Periodico della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro anno LXVII - bimestrale Federazione Nazionale Cavalieri del Lavoro numero 6 - novembre • dicembre 2022 INCOGNITE E CERTEZZE DELL’ITALIA CHE VERRÀ LE SFIDE DEL NUOVO ANNO Interviste a Pichetto Fratin, De Felice e Manzocchi TECNOLOGIE GREEN Così le imprese costruiscono il futuro DIRITTO EUROPEO E DIRITTO NAZIONALE Giuliano Amato inaugura l’anno accademico del Collegio INTERVISTE AI CAVALIERI DEL LAVORO 2022 2022 2023
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Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 9 EDITORIALE Incognite e certezze del 2023 PRIMO PIANO | Le sfide del nuovo anno 12 Pnrr e modernizzazione, l’anno della svolta Intervista a Stefano MANZOCCHI di Silvia TARTAMELLA 16 Manifattura sostenibile Imprese artefici del cambiamento Intervista a Gregorio DE FELICE di Paolo MAZZANTI 20 Energia meno costosa col tetto al prezzo del gas Intervista al ministro Gilberto PICHETTO FRATIN di Paolo MAZZANTI 24 Nell’Italia a due velocità vince il locomotore di testa di Luigi ABETE 29 Avanti con giudizio di Fabio STORCHI 33 Lavoro e fisco. Banco di prova per il governo Anno LXVII - n. 6 Civiltà del Lavoro Periodico della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro Direttore Cavaliere del Lavoro Maurizio Sella Comitato Editoriale Presidente: Cavaliere del Lavoro Francesco Rosario Averna Cavalieri del Lavoro: Alessandro Bastagli, Daniela Gennaro Guadalupi, Paolo Gentilini, Maria Luigia Lacatena, Clara Maddalena, Sebastiano Messina, Guido Ottolenghi, Debora Paglieri, Emmanuele Romanengo, Olga Urbani Hanno collaborato a questo numero i Cavalieri del Lavoro: Luigi Abete, Giulio Bonazzi, Ernesto Colnago, Giancarlo Dani, Gianluca Grimaldi, Paolo Lamberti, Diego Mosna, Luigi Riolo, Fabio Storchi Direttore responsabile ai fini della legge della stampa Paolo Mazzanti Direttore editoriale Franco Caramazza Coordinamento per le attività istituzionali Carlo Quintino Sella Coordinamento editoriale Cristian Fuschetto Coordinamento redazionale Paola Centi Redazione Flaminia Berrettini, Clara Danieli, Cristian Fuschetto, Brunella Giugliano, Giovanni Papa, Silvia Tartamella Progetto grafico e impaginazione Marco Neugebauer e Roberto Randi (thesymbol.it) Concessionaria Pubblicità Confindustria Servizi SpA Viale Pasteur, 6 – 00144 Roma Tel. 06 5903263 [email protected] Stampa Arti Grafiche Boccia SpA Via Tiberio Claudio Felice, 7 – 84131 Salerno Foto 123RF, AGF, Stefano Guidoni, Shutterstock Foto di copertina: Adobe Stock Gli inserzionisti di questo numero Ambrosi, Artigrafiche Boccia, Banca Passadore, Bennet, Bper Banca, Bracco, Buzzi Unicem, Cartiere Carrara, Carvico, d'Amico società di Navigazione, Edenred, Elettronica, Epta, Ferrari F.lli Lunelli, Fondalpress, Fontana Finanziaria, Fiasconaro, Gewiss, Inaz, Ing. Ferrari, Intesa Sanpaolo, Luigi Lavazza, Marsilli, Pastificio De Cecco, Streparava Holding, Tonino Lamborghini, Villa d'Este, Zucchetti Autorizzazione Tribunale di Roma n. 4845 del 28-9-1955 Autorizzazione per il web Tribunale di Roma n. 294/2013 Finito di stampare il 9 gennaio 2023 [email protected] CIVILTÀ DEL LAVORO 6 - 2022 Periodico della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro anno LXVII - bimestrale Federazione Nazionale Cavalieri del Lavoro numero 6 - novembre • dicembre 2022 INCOGNITE E CERTEZZE DELL’ITALIA CHE VERRÀ LE SFIDE DEL NUOVO ANNO Interviste a Pichetto Fratin, De Felice e Manzocchi TECNOLOGIE GREEN Così le imprese costruiscono il futuro DIRITTO EUROPEO E DIRITTO NAZIONALE Giuliano Amato inaugura l’anno accademico del Collegio INTERVISTE AI CAVALIERI DEL LAVORO 2022 2022 2023
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COLLEGIO | Inaugurazione anno accademico 39 In cammino verso una cittadinanza europea FOCUS | Tecnologie green 47 Ecco l'Italia che guarda al futuro Intervista a Ermete REALACCI di Brunella GIUGLIANO 51 Caro energia, i rischi per l'industria chimica Intervista a Paolo LAMBERTI di Silvia TARTAMELLA 56 Dalla ricerca le soluzioni per un nuovo modello economico di Giulio BONAZZI 58 Tutela dell’ambiente le ragioni del nostro impegno di Giancarlo DANI 60 Flotte ad alto tasso di sostenibilità di Gianluca GRIMALDI 62 Transizione ecologica imprese protagoniste di Diego MOSNA Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 64 Evoluzione costante nella filtrazione dell’acqua di Luigi RIOLO INTERVISTE 67 Parlano i nuovi 25 Cavalieri del Lavoro MUSEI 120 Nasce il Museo Colnago, la bicicletta si fa storia di Flaminia BERRETTINI LIBRI 125 Boscaini, Amarone e oltre Con Masi 250 anni di sperimentazioni VITA ASSOCIATIVA 127 I 100 anni del Gruppo Lombardo Viaggio tra “Mirabilia” 134 “Famiglia e impresa” La storia che spinge a innovare
Un museo. Quattro sedi. Milano | Napoli | Torino | Vicenza Dove la cultura è dialogo tra arte e società.
