Civiltà del Lavoro, n. 2/2022
41 FOCUS Civiltà del Lavoro marzo • aprile • maggio 2022 DK LV EE LT AT SI HU NL PL FI BG HR SK SE RO CZ ES MT IT FR EL CY PT BE DE IE LU NO DATA 1.200 1.000 800 600 400 200 0 2012 2016 2017 2018 RATING PUBBLICO DELLE REGIONI PER AREE: SCORE BENCHMARK E SCORE MEDIO Tempo stimato necessario per definire le cause civili, commerciali, amministrative e di altra natura (primo grado/in giorni) L’ultimo rapporto della “Commissione per l'efficienza della giustizia del Consiglio d'Europa” – pubblicato nel 2020 e basato sui dati del 2018 – posiziona l’Italia all’ultimo posto per quanto riguarda i tempi dei procedimenti civili. Tale studio si basa su un indice chiamato disposition time, che serve per stimare la durata dei processi. Nel 2019 il disposition time medio in Italia era di 588 giorni per i tribunali e di 654 giorni per le Corti d’Appello: per definire un procedimento servivano dunque in media circa 19 mesi in primo grado e 21 in secondo Fonte: Justice Scoreboard 2 20 - Studio CEPEJ ne e la cosa produce un effetto paradossale: l’Agenzia per trovare queste entrate forza l’interpretazione della norma. Il contribuente fa ricorso e l’Agenzia non incas- sa proprio niente, ma questo succede dopo otto anni”. PALUCHOWSKI: “Formare i giuristi? Il peso ricade sui magistrati” L’intervento successivo è stato affidato ad Alida Paluchowski, presidente della Sezione Falli- mentare del Tribunale di Mila- no, che ha ripreso il tema della lunghezza dei procedimenti civili e dell’incertezza del- le decisioni, attribuendo però analoghi effetti depres- sivi sull’economia anche al problema della corruzione. “Sembra che il costo della corruzione e della lunghezza della giustizia insieme determinino la perdita di un punto di Pil all’anno, che vorrebbe dire circa 16 miliardi di eu- ro”, ha affermato Paluchowski. Proseguendo nell’analisi il magistrato ha spiegato che “le riforme che dal 2010 in avanti sono state fatte, hanno tentato di incidere su vari aspetti. Hanno cercato di ridisegnare la geografia giudi- ziaria, cioè la distribuzione dei giudici sul territorio e la distribuzione dei tribunali”, con risultati tuttavia infe- riori rispetto al disegno iniziale per via delle numerose pressioni politiche giunte dalle aree che in qualche mo- do venivano ridimensionate. La presidente della Sezione Fallimentare del Tribunale di Milano ripone fiducia sulla creazione dell’Ufficio del pro- cesso – “finalmente ci sono le risorse” – ma allo stesso tempo evidenzia un problema che rallenterà lo smalti- mento del lavoro arretrato nei tribunali. “I giovani giuristi assegnati ai tribunali – ha spiegato – sono neolaureati in giurisprudenza che non hanno nessuna esperienza, van- no formati integralmente”, sia per predisporre la docu- mentazione, sia per riuscire a scrivere i provvedimenti “magari i più semplici, i più sicuri, nei quali costoro pos- sano addirittura diventare autonomi”. Si tratta in sostanza di “uno sforzo formativo che pesa sempre sui magistrati, i quali invece di scrivere forma- no gli addetti del processo, nella speranza che in futuro
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