Civiltà del Lavoro, n. 2/2022
57 FOCUS Civiltà del Lavoro marzo • aprile • maggio 2022 Foto kaiskynet © 123RF.com BERNABÈ: “Rinunciare al gas russo sarà un cambiamento radicale” “Abbiamo tenuto il primo workshop il 17 febbraio – ha esordito il Cavaliere del Lavoro Bernabè – ed esattamen- te una settimana dopo c’è stata l’invasione russa dell’U- craina. Il tema della transizione energetica, che il 17 feb- braio era collegato al problema climatico, è diventato drammaticamente anche un argomento di grandissima rilevanza strategica e di sicurezza. Il 22 maggio la Ue ha emesso il documento di policy energetica RepowerEU, che va esaminato in dettaglio”. “Partiamo innanzitutto dalle conseguenze guerra – ha spiegato – tenendo conto che la Russia è il maggiore esportatore mondiale di petrolio, con otto milioni di barili al giorno, di cui cinque milioni di petrolio grezzo e tre milioni di prodotti petroliferi, tra cui il diesel, che ha un’importanza rilevante sul mercato. Diverse raffine- rie, anche da noi, sono dedicate al petrolio russo, la cui carenza determinerebbe non solo un problema di prez- zi, ma anche un disallineamento delle raffinerie e quindi delle inefficienze che si rifletterebbero a loro volta sui prezzi. Dei 15 milioni di barili/giorno importanti dall’Eu- ropa, il 30% è russo. La dipendenza dal petrolio russo è quindi importante, anche se il petrolio è un mercato molto diversificato e flessibile”. “L’opposizione di alcuni paesi all’embargo del petrolio russo nasce dal fatto che l’Est europeo dipende total- mente dal petrolio russo con l’oleodotto della Druzhba (dell’amicizia) degli anni ’60 – ha specificato –. Con l’em- bargo ci sarebbero difficoltà logistiche importanti perché i paesi che non hanno sbocco al mare, come l’Ungheria, avrebbero enormi difficoltà a sostituire il petrolio russo. Anche per il carbone, cosa meno nota, c’è forte dipen- denza dalla Russia, che anzi nel tempo è aumentata dal 7% al 54%. Ma l’embargo del carbone ha una rilevanza relativamente bassa perché è prodotto in grande quan- tità in paesi sicuri, l’Australia, il Sud dell’Africa, il Canada. “Il problema vero – ha proseguito Bernabè – riguarda il gas, di cui la Russia fornisce all’Europa 180 miliardi di metri cubi, il 55% del totale dell’import via gasdotto e il 36% del fabbisogno europeo. Il gas naturale liquefat- to (Gnl) copre una quota minore e tra l’altro una grossa fetta della capacità di rigassificazione è in Spagna, che non è collegata ai gasdotti europei. C’è poi il problema della produzione europea, relativamente abbondante fino a 15 anni fa, che negli ultimi dieci si è dimezzata ed è destinata a ridursi ancora di più con la chiusura del maggior giacimento europeo di Groningen, in Olanda”. “L’interruzione del gas – ha sottolineato ancora Bernabè – causerebbe un problema drammatico per alcuni set- tori industriali che dal gas sono fortemente dipendenti: vetro, ceramiche, una parte della chimica, carta e tanti altri settori che non potrebbero sostituirlo e hanno già subìto un aumento di cinque volte del prezzo del gas con un impatto devastante sulla sopravvivenza di mol- tissime imprese”. Il presidente di Acciaierie d’Italia è poi entrato ancora più in dettaglio: “All’indomani dell’invasione ucraina, l’Ue ha annunciato l’obiettivo di eliminare completamente la di- pendenza energetica dalla Russia entro il 2030 riducen- dola in modo sostanziale già entro il prossimo anno. È un’ipotesi ardita: la Russia è stato il fornitore di energia
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