Incognite e certezze del 2023 9 lle prospettive del 2023 si potrebbe applicare la famosa definizione di Churchill sulla politica russa: “Un rebus avvolto dal mistero all’interno di un enigma”. Anche perché molte incertezze sul nuovo anno dipendono proprio dalla Russia: dall’andamento dell’invasione in Ucraina e dalle forniture di gas. La guerra ucraina potrebbe avviarsi a una tregua entro sei mesi, come ha pronosticato Zelensky, oppure ulteriormente aggravarsi con l’escalation nucleare se gli ucraini dovessero avvicinarsi a riconquistare la Crimea, che il Cremlino considera intoccabile. Le forniture di gas russo dovrebbero ulteriormente ridursi: dagli 80 miliardi di metri cubi del 2022 (contro i 140 del 2021) potremmo scendere quest’anno a meno di 20 miliardi in Europa, il che complicherebbe il riempimento degli stoccaggi per il prossimo inverno. La carenza di forniture potrebbe far rialzare i prezzi, che oggi sono calati ai livelli precedenti alla guerra anche per la decisione europea di varare il “price cap dinamico”, e dare nuova spinta all’inflazione contro cui la Bce sta alzando i tassi, con rischi di frenata dell’economia e di peggioramento della competitività rispetto agli Stati Uniti, dove l’energia costa meno. La presidente della Bce Christine Lagarde si attende una recessione “breve e poco profonda”, ma Confindustria teme una prolungata stagnazione. In questo quadro europeo, la situazione italiana è se possibile ancora più incerta, perché alle incognite geo-economiche se ne aggiunge una politica. Il governo, che ha varato una legge di bilancio prudente, in linea con le raccomandazioni Ue, proseguirà su questa via (la “staffetta con Draghi” evocata dalla premier Meloni nella conferenza stampa di fine anno), oppure cercherà di forzare per attuare le promesse elettorali su flat tax, pensioni e “pace fiscale”, anche a costo di fare nuovo debito (come la stessa Meloni non ha escluso), complicando i rapporti con Bruxelles? L’avversione del governo al Mes, la richiesta di ridiscutere il Pnrr, nonché le dure critiche alla Bce per l’aumento dei tassi, sono segnali che indicano preoccupazione. E sull’energia non è ancora del tutto risolto il problema del rigassificatore di Piombino, essenziale per il prossimo inverno, contro cui il Comune, guidato da un sindaco di Fdi, ha fatto ricorso al Tar, mentre Germania e Olanda hanno già installato quattro nuovi rigassificatori. È una sicurezza, in tanta incertezza, la solidità del sistema produttivo. Il 2022 si è chiuso con un insperato aumento del Pil del 3,8-3,9%, il che ci ha fatto più che recuperare in due anni il crollo del 9% per il Covid-19. Il 2023 dovrebbe registrare una crescita “frenata” allo 0,4-0,6% (con possibile calo del Pil limitato a due trimestri) e nel 2024 la crescita dovrebbe tornare all’1,4-1,8%. L’export veleggia verso il record dei 600 miliardi, i turisti stranieri sono tornati in massa e il tasso di occupazione ha raggiunto il record del 60,5%, mentre è in crescita la fiducia di imprese e famiglie, che hanno ricominciato a risparmiare nonostante il caro-bollette. Le aziende hanno dato prova di solidità e flessibilità: hanno aumentato l’efficienza e ridotto i consumi energetici, pur con la produzione in aumento. Queste performance indicano che il sistema produttivo ha avviato negli ultimi anni, anche grazie a Industria 4.0, un processo di innovazione che ci sta facendo fare un salto di competitività. Bisogna proseguire su questa via, riducendo la spesa pubblica, che quest’anno raggiungerà il picco di 1.184 miliardi, e mettendo a frutto gli investimenti del Pnrr, che sono la vera “polizza di assicurazione” per la crescita futura. I Cavalieri del Lavoro continueranno a offrire il loro contributo di proposte come nel convegno nazionale del 24 settembre sulle tecnologie per la transizione energetica. La sfida, ha detto il Presidente Mattarella nel discorso di fine anno, “è guardare il presente con gli occhi di domani, progettare il futuro con coraggio”. (P.M.) A Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 EDITORIALE
Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 PRIMO PIANO LE SFIDE DEL NUOVO ANNO NAVIGAZIONE A VISTA PRIMO PIANO 10 Foto xtockimages © 123RF.com
11 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 Il 2023 si apre sotto il segno dell’incertezza. La pandemia da Covid-19 che sembrava superata torna a preoccupare per la recrudescenza in Cina. Nel frattempo la guerra in Ucraina prosegue e non si intravedono a breve termine le condizioni per la sospensione delle ostilità. Dal punto di vista economico l’inflazione crescente ha spinto la Fed e la Bce ad aumentare i tassi di interesse e ciò potrebbe avere serie ripercussioni su imprese e famiglie. Nota positiva: i prezzi delle materie prime e dell’energia stanno cominciando a scendere. Approfondiamo i temi con le interviste agli economisti Stefano Manzocchi e Gregorio De Felice e al ministro Gilberto Pichetto Fratin, insieme agli interventi dei Cavalieri del Lavoro Luigi Abete e Fabio Storchi
12 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 PRIMO PIANO Pnrr e modernizzazione L’ANNO DELLA SVOLTA “L’ economia italiana può fare un bilancio positivo del 2022. Proveniamo da due anni di ripresa sostenuta rispetto ai nostri ritmi tradizionali e con un recupero del Pil del 10% abbiamo di fatto colmato il gap maturato durante la pandemia”. Stefano Manzocchi, prorettore per la ricerca dell’Università Luiss Guido Carli di Roma, è fiducioso. Questo risultato, spiega, è dovuto al lavoro avviato con il Piano nazionale di ripresa e resilienza durante il governo Draghi e a una serie di riforme messe in campo per modernizzare il Paese – “penso al digitale, alla riforma della Pubblica amministrazione, agli investimenti in sostenibilità” – nonché alla ripresa di alcuni settori che erano stati particolarmente penalizzati dalla pandemia e che quest’anno hanno recuperato lo svantaggio, come ad esempio il turismo, i trasporti e la cultura. “L’industria italiana, nonostante gli allarmi provocati dal rincaro dell’energia, dall’aumento dei tassi di interesse e dall’instabilità della guerra, ha concluso un anno molto positivo, confermato anche dai dati sull’occupazione diffusi dall’Istat, che a ottobre scorso certificava un tasso pari al 60,5%, un record storico dal 1977”. Tutto bene, dunque, anche per l’avvio del 2023? Non del tutto. Al quadro appena delineato vanno aggiunti i segnali di alcune difficoltà in parte già emerse. Mi riferisco all’inflazione, che ha raggiunto valori che non vedevamo dagli anni Ottanta. A dicembre la Fed e la Bce hanno aumentato di mezzo punto i tassi di