisato il giornalista, sono tanti gli aspetti toccati dalla riforma messa in campo dal governo, ma quelli che vengono approfonditi nel corso dell’incontro riguardano i rapporti fra giustizia, imprese e sviluppo. MICOSSI: “Problema gestionale serio, sì a premi e penalità” Il primo a prendere la parola è stato Stefano Micossi. “La buo- na notizia è che il ghiacciaio si sta sciogliendo – commenta –. Si sono messi in moto mol- ti provvedimenti”. Positivo, in particolare, che si stanzino le risorse per l’Ufficio per il processo che, come si legge sul sito del ministero della Giustizia, “corrisponde a un progetto di miglioramento del servizio giustizia, che, prendendo spunto da prassi virtuose di revisione dei moduli organizzativi del lavo- ro del magistrato e delle cancellerie, consente di sup- portare i processi di innovazione negli uffici giudiziari”. Ed è proprio sull’aspetto gestionale che ha posto l’accen- to Micossi, secondo il quale “ci sono tribunali che fun- zionano meglio e altri che funzionano peggio, è un pro- blema che non ha una soluzione semplice” e che tocca anche uno dei temi più delicati fra tutti, ovvero quello della “riforma dell’ordinamento giudiziario, che è quello di come istituire incentivi e anche penalizzazioni adegua- te sulla capacità gestionale”. “Siccome si teme sempre di sfiorare il tema dell’autonomia, di solito poi si abban- dona – sottolinea Micossi –. Ma se siamo convinti che c’è un problema gestionale molto serio, bisognerà pure af- frontare la questione del rafforzamento degli strumen- ti di premio e di penalizzazione”. Micossi ha ricordato come l’introduzione dell’Ufficio del processo consenta di mantenere la continuità del lavo- ro, evitando che il trasferimento di un magistrato, per esempio, faccia ricominciare da capo il processo, e ha salutato come positivo il fatto che l’emanazione dei de- creti delegati della riforma venga completata entro l’an- no. Pena, la perdita delle risorse stanziate dal Pnrr. Fra gli altri argomenti sollevati dal direttore generale di As- sonime vi è stato quello della riforma delle procedure concorsuali, con l’introduzione del cosiddetto “concor- dato in bianco” avvenuta nel 2012. Uno strumento ap- prezzato da Micossi perché faceva emergere presto le situazioni di crisi, alzando “l’ombrello protettivo contro i creditori in modo semplice e senza troppi vincoli e na- turalmente legando tutto questo poi alla preparazione rapida dei piani di risanamento”. Strumento che tutta- via, come è emerso nel corso del dibattito, non ha rice- vuto l’apprezzamento né dalle banche, né dalle imprese ed è stato poi “azzoppato” con la richiesta di un contri- buto preventivo del 30%. “In mezzo – ha aggiunto Micossi – c’è stata poi la scrit- tura di un nuovo codice della crisi d’impresa, che però conteneva un’anomalia da rimuovere che era l’allerta. L’allerta è un sistema secondo il quale, in base a parame- tri oggettivi, sarebbe scattata una procedura di natura quasi pubblica che avrebbe dichiarato, in qualche modo, oggettivamente la crisi dell’impresa. Noi abbiamo sem- pre pensato che quella non fosse una buona idea e che rischiava di moltiplicare in maniera ragionevole i casi di crisi di impresa formalizzati. La pandemia, comunque, ci ha liberato di questa cosa – ha spiegato il direttore ge- nerale di Assonime – perché è diventato evidente che, con quello che è successo al mondo delle imprese, se avessimo mantenuto l’allerta ci sarebbe cascato subito il soffitto in testa”. Nel secondo giro di tavolo Micossi ha espresso le sue perplessità rispetto al nuovo corso intrapreso dall’Agen- zia delle Entrate: “Dovete sapere che abbiamo davan- ti una grave degenerazione della funzione dell’Agenzia, la quale ricevendo obiettivi di gettito – cosa che non le competerebbe perché il suo compito sarebbe applica- re la legge non fare entrate – ha forzato la sua funzio-
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