Civiltà del Lavoro, n. 2/2022
La guerra dopo la pandemia minaccia il nostro futuro 9 invasione dell’Ucraina da parte della Russia alla fine di febbraio segna una dram- matica cesura nella storia recente – ha detto il governatore della Banca d’Ita- lia Ignazio Visco nelle Considerazioni finali del 31 maggio –. Ha innescato una grave crisi umanitaria e fatto riemergere tensioni tra le diverse aree del mon- do che negli ultimi trent’anni sembravano essere state, se non del tutto supe- rate, durevolmente ridotte (…). La guerra ha anche peggiorato di colpo le prospettive di cre- scita dell’economia mondiale, in una fase in cui i danni inferti dalla pandemia non sono ancora del tutto riparati. L’incertezza è drasticamente aumentata a livello globale”. L’incertezza riguarda tutti gli aspetti della vita sociale: quanto durerà la guerra? Quali altre tra- gedie umane e costi economici comporterà? Come continuare a reagire all’aggressione russa? Quali strategie economiche adottare per minimizzare i costi economici? Il nostro è tra i Paesi più esposti ai rischi dell’incertezza, sia perché siamo tra i più dipendenti dal gas russo, sia per- ché il nostro enorme debito pubblico ci consente interventi pubblici limitati e selettivi per so- stenere imprese e famiglie. Mentre scriviamo, il gas russo continua a fluire verso il nostro Paese, ma Mosca ha già sospeso le forniture a Olanda, Polonia, Bulgaria e Finlandia. Frattanto, la Ue ha deciso il blocco dell’im- port di petrolio russo (con esclusione di quello via oleodotto verso Ungheria, Slovacchia e Re- pubblica Ceca) e ha inasprito le sanzioni. Proseguono poi gli invii di armi dall’Occidente all’Ucraina. Se in un braccio di ferro di ritorsio- ni reciproche si dovesse giungere al blocco del gas, secondo Bankitalia rischieremmo una ri- duzione di Pil di due punti tra il 2022 e il 2023 rispetto alle previsioni e probabilmente il prossi- mo anno finiremmo in recessione, anzi in “stagflazione” perché i prezzi, spinti dagli aumenti di prodotti energetici e materie prime, continueranno ad aumentare e l’inflazione è già al 6,9%, il massimo dal 1986. Gli ultimi dati Istat mostrano tuttavia una certa “fame arretrata di crescita”: il Pil del primo tri- mestre è stato corretto al rialzo rispetto alla stima preliminare (da -0,2 a +0,1) e anche le stime per il secondo trimestre non sono negative, grazie alla tenuta di edilizia ed export e alla forte ripresa del turismo. Quest’anno dovremmo dunque raggiungere la crescita attorno al 3% pre- vista dal governo. I veri problemi potrebbero presentarsi l’anno prossimo. Per questo è neces- sario accelerare l’attuazione del Pnrr e delle riforme che il piano prevede, soprattutto giusti- zia, concorrenza, sostenibilità, digitalizzazione e semplificazioni. È il Pnrr il vero antidoto per sventare i rischi di recessione. Utilizzare al meglio i 191,5 miliardi che stanno arrivando dall’Europa e le altre decine di miliardi del bilancio statale è fondamen- tale per reagire non solo ai rischi connessi alla pandemia, ma anche a quelli provenienti dalla guerra. I Cavalieri del Lavoro sono in prima fila per fornire indicazioni e suggerimenti: in que- sto numero di Civiltà del Lavoro pubblichiamo le sintesi del secondo workshop dedicato alla transizione energetica (su economia circolare e combustibili sintetici), in vista del Convegno nazionale di fine settembre, e del seminario dedicato alla riforma del processo civile e fallimen- tare, capitolo fondamentale della riforma della giustizia. Abbiamo poi affrontato coi ministri Brunetta e Giovannini i temi legati all’attuazione del Pnrr, con particolare riguardo all’azione degli enti territoriali, che suscitano preoccupazione per la loro fragilità amministrativa. Occorre che tutto il Paese si impegni senza risparmio a sciogliere i nodi che ancora frenano investimenti e crescita sostenibile. (P.M.) L’ Civiltà del Lavoro marzo • aprile • maggio 2022 EDITORIALE
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