Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2022

tiamo a rafforzare il raccordo della scuola con il mondo del lavoro e delle professioni, in coerenza con gli obiet- tivi di innovazione, sostenibilità ambientale e competi- tività previsti dal Pnrr, e semplificare il passaggio dalla scuola agli Iefp (Istruzione e Formazione Professionale). La formazione degli insegnanti è uno dei tasselli es- senziali al buon funzionamento della scuola. Quali pro- getti – e con quante risorse – sono stati messi in cam- po a questo scopo? Senza dubbio è così. Per questo motivo, come anticipa- to prima, credo che prevedere una formazione e un ag- giornamento ad hoc per i docenti degli istituti tecnici sia un punto qualificante della riforma che abbiamo struttu- rato. Gli insegnanti sono una guida fondamentale e han- no il compito – prezioso e oneroso – di accompagnare le studentesse e gli studenti nell’acquisizione di com- petenze sempre più flessibili, diversificate e trasversali per governare un mondo – e con questo intendo anche il mercato del lavoro – in rapido e costante mutamento. La formazione in generale è stata oggetto di intervento attraverso un’altra riforma prevista dal Pnrr sulla quale ci siamo spesi molto: abbiamo dato il via libera a un prov- vedimento che rivede le regole di accesso alla carriera di insegnante – definendone di più chiare e stabili – e allo stesso tempo stabilisce chiaramente che la formazione è essenziale per questa professione. Non a caso abbia- mo previsto l’istituzione di una Scuola di alta formazione continua, che servirà a fornire a ogni docente aggiorna- mento sulle competenze e sulle conoscenze metodolo- giche, culturali e digitali indispensabili per essere citta- dini responsabili e attivi, oggi e nel futuro. Quali sono, invece, i compiti in capo agli imprendito- ri per rendere più fluido il passaggio dal mondo della scuola al mondo del lavoro? La scuola è comunità. Questo vuol dire che tutti ne sono responsabili, tutti sono coinvolti, tutti devono prender- sene cura. Ciascuno in base al proprio ambito di azione. Gli imprenditori sono parte di questo disegno e posso- no attivare canali di dialogo e conoscenza per permet- tere a studentesse e studenti di orientarsi nel loro do- mani. Dobbiamo ridurre lo scollamento tra settori della nostra società che immotivatamente non si parlano. E non solo a vantaggio delle nuove generazioni. Le impre- se hanno bisogno di idee nuove, di un capitale umano che è cresciuto e si è formato in un ecosistema infor- mativo, relazionale, produttivo diverso da quello cui sia- mo abituati. Lo scambio è sempre proficuo. È anzi vitale. Naturalmente, la scuola deve fare la scuola – formare e orientare – e l’impresa l’impresa. Ma è importante co- struire patti che mettano al centro le ragazze e i ragazzi. Lo sviluppo sostenibile passa dall’educazione. In che modo le imprese possono diventare più attrat- tive nei confronti dei giovani? Se si rendono permeabili e aperte, come dicevo prima. Le nostre studentesse e i nostri studenti hanno una for- te coscienza civica, un’attenzione straordinaria al tema dell’ambiente. Scendono in piazza per difenderlo e per reclamare corretti stili di vita. Le imprese possono es- sere attrattive se mostrano di saper cogliere le sugge- stioni e gli stimoli, tanto più quando sono irrimandabili come in questo caso. La rigenerazione della nostra so- cietà passa dalla scuola. 63 FOCUS Civiltà del Lavoro settembre • ottobre 2022 Foto industryview© 123RF.com

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