Civiltà del Lavoro, n. 2/2022

50 FOCUS Civiltà del Lavoro marzo • aprile • maggio 2022 co, di tipo prevalentemente giuridico, al quale si affianca un altrettanto denso – ma ancora non messo a sistema – sapere organizzativo e tecnologico. Nei nostri tribunali ci sono situazioni molto differen- ziate: alcuni sono bene organizzati e hanno arretra- ti ridotti; altri, soprattutto al Sud, lo sono molto me- no e accumulano notevoli arretrati. Come migliorare le performance degli uffici giudiziari migliorandone la managerialità? La qualità della giustizia si misura. Lo abbiamo compre- so nell’arco di un ventennio di esperienze in sede inter- nazionale. Le qualità della giustizia sono plurali. Anche di questo siamo ormai convinti. Sappiamo che affinché la giustizia sia in grado di rispondere ai bisogni della so- cietà e dell’economia, crescere e proiettarsi in un mon- do dove la certezza delle regole è un fenomeno oltre che un principio, occorre che le risposte del sistema giusti- zia arrivino in tempi prevedibili e compatibili con i costi di vita che l’attesa implica. Ma sappiamo anche che la variabile tempo gioca un ruo- lo cruciale, ancorché non isolato. Accanto e insieme ad essa hanno un ruolo importante lo spazio, gli spazi, il lin- guaggio e le lingue fruibili, le forme del rito, la possibilità per il cittadino di potere trovare il percorso più rispon- dente ai suoi bisogni per arrivare a chiedere la soluzio- ne di una controversia in modo equo, sostenibile, giusto. Nel corso degli anni è stata proprio la tensione verso la misurazione delle qualità della giustizia a farci capire che spesso paesi e territori danno forma organizzativa diver- sa alla risposta necessaria che oggi le società democra- tiche rivolgono al sistema del diritto. Non solo la forma dell’ordinamento e delle sue articolazioni ma anche la forma delle istituzioni, che sul territorio rappresentano quelle professionalità vitali per assicurare la qualità di quel percorso che appunto mette in connessione biso- gno del cittadino e giurisdizione. Al di là delle diversità, tuttavia, alcune idee comuni rappresentano un punto di partenza proprio per quell’Europa che si vuole in cresci- ta, in rinascita e resiliente. La prima idea è che senza una cultura della qualità del- la giustizia non è possibile trasformare il sistema di dia- logo fra domanda e risposta di giustizia. In questo la vo- cedi tutti gli attori della giurisdizione è fondamentaleper passare dalla qualità comeprincipio alla qualità come fat- to tecno-organizzativo. Il biennio che ora si chiude ha inciso, poi, molto sia sulla riorganizzazione dell’intero sistema di amministrazione dei servizi della giustizia, sia sulla dotazione di caratte- re infrastrutturale con cui il sistema opera e opererà nel futuro, sia infine sui profili di competenze che sono stati costruiti, consolidati e diffusi a tutti i livelli organizzativi. Uffici giudiziari e articolazioni della amministrazione centrale e periferica hanno vissuto un momento di forte adattamento e rilancio, che si è riflesso non solo nell’au- mento di organico, ma anche nell’aumento del grado di pluralismo professionale che oggi ci si aspetta andrà a caratterizzare vieppiù il sistema nel suo complesso. Con quali conseguenze? È evidente che a fronte di una combinazione a tal livello di complessità e di interdipendenza di misure e di stru- menti che insistono su tutti gli snodi delle istituzioni del- la giustizia, in quanto prevedono un forte impatto sul- la dotazione di personale e sul profilo di competenze di quest’ultimo, la funzione direttiva e la dirigenza ammi- nistrativa sono chiamate a svolgere ruoli di primo piano non solo nel presidiare il momento di assegnazione del- le risorse, ma anche – e soprattutto – nel rendere quella dotazione unmomento reale e concretamente integrato nel funzionamento organizzativo degli uffici. Questa fotografia, che restituisce il senso del processo di cambiamento rilanciato, per concomitanza congiun- turale, dal susseguirsi di ondate di riforme strutturali, organizzative, gestionali, va compendiata con una fo- tografia capace di evidenziare il portato innovativo del posizionamento del sistema giustizia all’interno del più ampio sistema di public governance. Il ruolo del sistema “giustizia” nell’assicurare lo svilup- po di una società pacifica e inclusiva e nel tutelare l’ac- cesso di ogni cittadino agli strumenti di più alta quali- tà nell’esercizio dei propri diritti è, infatti, riconosciuto internazionalmente come fondamentale (e fondativo). Non è un caso che il recente documento adottato dall’Ocse nel contesto del partenariato internazionale con Pathfinders for Justice e Open Government metta l’accento sui principi che dovrebbero ispirare il design Affinché la giustizia sia in grado di rispondere ai bisogni della società e dell’economia, occorre che le risposte del sistema giustizia arrivino in tempi prevedibili e compatibili con i costi di vita che l’attesa implica

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