interesse, che colpiscono l’industria e la popolazione in modo non uniforme. In particolare, ad essere penalizzate sono le imprese più indebitate, che magari hanno fatto investimenti, o le famiglie che hanno contratto un mutuo. Più in generale, l’inflazione colpisce redditi fissi e pensioni, mentre a livello industriale subiscono il contraccolpo i settori più dipendenti dalle forniture energetiche. Queste preoccupazioni ce le porteremo anche nel 2023. A proposito di investimenti l’Istat ha stimato che nel 2022 chiuderanno con un +10%, mentre nel 2023 aumenteranno in maniera più contenuta (+2%). Quanto deve preoccupare questo dato? Abbastanza. Il ritmo elevato registrato nel 2021 e nel 2022 si spiega in parte come reazione allo stallo durante la pandemia, in parte per la spinta data dal Pnrr. Un rallentamento adesso è fisiologico, ma l’aumento dei tassi di interesse citato poc’anzi rappresenta un bel peso nella pianificazione delle imprese, che passano da tassi vicini allo zero a valori che sfiorano in alcuni casi il 3-4%. Il rallentamento degli investimenti è un problema perché coglie il Paese in una fase complessa, di grande trasformazione dell’economia (al tema è dedicato l’ultimo numero della Rivista di Politica Economica “Il nuovo atlante. Come gli shock globali stanno cambiando l’economia”, diretta da Manzocchi, ndr). Una fase rispetto alla quale è fondamentale la capacità delle imprese di adeguarsi dal punto di vista infrastrutturale. Per usare una Intervista a Stefano MANZOCCHI di Silvia TARTAMELLA Stefano Manzocchi
metafora: oltre la flessibilità, che rappresenta il software e nella quale le aziende italiane sono straordinarie, serve anche l’hardware. Il Pnrr è entrato nella fase operativa, ma emergono i primi problemi rispetto alla realizzazione dei progetti. In particolare i ritardi, dovuti anche al fatto che le stime dei costi delle opere pubbliche risentono degli aumenti. L’Italia corre rischi? Una premessa: per noi il Pnrr è fondamentale e lo è per più di un motivo. L’Italia è il paese che dai fondi di Next Generation EU ha ottenuto più risorse insieme ad altri mediterranei. Servono per modernizzare il Paese e rendere il sistema produttivo pronto alle prossime sfide. I meccanismi di finanziamento sono differenti rispetto ai fondi di coesione: c’è uno scadenzario rigido e verifiche stringenti sull’avanzamento dei lavori. Finora l’Italia ha risposto bene e le tranche sono state regolarmente erogate. D’altra parte, è vero che i costi di realizzazione di alcune opere sono aumentati, è stato difficile reperire i materiali e così via. Da qui deriva l’esi13 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 Con Bruxelles ci siamo impegnati a realizzare le riforme. Alcune sono state già avviate, altre sono state riconsiderate. Io resto fiducioso, il Pnrr è un volano di investimenti importantissimo PRIMO PIANO genza di ricalcolare i costi di alcuni investimenti. Tuttavia rispetto a ciò è stato chiarito come esista un po’ di margine per la negoziazione con Bruxelles. La questione non riguarda soltanto l’Italia e credo che la cosa si potrà affrontare. Nel nostro caso poi c’è stata un’altra deviazione, assolutamente fisiologica nei sistemi democratici. Abbiamo avuto una crisi parlamentare, una campagna elettorale, le elezioni e infine l’insediamento del nuovo governo. Ciò non vuol dire che i tecnici non abbiano continuato a lavorare, ma è molto diverso agire con un governo che si occupa dell’ordinaria amministrazione rispetto a uno dotato di pieni poteri. C’è poi un’altra questione. Con Bruxelles ci siamo impegnati a realizzare le riforme. Alcune sono state già avviate – penso a quella della Pubblica amministrazione – altre sono state riconsiderate. Io resto fiducioso, anche perché sia il presidente del Consiglio uscente che quella entrante hanno ribadito che tutto sarebbe andato avanti. Il Pnrr è un volano di investimenti importantissimo. Fra le grandi sfide per i sistemi industriali vi è quella di diventare sempre più sostenibili a livello ambientale. L’Italia è avanti su questa partita, l’Europa invece a volte legifera senza considerare le imprese su cui impatteranno le norme. Si veda il caso della proposta di regolamento degli imballaggi. Che ne pensa? L’Europa è un sistema complesso dove si confrontano interessi contrapposti e di vario tipo. A mio avviso, da una parte sfugge la dimensione di alcune battaglie che vengono portate avanti, dall’altra c’è una sottovalutazione dei costi e del timing di alcune operazioni. Un esempio Foto alexmit © 123RF.com
15 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 PRIMO PIANO è stata la proposta della Commissione europea del passaggio all’auto elettrica entro il 20235, fatta in un momento in cui le vendite del settore erano scese drasticamente e che andrebbe riconsiderata. Allo stesso modo, sulla questione degli imballaggi, se anni fa si è scelto di orientare gli investimenti verso il riciclo e adesso si cambia strada, non si possono ignorare i costi, i problemi e i posti di lavoro che verrebbero messi in discussione. La sostenibilità ambientale può esistere solo se va di pari passo con quella economica e sociale. Sarebbero gli stessi cittadini a non accettarla. Aggiungo inoltre che la transizione ecologica porta con sé la questione tecnologica. Occorre vedere come l’Europa è posizionata rispetto ad altre aree del mondo e, in generale, credo che sarebbe preferibile avere a disposizione un set di soluzioni e lasciare ai paesi un po’ di flessibilità su come raggiungere gli obiettivi. C’è infine il tema energia, che resta uno dei maggiori problemi per le imprese, che non sempre possono ritoccare i listini. Cosa potrebbe fare di più il governo? In primo luogo va osservato che l’aumento dei costi combinato ai picchi di domanda dei mesi scorsi ha fatto scattare un adeguamento dei prezzi che, in certi casi, è andato oltre il calo del periodo pandemico. Invece altri settori nei quali la concorrenza internazionale è più stringente, hanno avuto difficoltà a recuperare l’aumento dei costi. L’inflazione, quindi, colpisce in modo molto difforme. Nei prossimi mesi non mi aspetto grandi cambiamenti, ma sicuramente il governo dovrà interrogarsi sulla tenuta del sistema industriale. E se il conflitto in Ucraina non si spegne e il prezzo del gas non scende, occorrerà cercare di dare sollievo a famiglie e imprese per evitare che il picco di inflazione dovuto ai costi energetici si trasmetta all’intero sistema. Gli strumenti finora messi in campo vanno nella giusta direzione, ma occorrerà calibrarli in base ai settori e alle aree del Paese, cosa molto difficile da fare. Lo abbiamo già visto durante la pandemia con l’adozione dei codici Ateco per stabilire chi potesse continuare a lavorare e chi no, non è semplice adattare le misure a un sistema produttivo complesso. Di certo serviranno nuovi interventi, ma sono convinto che con l’esperienza e con il tempo il governo potrà essere più puntuale nella loro definizione. Foto ppetrenko © 123RF.com
