Civiltà del Lavoro, n. 2/2022
45 FOCUS Civiltà del Lavoro marzo • aprile • maggio 2022 ché il fallimento non è a protezione del debitore, ma a protezione dei creditori”. Le riforme del 2005 e del 2012 hanno introdotto misure “a salvaguardia dell’avviamento aziendale, che è molto importante”, ha sottolineato l’av- vocato. “Credo che il Paese si sia adattato alla necessità dell’interesse collettivo, che è quello della sopravviven- za delle aziende”. Un interesse che contempla non sol- tanto i creditori ma anche i lavoratori. PANZANI: “Intervenire su gratuito patrocinio e giudici onorari” Il problema dell’organizzazio- ne è stato affrontato anche da Luciano Panzani, ex presidente della Corte d’Appello di Roma. Un problema annoso, ha spie- gato il magistrato, già presente ai tempi in cui lui stesso cominciò il suo percorso professionale e che negli anni è andato peggiorando. A monte di questo probabilmente vi sono anche alcune peculiarità della nostra Costituzione che, come è noto, prevede l’obbligatorietà dell’azione penale da parte del pubblico ministero. Tale caratteristica si riflette sul si- stema giudiziario e si ribalta per esempio sulla giustizia civile, che in alcune aree del Paese vede molta parte de- gli organici essere assorbita dai processi per reati di ma- fia o per criminalità organizzata. Ma questo è solo uno dei problemi. Un altro è rappre- sentato, secondo Panzani, dalla “norma che consente di ricorrere sempre in Cassazione”. “È stata presentata come una scelta di civiltà, ma in re- altà è una norma dissennata perché la nostra Corte di Cassazione è un organismo enorme, pletorico, che non ha nessuna caratteristica confrontabile con le corti su- preme di tutti gli ordinamenti e che, soprattutto, non può decidere cosa merita di essere deciso”, ha afferma- to Panzani. Il risultato è di circa 100mila sentenze l’anno e, ha rincarato il magistrato, “la mancanza di certezza del diritto, come diceva l’avvocato Gianni”. A suo avviso, quindi, sarebbe ragionevole introdurre un precedente vincolante, “almeno nelle cause in cui è parte la Pubbli- ca amministrazione”, altrimenti si arriva al paradosso, ha spiegato ancora il magistrato, per cui l’Agenzia delle Entrate prosegue “con prassi con che vanno nella dire- zione opposta. Quasi il 50% del contenzioso della Cas- sazione è fatto di cause tributarie e anche questo è un dato che dobbiamo tenere presente”. Anche Panzani ha rilevato il difetto di cultura organiz- zativa fra magistrati e avvocati e, a proposito di questi ultimi, critica l’eccessivo numero di professionisti. Nel confronto con la Francia il rapporto è di 6 a 1, ha riferi- to il magistrato. Altra questione sollevata è stata quel- la del gratuito patrocinio: “Gli avvocati che trattano le cause con il cosiddetto gratuito patrocinio in sostanza sono pagati dallo Stato – ha spiegato – e non hanno al- cun interesse a chiudere le cause. Le portano avanti im- placabilmente per tre gradi di giudizio. (…) Da giudice ho provato invano a conciliare liti che erano assoluta- mente banali, trovandomi di fronte dei muri. Non delle parti, ma dell’avvocato”. In buona sostanza il trionfo del principio “dum pendet rendet”. Accanto alle questioni ancora aperte, Panzani ha rico- nosciuto anche i passi avanti compiuti, quale ad esem- pio la diminuzione delle cause pendenti. Se fino al 2009 il totale ammontava a circa 4 milioni di procedimenti in corso, attualmente la cifra è scesa sotto i tre milioni. La pandemia purtroppo non ha favorito lo smaltimento e, come è stato rilevato anche dagli altri ospiti, ha eviden- ziato i differenti rendimenti dei tribunali italiani. Nella qualità del lavoro conta senza dubbio anche l’impegno dei dirigenti, così come quello dei componenti dell’Uffi- cio del processo, uno strumento fondamentale per Pan- zani e che può portare a ottimi risultati. L’ex presidente della Corte d’Appello di Roma ha poi sot- tolineato l’importanza dei dati, di poter cioè contare su una fotografia quasi in tempo reale dell’andamento dei plessi giudiziari, ma non ha potuto fare a meno di no- tare come purtroppo la durata dei processi resti insod- disfacente. Perplessità sono state espresse anche sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, “fatte in base a criteri che, se venissero esaminati all’interno di un’a- zienda, farebbero sollevare più di un sopracciglio”. “L’u-
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