Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2022
49 Civiltà del Lavoro settembre • ottobre 2022 Stefano Venier: “L’Italia è stato uno dei primi paesi, grazie a Mattei, a sviluppare l’industria del gas e lo ha fatto creando connessioni fisiche con i paesi amici” CONVEGNO NAZIONALE sostituire il gas che compriamo da terzi con il gas liqui- do – spiega Descalzi – proprio per stare sulla catena del valore e poter controllare a monte tutto il processo”. Le missioni e gli investimenti realizzati in molti paesi in via di sviluppo stanno dando risultati, una strategia diffe- rente da quella oggi seguita da Germania e Francia, “che vanno in giro per il mondo a bussare per comprare gas perché hanno in mente il modello Gazprom”, aggiunge. Descalzi riepiloga la situazione dell’Italia, che può conta- re su cinque accessi, ovvero le due pipeline provenienti da Algeria e Libia, il Tap con il gas in arrivo dall’Azerbaigi- jan, lo snodo di Tarvisio per il gas russo e quello di Passo Gries per il gas dalla Norvegia. Per sostituire completa- mente la quota di gas in arrivo dalla Russia occorre inve- stire nell’LNG e nei terminali di rigassificazione, assolu- tamente necessari perché, spiega l’Ad di Eni, “dobbiamo pensare che la Russia non c’è più in Europa”. Nonostante oggi la fornitura di metri cubi di gas verso l’Italia sia superiore alla domanda – la stessa cosa acca- de in Europa e questo ha permesso il riempimento degli stoccaggi – il problema si porrà per la stagione invernale 23-24. “Se non arrivano i rigassificatori – sottolinea – fa- remo molta più fatica a fare gli stoccaggi perché per un certo periodo abbiamo avuto il gas russo e li abbiamo ri- empiti. L’inverno 23-24 potrebbe essere peggiore del ‘23”. A intervenire sul tema degli stoccaggi è Stefano Venier: “È stato fatto uno sforzo enorme, il governo ha messo risorse importanti che gli operatori non erano in grado o non volevano mettere”. La crisi attuale ha determinato infatti la scomparsa di operatori che erogavano gas per 4 miliardi di metri cu- bi, spiega l’Ad di Snam. Per sopperire a questo “falli- mento di mercato”, è stato chiesto a Snam di interveni- re. “Mettere un po’ più gas in stoccaggio vuol dire avere una maggiore garanzia per il prossimo inverno – spiega – ma soprattutto avere più pressione e quindi rispon- dere ai picchi di consumo invernali, potendo distribuire un po’ di più di quella che è la curva di erogazione tra- dizionale arrivando ai 100 milioni di metri cubi e oltre”. Il processo di stoccaggio presenta alcuni limiti oggetti- vi. Spiega ancora Venier: “Stiamo iniettando 60 milioni di metri cubi, che è il massimo perché uno stoccaggio è un po’ come un canotto: all’inizio mettere l’aria den- tro è facile, giunti a un certo punto, quando il canotto è pieno è sempre più difficile infilarci l’aria”. Per l’Ad di Snam la scelta di affrancarsi dagli approvvi- gionamenti russi determina cambiamenti profondi an- che sulle infrastrutture. “L’Italia è stato uno dei primi pa- esi, grazie a Mattei, a sviluppare l’industria del gas e lo ha fatto creando connessioni fisiche con i paesi amici”. Ovvero Algeria, Russia, Norvegia. Di fatto il nostro è il paese che in Europa ha maggiori connessioni con i pae- si produttori e questa situazione, unita alla continuità e stabilità degli approvvigionamenti, non ha mai reso ne- cessario intraprendere una diversificazione. Oggi la situazione è differente e “dobbiamo cambiare radicalmente il mix di queste forniture passando a una percentuale di LNG del 35-50%”. Benché l’industria energetica richieda di ragionare su orizzonti temporali di 15-20 anni, “esiste in questo ca- so una piccola scorciatoia che è rappresentata da que- ste navi galleggianti”. Venier si riferisce ai rigassificato- ri galleggianti, ovvero navi posizionate in prossimità di aree portuali, in banchina o al largo, in grado di stocca- re e rigassificare il gas naturale. Piombino, balzata agli onori della cronaca per l’opposizione della cittadinanza, offrirebbe un assetto ideale, con soli otto chilometri di gasdotto per allacciarsi alla rete nazionale. Migliore an- che di Ravenna, dove è stata identificata una soluzione leggermente offshore. “Occorre ristrutturare un vecchio pontile usato dall’E- nel per alimentare la centrale di Porto Tolle e lì andre- mo ad ancorare la seconda nave. Però i lavori sono più lunghi e sarà possibile averla nell’autunno del 2024”, precisa Venier. Sullo sfondo il ruolo strategico che può giocare l’Italia. “Se vuole essere non dico un hub, ma un gate, una porta del gas per l’Europa, è chiaro che bisogna fare una piani- ficazione e immaginare che si aggiunga una terza nave”. Come nota Federico Fubini, si passa “da un modello in cui il gas transitava da Nord a Sud a uno in cui transita dal Sud Italia al Nord Italia e potenzialmente al Nordeu- ropa o all’Europa centro-orientale”. Il tema richiama un’altra questione di grande importanza, quella degli allacciamenti. “I gigawattora con richieste di autorizzazione alla connessione sul nostro tavolo di Ter- na, in questo momento, sono circa 280 – spiega Stefa-
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