16 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 PRIMO PIANO Manifattura sostenibile IMPRESE ARTEFICI DEL CAMBIAMENTO Intervista a Gregorio DE FELICE di Paolo MAZZANTI P andemia, aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, crisi ucraina. L’ultimo biennio ha messo a dura prova l’economia del Paese, che nonostante le difficoltà ha potuto contare su un sistema industriale solido. Abbiamo parlato dei futuri scenari con Gregorio De Felice, Chief Economist Intesa Sanpaolo. Quali sono a suo giudizio le maggiori sfide per l’economia e il sistema produttivo nel 2023? La situazione economica presenta elementi di incertezza legati a livelli di inflazione che non vedevamo da anni e alla conseguente fine della politica dei tassi di interesse a zero o negativi. Dopo la ripresa post pandemica, l’economia globale è entrata in una fase interlocutoria. Il Pil mondiale è previsto in rallentamento al 2% nel 2023 (dal 2,8% del 2022), ma tutti i maggiori centri di previsione indicano una ripresa nel 2024, che consentirà di tornare a tassi di crescita vicini al 3%. È importante sottolineare due fattori positivi che rafforzano la previsione di una progressiva normalizzazione: le tensioni sui prezzi delle materie prime e dell’energia stanno iniziando a ridursi; l’inflazione negli Stati Uniti inizia a scendere e questa flessione arriverà, con qualche mese di ritardo, anche qui in Europa e in Italia. Inoltre, le banche centrali hanno compiuto gran parte del percorso di rialzo dei tassi; la Bce ha alzato i tassi di 200 punti base e dovrebbe ancora aumentarli “soltanto” di un altro punto percentuale. Uno dei temi più preoccupanti riguarda l’energia e il gas: secondo alcune stime, nel 2023 dalla Russia arriveranno in Europa solo una ventina di miliardi di metri cubi di gas, contro gli 80 del 2022 e i 140 del 2021. Riusciremo a garantire gli approvvigionamenti contenendo l’esplosione dei prezzi? L’Agenzia internazionale dell’energia ha avvisato, in un suo recente rapporto sul bilancio europeo del gas, che la riduzione dell’offerta russa rispetto al 2022 e l’aumento della domanda cinese renderanno più arduo garantire lo stesso livello di importazioni complessive. La proiezione stima un deficit pari a circa la metà del fabbisogno legato al riempimento degli stoccaggi. Considerando le molte incognite, come il fattore meteorologico e il rischio di incidenti, sarebbe opportuno non accontentarsi delle condizioni favorevoli di un calo della domanda dovuto a una prima metà di autunno molto mite. Sarà necessario mantenere la domanda molto al di sotto dei livelli del 2021, e meglio se si ridurrà la domanda per usi civili piuttosto che quella industriale. Non si può infatti escludere che i prezzi restino elevati, oltre che molto volatili, anche nel 2023. L’incertezza sul bilancio di domanda e offerta nel 2023 solleva grossi dubbi in merito all’utilità di tetti al prezzo del gas: se l’offerta è scarsa e la domanda non viene Gregorio De Felice
17 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 PRIMO PIANO razionata, tocca ai prezzi farlo. La probabilità di tensioni persistenti sui prezzi solleva perplessità sulla sostenibilità di meccanismi di mitigazione degli effetti del caro energia che non siano selettivi. Il sistema produttivo ha dimostrato grandi capacità di resistenza nei mesi scorsi, come dimostrano il buon dato del Pil nel terzo trimestre e l’ottimo andamento dell’export. Queste performance proseguiranno anche nei prossimi mesi o si corre davvero il rischio di recessione? L’export si sta dimostrando resiliente e il mercato del lavoro mostra segnali di tenuta, nonostante le pressioni sui margini delle aziende. Il rallentamento dell’inflazione atteso per i prossimi mesi, e i minori rischi di razionamento forzato delle forniture energetiche, favorisce un minor pessimismo da parte delle imprese. Il nostro sistema manifatturiero ha realizzato molti progressi: la quota di produzione esportata è salita negli ultimi dieci anni dal 36,1% al 48,3%, il nostro avanzo commerciale (calcolato al netto della bolletta energetica) è cresciuto dai 31 miliardi del 2010 ai 104 previsti per il 2022. Le previsioni di crescita del Pil italiano sono pari al 3,8% nel 2022, ad un modesto 0,6% nel 2023 e poi ad un significativo 1,8% nel 2024. Una breve recessione è probabile nei trimestri a cavallo del 2022-23. Quale reazione prevede per il mondo delle imprese? Nel breve periodo avremo ripercussioni negative sulla competitività, sebbene il problema sia probabilmente confinato a quelle più energivore. Dopo le crisi petrolifere degli anni ‘70, abbiamo però assistito a un processo virtuoso di investimenti e miglioramento tecnologico, che ha condotto a un calo dell’intensità energetica del sistema produttivo e alla riduzione dei consumi di petrolio in rapporto al Pil. Anche oggi ci sono ampi margini per migliorare l’efficienza energetica della produzione e per ridurre i consumi di gas naturale. Le imprese stanno già agendo in tale direzione. I consumi elettrici industriali sono in riduzione ed è in atto una forte accelerazione nell’installazione di capacità eolica e solare: i dati Terna collocano le nuove attivazioni di solare fotovoltaico nei primi dieci mesi del 2022 a ben 1,9GW, contro gli 0,8GW nel corrispondente periodo del 2021. Per quanto riguarda l’eolico, sono 0,4GW, contro 0,2GW nello stesso periodo del 2021. Un altro tema riguarda la riduzione del potere d’acquisto dovuto all’inflazione che potrebbe ridurre i consumi, anche se secondo Bankitalia le famiglie hanno accumulato durante la pandemia un elevato risparmio. Reggeranno i consumi il prossimo anno? Il rincaro dei prezzi di gas ed energia elettrica porterà a una netta riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, malgrado le misure di mitigazione adottate dal governo. L’impatto dell’inflazione è particolarmente intenso sulle famiglie con minore capacità di spesa, che sono quelle sulle quali il governo ha concentrato le misure di sostegno. Abbiamo calcolato che nel 2023 la famiglia tipo italiana avrà un maggior costo per la spesa energetica di circa 2.700 euro in più rispetto al 2021 (in percentuale del reddito il 12,6%). Ma per le famiglie con il reddito più Foto ppetrenko © 123RF.com
