Civiltà del Lavoro, n. 3/2022
23 Il Collegio compie 50 anni IL COLLEGIO E GLI ALUMNI L’eccellenza come dovere a impegni comuni di Giorgio Ricci Maccarini, Presidente Associazione Alumni Collegio Cavalieri del Lavoro “Lamaro Pozzani” Le esperienze modellano i valori. I valori ispirano le azioni. E credo che questo nesso possa in qualche modo spiegare le eccellenze dei traguardi raggiunti dagli studenti del Collegio negli an- ni. Il destino professionale dei laureati del Collegio Universitario “Lamaro Pozzani” è una “foto di gruppo” dell’evoluzione di tante storie, differenti per provenienza, periodi storici, ambizioni e aspettative di realizzazione umana oltreché professionale. Da 50 anni il Collegio seleziona giovani dalle spiccate capacità scolastiche e consente loro una formazione basata su esempi concreti di imprenditorialità di successo ed una formazione am- pia e trasversale su temi del dibattito contemporaneo. Oltre a questo, il Collegio permette una vita in comune con altri ragazzi e ragazze brillanti con cui confrontarsi e con i quali crescere insieme. Grazie all’ottimo rendimento accademico richiesto e l’impegno in alcune attività collaterali, gli studenti possono dedicarsi all’Università da un osservatorio privilegiato, senza gravare sulle famiglie e godendo dei servizi di qualità offerti dal Collegio. Queste erano le cose che, da studente, valutavo assieme ai miei compagni e, in maniera abbastanza naturale e chiara, de- finivano una gerarchia di valori riconosciuta da tutti coloro che sono coinvolti in questa esperienza: gli studenti, la Dire- zione del Collegio, la Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro. E il valore è quello della conoscenza e competenza, della capacità realizzativa, della progettualità su di sé e delle attività in propria gestione. Un altro aspetto fondamentale nella formazione del Collegio è la trasversalità e l’inclusione, la capacità di relazionarsi fra giovani persone simili fra loro, ma anche fortemente differen- ti per interessi, ambiti di studio, passioni e visioni del mondo. La convivenza e i “riti” comuni, da quelli quotidiani a quelli più istituzionali, sono uno strumento per la creazione di re- gole ispirate a questi valori fondamentali. L’integrazione e lo scambio fra studenti di tutte le facoltà e di tutte le Università romane favorisce la creazione di un ambiente particolarmen- te aperto alle molteplici sollecitazioni provenienti da tutto il mondo accademico e della ricerca. Un aneddoto spiega forse più di ogni altra cosa l’importanza dell’inclusione e della capacità di relazionarsi su un piano di regole comuni: nella mensa del Collegio non è possibile occupare un nuovo tavolo se l’ultimo che è stato occupato non è completo. È una regola molto semplice ed è sempre stata in vigore nei 50 anni di storia del Collegio. I pasti sono un momento prezioso di svago e libertà rispetto ai tanti impegni degli studenti. Tuttavia, non è possibile condividerli solo con alcuni, decidendo di escludere altri. A dire il vero, sono spesso anche il momento di discussioni accesissime, ma sempre in una cornice di convivenza comune, di rispetto e arric- chimento reciproco. Questa e altre abitudini generano un forte senso di identità, senza tuttavia alimentare un mito di diversità rispetto al mondo esterno: non c’è e non c’è mai stato alcun intento esclusivo ed elitario nella formazione del Collegio, e questo lo contraddistingue chiara- mente fin dalla sua costituzione. Giorgio Ricci Maccarini
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