Civiltà del Lavoro, n. 2/2022
62 FOCUS Civiltà del Lavoro marzo • aprile • maggio 2022 Foto olegdudko © 123RF.com aggiunto Loccioni –. Certo, non modifichiamo i nume- ri della regione, però sono esempi che sono aperti e di- sponibili a chi volesse replicarli”. All’azienda inoltre non sono mancate esperienze nell’au- tomotive, settore in cui si sono specializzati nella misu- razione delle emissioni dei carburatori per poi passare a esempio virtuosi di recupero e riuso di batterie. “Mol- te esperienze, oltre che da tutti i soggetti che si occu- pano di energia, vengono dai paesi nordici”. Ma la con- clusione del Cavaliere del Lavoro è stata amara. “Tutto questo è bellissimo – ha affermato – ma siamo a corto di competenze, anzi non ci sono proprio. Se non lavo- riamo per incrementare conoscenze e competenze dei sistemi di energia per progettare il futuro, potremmo avere un sacco di soldi ma anche con quelli, senza per- sone che realizzano le cose, non si va da nessuna parte”. MERCATI: “Verso un’economia della biodegradabilità” “Abbiamo 2 miliardi e 300 mi- lioni di tonnellate di sostanze chimiche che vengono messe ogni anno nell’ambiente, dati FAO, di cui 1 miliardo 700 mi- lioni costituiti da catalizzatori per biocarburanti. Si tratta di sostanze chimiche che ven- gono a loro volta diluite e vanno a formare altri miliardi di tonnellate di sostanze inquinanti. Si possono sostitu- ire? Sì e di deve”. Nel suo intervento Valentino Mercati, Presidente di Aboca, mette in evidenza la necessità, in vista di una reale ed efficace transizione verso un mo- do di vivere rispettoso dell’ambiente, di portare al cen- tro del discorso pubblico la nozione di biodegradabilità. “Non c’è una conoscenza adeguata di cosa voglia dire biodegradabilità, si parla sempre biodiversità – sottoli- nea Mercati – ma non ci si intende sulla biodegradabili- tà”. Quando parliamo di combustibili sintetici, si chiede il Cavaliere del Lavoro, parliamo di sostanze biodegrada- bili? La risposta non può che essere negativa. “Quando parliamo di sintesi dobbiamo renderci conto che met- tiamo in campo materiali artificiali. Non conosco una molecola di sintesi, dall’urea in poi, che sia biodegrada- bile al 100 per cento”. Mercati porta un esempio diret- to dalla propria esperienza di impresa. “La mia azienda è dovuta partire dieci anni fa allargando le proprie atti- vità fino all’allevamento del bestiame perché non si riu- sciva più a trovare del letame proveniente da allevamen- ti che fossero esenti da Ogm. Siccome i nostri prodotti li vendiamo a mezzo mondo e devono avere la denomi- nazione Ogm free, il fatto di avere letame che provenis- se da stalle non Ogm free costituiva un grande proble- ma”. “Per questo, a proposito di economia circolare, mi sento di poter tranquillamente affermare che le imprese che saranno ancora aperte in questo secolo saranno so- lo quelle che rimarranno nell’economia circolare, quelle che potranno dimostrare di non avere esternalità nega- tive in termini di rifiuti”. Mercati cita un altro esempio. “Stiamo ora studiando la- na per capire come estrarre la vitamina D. La vitamina D artificiale non è biodegradabile a causa dei legami di sin- tesi. Quello che mi chiedo è questo. È possibile che og- gi siamo in un sistema dove si viene pagati per portare via la lana, che è biodegradabile, mentre il poliuretano, che non è biodegradabile, che sicuramente non è affine al nostro organismo, non costa niente?”. “Noi lavoriamo sulle sostanze naturali e la mia più gran- de paura è di essere considerato un semplice ambien- talista o un alternativo. Io ho un’impresa, sono sempre stato legato al sistema istituzionale e il fatto di fare im- presa dentro il sistema istituzionale, ci porta a dover di- re come fare. Da imprenditore non devo dire solo cosa non va o come non si fa, ho la responsabilità di trova- re soluzioni”. SALERNO: “La sostenibilità presuppone la circolarità” La questione dei rifiuti e del loro trattamento per il riciclo e la produzione di energia può essere immaginata facendo ri- corso all’immagine di una pira- mide. Lo suggerisce nel corso del suo intervento Ugo Saler- no. “C’è una sorta di piramide dei rifiuti – spiega il nume- ro uno di Rina – c’è la soluzione meno compatibile e poi
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