In unmondo in continua evoluzione, siamo pronti alla transizione elettrica e alle esigenze di sostenibilità. PRESSOFUSIONE DI LEGHE DI ALLUMINIO fondalpress . i t LAVORIAMOTUTTI I GIORNI PERUNFUTUROMIGLIORE. Riciclaggio dell’alluminio Settore mobilità elettrica Riutilizzo dell’acqua Lavoro di squadra integrato Produzione intelligente Industria 4.0 Sostenibilità ambientale Economia circolare FONDALPRESS FOR ELECTRIC VEHICLES
Le imprese devono guardare ai megatrend internazionali. Ne vedo due: l’innovazione tecnologica e la transizione ambientale. Le nostre innovazioni possono contribuire a un nuovo modello di produzione a livello mondiale 19 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 PRIMO PIANO basso (del primo quintile della popolazione) l’incidenza sul reddito sale al 16,6%; per l’ultimo quintile (quello delle famiglie con reddito più alto) l’incidenza si riduce “soltanto” al 10,4%. Quali interventi normativi ed economici sarebbero necessari per minimizzare i rischi del prossimo anno? La manovra di bilancio del governo consente il rinnovo delle misure esistenti contro il caro-energia almeno fino al 1° trimestre 2023 e avrà un impatto positivo sulla crescita economica, pur non mettendo a rischio la traiettoria di graduale riduzione di deficit e debito pubblico nei prossimi anni. È positivo che le risorse siano maggiormente concentrate sul contrasto al caro-bollette, piuttosto che sulla spesa in carburanti. È da salutare con favore il fatto che la maggior parte degli interventi non siano generalizzati ma indirizzati soprattutto alle famiglie meno abbienti (e alle imprese energivore), vista la forte asimmetricità dell’attuale shock. Il grande problema dell’Italia è la mancata crescita della produttività, rimasta piatta negli ultimi vent’anni a differenza di un +20-25% registrato in Germania e Francia. L’obiettivo di un incremento della produttività dovrebbeguidare, insieme all’emergenza energetica, l’azione del governo. È fondamentale l’attuazione del Programma nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che rappresenta la più grande opportunità per realizzare un vero rilancio dell’economia e avviare un percorso di crescita sostenibile e trasformazione strutturale del suo sistema economico e produttivo. Che cosa suggerirebbe alle imprese per affrontare le sfide del 2023? Le imprese devono guardare aimegatrend internazionali. Ne vedo due: l’innovazione tecnologica e la transizione ambientale. Mi concentro suquest’ultima, dove l’Europa è più avanti rispetto ad altre aree del mondo. Il cambiamento climatico è una realtà, come dimostrano gli eventi catastrofici che osserviamo quotidianamente. Ancora oggi, c’è chi vede queste tematiche come un insieme di vincoli e quindi di costi. Ma quando un trend è così chiaro, si tratta di opportunità. L’Italia non può sottrarsi a questa sfida, non soltanto per gli elevatissimi costi che un paese come il nostro dovrebbe sopportare in caso di inazione, ma anche perché siamo uno dei principali paesi manifatturieri nel mondo e possiamo dare un enorme contributo verso un’economia più sostenibile, rafforzando al tempo stesso la nostra competitività. Si tratta, come già avvenuto per altre grandi trasformazioni del passato, di rivoluzionare attività e prodotti, anche e soprattutto quelli più tradizionali, tipici del nostro made in Italy: dalla moda ai mobili alla filiera agro-alimentare, al centro del sistema della bioeconomia. Le nostre innovazioni possono contribuire a un nuovo modello di produzione a livello mondiale. Abbiamo già raggiunto importanti successi sul piano scientifico e industriale. Abbiamo la possibilità di diventare leader mondiale per l’economia ambientale e sostenibile, con ricadute positive in termini di crescita e occupazione. Foto Viktoriya © Shutterstock
20 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 PRIMO PIANO ENERGIA MENO COSTOSA col tetto al prezzo del gas L’ aumento del prezzo del gas rappresenta uno dei problemi più gravi per il nostro Paese e per l’Europa. Un incremento cominciato già alla fine del 2021 e acuito poi dall’invasione russa in Ucraina. La questione se porre o meno un tetto, il cosiddetto price cap, è stata dibattuta a lungo nel corso dell’anno e l’ultimo Consiglio dei ministri dell’Energia dell’Ue, oltre ad un monitoraggio giornaliero da parte dell’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (Acer), ha stabilito un Regolamento relativo ad un meccanismo di correzione del mercato. Ministro Pichetto Fratin, partiamo dal risultato raggiunto in sede europea del price cap. Riuscirà ad evitare l’esplosione dei prezzi? Quando il prezzo di mercato supererà i 180 megawattora per tre giorni lavorativi e contemporaneamente sarà superiore di almeno 35 euro rispetto al prezzo di riferimento del gas naturale liquefatto sui mercati globali, scatterà automaticamente questo meccanismo di garanzia. A Bruxelles c’è stato un confronto lungo, non privo di posizioni contrastanti, in cui è emersa la capacità dell’Italia di far valere la propria visione pragmatica, a tutela primaria dei cittadini e delle imprese cui va garantito l’approvvigionamento e che vanno messi a riparo, anche e soprattutto economicamente, da ondate speculative. Quali sono,dunque, le prospettive per l’energia nel 2023? È prevedibile che i flussi di gas dalla Russia si ridurranno ulteriormente, quindi i prezzi potrebbero subire nuove tensioni al rialzo. L’Italia ha saputo sinora reagire velocemente alla riduzione del gas russo, diversificando la provenienza delle importazioni. Abbiamo aumentato gli approvvigionamenti dall’Algeria e stipulato nuovi accordi di acquisto di gas liquido, per oltre 10 miliardi di metri cubi, per i quali è però fondamentale l’installazione di almeno due nuovi terminali di rigassificazione nei porti di Piombino e Ravenna, oltre i tre già operativi al massimo della capacità. Si tratta di un passo fondamentale per poter affrontare con maggiore serenità il prossimo inverno. E poi ci sono i ragionamenti in corso su altri due o tre rigassificatori, a partire da quelli già previsti a Gioia Tauro e Porto Empedocle, nonché di interventi di potenziamento della rete di trasporto del gas, quali ad esempio la dorsale Adriatica che da Sud sale a Nord e che è già satura con il gas del Tap. Dobbiamo programmare il futuro come abbiamo fatto per il presente. Potremmo avere problemi anche per l’energia elettrica, visto che dalla Francia ne importiamo molta di meno per la manutenzione prolungata del 50% delle centrali nucleari transalpine? Stiamo monitorando la situazione e per ora non risultano criticità, anche per il contenimento della domanda dei mesi scorsi. Ma questo ci conferma nella necessità Intervista a Gilberto PICHETTO FRATIN di Paolo MAZZANTI Gilberto Pichetto Fratin
