Civiltà del Lavoro, n. 3/2022
troppo negli ultimi anni la politica in Italia è stata carat- terizzata da tanti “No” pregiudiziali, ideologici, irraziona- li, lontani dalla scienza e dalla ragionevolezza. La lezione che possiamo trarre è chiara: basta irrazionalità. Dobbia- mo affidare le nostre scelte di politica industriale a va- lutazioni scientifiche e alle best practice europee. Que- sto è l’approccio migliore per ridare speranza al futuro. Lei ha chiesto che venga approvata una norma per ri- servare ai cementifici europei le opere pubbliche del Pnrr. Ci spiega a cosa si riferisce? L’Europa si è data degli obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni di CO2 entro i prossimi anni. Lo ha fatto in autonomia rispetto alle politiche degli altri continen- ti, raccogliendo poco seguito a livello mondiale. Si è do- tata di uno strumento chiamato ETS attraverso il qua- le si è generato un mercato dei diritti a emettere CO2. I prezzi di tali diritti sono passati da 8 €/Ton del genna- io 2018 a sfiorare i 100 €/Ton. In mancanza di corretti- vi, questo genera un’oggettiva perdita di competitività del cemento nazionale a vantaggio di altri paesi del me- diterraneo che non sono assoggettati all’ETS. Per usci- re da questo problema, le istituzioni europee ipotizza- no soluzioni dopo il 2026, ma potrebbe essere troppo tardi. Una possibilità che può ragionevolmente superare questa contraddizione in tempi rapidi è l’utilizzo esclusi- vo nelle opere pubbliche di cementi “sostenibili”, quelli sottoposti a forme di tassazione delle emissioni di CO2. Serve una svolta green? Il nostro Paese non può permettersi di fare una cosa al- la volta per uscire dalla crisi: dobbiamo lavorare in pa- rallelo sui problemi e sulle soluzioni. Le costruzioni, e le infrastrutture in particolare, rimangono la chiave di ogni ripartenza. Sia per il ruolo che rivestono nella vita del Paese, sono strumento fondamentale per avere luo- ghi di vita, per gli spostamenti di persone e merci, per la produzione energetica, per la gestione efficiente delle risorse idriche. Sia per la loro capacità di dare benefici alla crescita attraverso l’attivazione di cantieri che han- no effetti a lungo termine su tutti i comparti. Ciò lo do- vremo fare lavorando a processi sempre più sostenibili e prodotti che abbiano performance ambientali ancora più avanzate. Questo è e sarà il nostro impegno. Lei è amministratore delegato della Colacem SpA. La sua è una storia imprenditoriale di successo. La nostra azienda nasce a Gubbio nel secondo dopoguer- ra, partendo io e gli altri miei tre fratelli da una fabbrica di produzione di mattonelle. Durante la metà degli an- ni ‘60 entrammo nel settore del cemento. Nel tempo si sono affiancate le nostre società di trasporti e dalla fi- ne degli anni ‘80 siamo presenti nel settore del calce- struzzo. Successivamente abbiamo investito in diversi altri ambiti. Per me è stata una straordinaria esperienza fatta di duro lavoro e impegno, che ancora oggi prose- gue insieme alle nuove generazioni della famiglia, con il contributo di una organizzazione di oltre 2.000 perso- ne qualificate e professionali. Cosa è cambiato nel tempo? I valori sono rimasti gli stessi: attenzione alle relazioni con i territori e impegno totale alla tutela dell’ambiente, ricorrendo alle più avanzate tecnologie in una logica di costante innovazione dei processi produttivi. Obiettivi e priorità sono invece decisamente cambiati, perché il mon- do non è paragonabile a quello di soli 30 anni fa. I temi della decarbonizzazione del nostro processo produttivo sono sicuramente oggi al centro della nostra agenda. Cementeria Galatina 49 FOCUS Civiltà del Lavoro giugno • luglio • agosto 2022 CARLO COLAIACOVO è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 1997. Nel 1966 dà vita, insieme con i fratelli, alla Colacem di cui attualmente è presidente. Il Gruppo è oggi tra i leader per la produzione di cemento con stabilimenti in Italia e all’estero. È presidente onorario della Cassa di Risparmio di Perugia
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