21 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 PRIMO PIANO di accelerare gli impianti da fonti rinnovabili, attraverso la definizione dei criteri per l’individuazione delle aree idonee all’installazione. È necessario garantire un quadro autorizzativo omogeneo e rapido che consenta lo sviluppo dei progetti in un arco temporale definito.Quest’anno le commissioni PNRR-PNIEC e VIA-VAS hanno superato la quota prevista di pareri positivi a progetti rinnovabili per oltre 7 gigawatt di potenza. Un risultato importante, maturato in condizioni difficili, che ovviamente già dal prossimo anno contiamo di incrementare in maniera consistente. Vogliamo sostenere le diverse forme di energia rinnovabile: sia il Piano nazionale di ripresa e resilienza che le politiche nazionali vanno proprio in questa direzione. Nei cinque anni di legislatura prevediamo di attivare 60 gigawatt di rinnovabili. C’è chi teme che l’emergenza energetica, che prevede anche l’utilizzo delle centrali a carbone, possa indebolire la decarbonizzazione e la lotta ai cambiamenti climatici. È una preoccupazione fondata? Non lo è. Il governo Meloni ha confermato gli obiettivi europei di decarbonizzazione, tra cui i target previsti dal Fit for 55. Approveremo rapidamente il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, che l’Italia attende da anni. Daremo forma in Italia al Piano di azione Ue “Verso l’inquinamento zero per l’aria, l’acqua e il suolo” varato nel 2021, guardando alla riforestazione delle aree urbane, alla tutela delle aree protette, alla rigenerazione degli habitat naturali. Vareremo una legge sul consumo di suolo, in conformità agli obiettivi europei, e già oggi in manovra c’è un Fondo per il contrasto al consumo di suolo, con 160 milioni per il 2023-2027. Rigenerazione urbana significa anche snellimento e facilitazioni procedurali per il recupero delle aree industriali dismesse, come l’aggiornamento e la semplificazione della disciplina sulle bonifiche dei siti contaminati. Conciliare crescita e tutela ambientale è possibile: di più, è la strada per il futuro. Alcuni settori produttivi europei, penso all’automotive, temono che norme ambientali europee più severe rispetto a quelle americane o asiatiche possano ridurre la competitività della nostra industria. Come evitare questo rischio? Con due strategie: neutralità tecnologica e sostegno alVogliamo sostenere le diverse forme di energia rinnovabile: sia il Piano nazionale di ripresa e resilienza che le politiche nazionali vanno proprio in questa direzione. Nei cinque anni di legislatura prevediamo di attivare 60 gigawatt di rinnovabili FotoWilliam Potter © Shutterstock
23 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 PRIMO PIANO la ricerca e innovazione. Dovremo dare spazio a tutte le tecnologie che permettono di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, penso per l’automotive ai biocarburanti o all’idrogeno verde, per il quale realizzeremo coi fondi Pnrr le Hydrogen Valley. Investiremo massicciamente nella ricerca e innovazione per arricchire il già importante know how delle nostre imprese, come ha dimostrato anche il convegno della Federazione dei Cavalieri del Lavoro del 24 settembre scorso. Svilupperemo tecnologie per l’elettrificazione dei consumi, l’efficienza energetica dei processi industriali, la riqualificazione energetica degli edifici, i sistemi di accumulo e le reti elettriche intelligenti, l’economia circolare e i nuovi materiali. Anche la ricerca sul nuovo nucleare è un asset che vogliamo perseguire, senza dimenticare la soluzione efficiente al tema della gestione dei rifiuti radioattivi. Quali suggerimenti darebbe alle imprese per minimizzare i rischi del prossimo anno e per accelerare la decarbonizzazione? Il governo sta continuando a sostenere famiglie e aziende con gli aiuti per ridurre il caro bollette: 21 miliardi nella Legge di Bilancio 2023, che si aggiungono agli oltre 60 del 2022. Ricordo, inoltre, che siamo impegnati sulla rateizzazione delle bollette per le Pmi con l’ausilio di Sace, e nel sostenere l’innovazione e il trasferimento tecnologico verso le imprese dei risultati della ricerca. Un esempio è la Gigafactory di Catania per la produzione di moduli fotovoltaici, che l’investitore sta pensando di raddoppiare. Potendo dare loro un consiglio, suggerirei alle imprese di incrementare l’efficienza energetica e di diventare autoproduttori di energia: per esempio, con l’installazione di pannelli fotovoltaici nelle aziende. E consiglierei anche di assumere tecnici esperti di energia, di sostenibilità e decarbonizzazione formati dagli Istituti tecnici specializzati per guidare i processi di transizione. Foto dolgachov © 123RF.com
24 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 PRIMO PIANO Nell’Italia a due velocità VINCE IL LOCOMOTORE DI TESTA di Luigi ABETE Oggi ci troviamo a vivere un’esperienza che non avevamo mai vissuto in passato. Eravamo abituati a vedere un’economia italiana che soffriva più delle altre, perdendo nelle fasi di recessione, recuperando meno nei momenti di ripresa ed accumulando in questo modo un crescente ritardo. Negli ultimi due anni e mezzo è, però, successo qualcosa di diverso: già alla fine del 2021, l’Italia aveva recuperato l’ampia flessione sofferta nella prima parte del 2020, per poi raggiungere, prima che il peggioramento del contesto internazionale rendesse le prospettive nuovamente incerte, un guadagno in termini di Pil rispetto alla fine del 2019 prossimo al 2%, più ampio sia di quello francese che di quello tedesco. La ripresa italiana ha riflesso prevalentemente il forte recupero degli investimenti, cresciuti di oltre il 20% sia nella componente delle costruzioni che in quella dei macchinari, ma anche il ritorno dei consumi delle famiglie che, superati momenti più difficili della pandemia, sono tornate a spendere con una crescente attenzione alla qualità della vita. A livello settoriale, all’iniziale recupero del manifatturiero e alla solida crescita delle costruzioni si è gradualmente aggiunto il sostegno dei servizi, che hanno beneficiato anche del ritorno del turismo. Una ripresa solida, che nasconde cambiamenti importanti che meritano di essere approfonditi. Ciò che molti faticano a vedere, continuando a considerare i dati visti sopra come un semplice “rimbalzo”, è che l’Italia degli ultimi 6-7 anni è diventata un paese diverso da quello che ha faticato nei primi quindici anni del 2000. Pur continuando a essere frenato da alcuni problemi strutturali (penso ad esempio al divario di efficienza tra settore privato e settore pubblico, o tra Nord e Sud), il nostro Paese è molto cambiato nella capacità di reazione sia delle famiglie sia delle imprese. Certo, non tutti sono stati in grado di adeguarsi al cambiamento: alcuni (e parlo di individui, ma anche di imprese), gravati da condizioni di partenza difficili, sono rimasti indietro, e nel lungo periodo tendono a distanziarsi sempre di più. Cosicché oggi la velocità del Paese è la combinazione di due locomotori, uno più veloce e uno più lento. L’evidenza ci dice che è il primo dei due ad avere la meglio. Purtuttavia, a dispetto di tutte le difficoltà, si stima che per effetto delle misure fiscali intraprese nel 2022 la diseguaglianza nel nostro Paese è diminuita. È di poche setLuigi Abete
25 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 PRIMO PIANO timane fa la notizia¹ che nel 2022 l’insieme delle politiche a favore delle famiglie avrebbe ridotto la diseguaglianza (misurata dall’indice di Gini) di circa un punto percentuale (da 30,4% a 29,6%) e il rischio di povertà2 di quasi due punti percentuali (dal 18,6% al 16,8%). Le imprese italiane – anche forzate dalla pandemia – sono entrate nel mondo del digitale e del cloud; hanno riorganizzato processi produttivi, logistica, rapporti con fornitori e clienti; hanno spesso reinventato prodotti e modelli di servizio, hanno investito. Secondo l’Istat, il volume degli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto nel terzo trimestre del 2022 nel nostro Paese era del 7% circa superiore a quello del primo trimestre del 2008. La manifattura italiana ha tenuto sui mercati internazionali, nonostante dal 2001 il dominio della Cina sia stato quasi incontrastato. Sono le Nazioni Unite3 a dirci che in 22 macro-settori in cui è scomponibile la manifattura internazionale siamo riusciti a tenere quote di mercato importanti: siamo secondi nella “Pelle e prodotti in pelle” (con una quota sul valore aggiunto mondiale del 6,2%), quarti nella produzione di mobili (4,3%), quinti nei prodotti in metallo e nei macchinari (con quote pari a 6,9 e 3,9%, rispettivamente). La minore dimensione d’impresa, e il numero ridotto di grandi gruppi industriali –logicamente considerati limiti del sistema produttivo italiano – nello scenario attuale in molti casi si sono rivelati un vantaggio competitivo (anche perché le medie imprese si sono nel frattempo rafforzate rispetto alle piccole). Se è infatti vero che la pandemia ha rappresentato un vero e proprio tsunami, è anche vero che il numero delle imprese costrette a portare i libri in tribunale per chiudere l’attività è rimasto contenuto. Secondo Unioncamere4 tra giugno e agosto 2022 le imprese che hanno avviato una procedura fallimentare sono state 1.563, contro le 1.877 dello stesso periodo del 2021 e le 2.450 del 2019, prima dell’irrompere dell’emergenza Covid-19. Le imprese italiane, soprattutto in alcune nicchie di eccellenza, come la meccanica, hanno risentito in misura minore delle interruzioni delle forniture globali rispetto ai grandi gruppi esteri in settori come l’automotive o Ciò che molti faticano a vedere, continuando a considerare i dati come un semplice “rimbalzo”, è che l’Italia degli ultimi 6-7 anni è diventata un paese diverso da quello che ha faticato nei primi quindici anni del 2000 Foto serjio74 © 123RF.com
27 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 PRIMO PIANO le telecomunicazioni, perché producono lotti limitati e ben definiti di beni. In un sistema a rete come il nostro, il pezzo mancante spesso può essere trovato presso qualche fornitore del proprio distretto; in casi estremi si può produrre in autonomia, soprattutto quando non si tratta di ingenti quantità. Lo sforzo fatto dal Paese all’indomani del periodo centrale della pandemia, e nel mezzo di una crisi geopolitica mondiale senza precedenti dal dopoguerra, è in definitiva stato enorme. Il nostro è oggi un paese che esce rafforzato da due prove molto dure, soffrendo in alcuni frangenti ma dimostrando una capacità di reazione e solidità che ha sorpreso molti. Non tutti. 1. Cfr Istat, La redistribuzione del reddito in Italia, dicembre 2022. 2. Si indica “Rischio povertà” la percentuale di persone in famiglie con un reddito equivalente inferiore al 60% del reddito mediano. 3. Cfr. Nazioni Unite, International yearbook of industrial statistics, edizione 2022. 4. Cfr. Unioncamere, Newletter - Economia & Imprese, n. 5, ottobre 2022. Luigi Abete è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2000. È stato per decenni presidente e amministratore delegato di A.BE.T.E. - Azienda Beneventana Tipografica Editoriale. Sotto la sua guida, l’azienda si è sviluppata sul territorio nazionale con attività poligrafica-editoriale, di comunicazione e culturale. È stato presidente della Banca Nazionale del Lavoro fino al 2002 e di Confindustria dal 1992 al 1996. È presidente di Civita Cultura, della Luiss Business School e della Fondazione BNL BNP Parisbas Lo sforzo fatto dal Paese all’indomani del periodo centrale della pandemia, e nel mezzo di una crisi geopolitica mondiale senza precedenti dal dopoguerra, è stato enorme Foto yuttana Contributor Studio © Shutterstock
29 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 I PRIMO PIANO mmaginare gli scenari che caratterizzeranno il 2023 è un esercizio difficile, tanto più se, come nel mio caso, ci si occupa di impresa e non di macro economia. Tuttavia, sono convinto che qualche cosa di utile possa scaturire anche dall’ascolto del “sentiment” di coloro che per mestiere investono, innovano, producono ed esportano nel mondo. Mai come in questi mesi l’ipotesi del cosiddetto “cigno nero” si rivela attuale. I fatti: una gravissima crisi geopolitica fattasi guerra guerreggiata, l’onda lunga di una pandemia rilanciata dalle recenti vicende cinesi, una crisi energetica senza precedenti, il ritorno pernicioso dell’inflazione, le pressioni sul mercato delle materie prime, l’interruzione a singhiozzo dei flussi di componenti lungo le catene internazionali del valore. Inoltre, un dato sociale verso il quale occorre porre la massima attenzione: le condizioni economiche del ceto medio e delle fasce più deboli della popolazione sono decisamente peggiorate. Un elenco che conferma la complessità del sistema economico nazionale, così profondamente connesso a quello globale, in cui molteplici elementi che interagiscono tra loro concorrono a determinare accadimenti talvolta inediti e imprevedibili. In uno scenario come questo lasciarsi andare a previsioni “ragionevoli” è un esercizio fin troppo facile; si potrebbe, infatti, affermare che il 2023 interromperà in modo traumatico l’andamento virtuoso dell’industria italiana avviatosi nel 2021 e poi proseguito per gran parte del 2022. Autorevoli analisti confermano questa lettura recessiva, rispetto alla quale però, non siamo allineati. Infatti, il 2023 potrebbe riservarci sorprese positive, dimostrandosi, alla prova dei fatti, un anno meno catastrofico di quanto oggi si immagini. Il primo elemento che vorrei porre all’attenzione dei lettori di “Civiltà del Lavoro” è però questo: quando ci si riferisce al sistema industriale italiano lo si fa, troppo spesso, subendo l’inconscio condizionamento di chi si vede relegato invariabilmente, da almeno quattro lustri, nella posizione di fanalino di coda della crescita, nell’Unione europea e nell’intero mondo industrializzato. La situazione sta cambiando in modo sostanziale, abbiamo smesso di avere l’economia che cresce meno di tutte: negli ultimi difficili anni, a partire dal 2015, le nostre filiere produttive hanno messo a segno un formidabile riposizionamento competitivo che, nel solo biennio 2021-2022, ha concorso a registrare un aumento aggregato del Pil nazionale superiore al 10%, collocandoci ai vertici mondiali. L’industria italiana ha così perfezionato – e mi aspetto che lo farà anche in futuro – l’agganAvanti CON GIUDIZIO di Fabio STORCHI Fabio Storchi
31 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 PRIMO PIANO cio alle catene internazionali del valore più prestigiose. Un dato ripreso dal recentissimo Rapporto di Previsione di Prometeia intitolato “Recessione profonda o leggera?”. In questo documento si prevede non solo un rialzo della stima di crescita del Pil italiano per il 2022 a +3,9% rispetto alla stima +3,4% di settembre, ma anche un miglioramento delle previsioni relative al 2023 che dal +0,1% passerebbero al +0,4%, ovvero il dato di aumento medio del Pil più in alto nell’Eurozona. Previsto inoltre che “nel corso del 2023 l’inflazione scenderà in modo rapido nel nostro Paese, attestandosi al 5,8% contro l’8,4% del 2022”. Questo significa che abbiamo fatto e che continueremo a fare meglio dei principali partner europei, come Germania, Francia e Spagna. Sono queste le ragioni per le quali la Commissione Ue si è dimostrata “ottimista” nei confronti del nostro Paese, riconoscendo non solo il primato appena richiamato, ma ben più rilevante, gli indicatori fondamentali che lo hanno determinato. Tra questi, mi limito a ricordare, sia gli effetti delle scelte del governo Draghi, che il nuovo esecutivo ha confermato, sia i processi di internazionalizzazione e d’eccellenza tecnologica portati avanti, con successo, dalla parte più dinamica del sistema delle imprese italiane. Realtà, queste ultime, diventate leader mondiali di nicchie di mercato in settori come la chimica, la farmaceutica, la meccanica e l’agroalimentare. Imprese la cui produttività, superiore a quella dei concorrenti internazionali, ha consentito loro di incrementare con costanza l’export, diventato ormai la leva principale dello sviluppo italiano. A tutto ciò si aggiungeranno gli effetti della implementazione del Pnrr che, nel periodo 2023-2027, apporterà tanto all’economia, quanto al Paese, miglioramenti congiunturali e strutturali. Detto questo, manteniamo prudenzialmente il pessimismo della ragione, lo facciamo però animati dal convincimento che il nuovo anno sarà anche caratterizzato da un ottimismo della volontà imprenditoriale, sostenuto da un’elevata propensione agli investimenti e da fondamentali tecnico-economici e finanziari delle nostre imprese che, da decenni, non vedevamo. Il nuovo anno potrebbe riservarci sorprese positive, dimostrandosi, alla prova dei fatti, un anno meno catastrofico di quanto oggi si immagini Fabio Storchi è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2018. È presidente e amministratore delegato di Finregg. La società opera in settori diversificati afferenti a partecipazioni societarie e investimenti finanziari e immobiliari nel settore industriale, direzionale, alberghiero e dell’intrattenimento. E’ presidente e amministratore delegato inoltre di Vimi Fasteners, leader nella produzione di organi di fissaggio per i settori automotive, industriale e aerospaziale. È stato presidente di Federmeccanica dal 2013 al 2017
TRANSIZIONE ENERGETICA: IL RUOLO DEL GRUPPO BPER BANCA L’attuale contesto globale è stato recentemente colpito da una rilevante crescita inflazionistica, con elevati impatti anche sull’area UE. Tra tutte, la componente energetica è quella che maggiormente incide sull’aumento dei prezzi ed è quella che, solo nell’ultimo anno, ha registrato incrementi per oltre il 40%. Lo shock dei prezzi dell’energia si è acuito soprattutto in seguito allo scoppio del conflitto geopolitico, con la decisione della Russia di sospendere le forniture di gas a vari Stati membri dell’UE. L’Italia è stata particolarmente coinvolta dagli impatti della recente crisi, anche in considerazione della condizione di forte dipendenza energetica in cui si trova. Risulta quindi evidente quanto oggi l’accelerazione della transizione sostenibile sia un tema chiave. Il nostro Paese spicca nel contesto UE per il grande potenziale di sviluppo di energia “green”, posizionandosi al secondo posto in Europa per la disponibilità di fonti energetiche rinnovabili. Nondimeno, il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza (PNRR) sta giocando un ruolo importante per l’accelerazione del processo di transizione sostenibile, attraverso quasi un terzo delle risorse destinate alla transizione ecologica. In questo contesto, il Gruppo BPER Banca intende essere un attore protagonista, a fianco dei propri clienti, nel processo di transizione verso la sostenibilità, attraverso un’offerta completa di prodotti e servizi, inclusi finanziamenti dedicati assistiti da garanzie pubbliche. L’impegno del Gruppo è quello di accompagnare il cliente in tutte le fasi di questo processo, dalla realizzazione di investimenti di efficientamento energetico allo sviluppo di impianti energetici che puntino all’autoconsumo. Le imprese potranno avviare percorsi di riqualificazione energetica, facendo in parte leva sugli incentivi resi disponibili dal PNRR e in parte sui finanziamenti dedicati, anche a condizioni agevolate, resi disponibili dal Gruppo, tra cui: SACE Green Loan, un finanziamento garantito da SACE destinato a progetti finalizzati al perseguimento di obiettivi ambientali, come definiti dal Green New Deal; Life4Energy, un finanziamento garantito da BEI per realizzare interventi di efficienza energetica, in particolare impianti fotovoltaici prevalentemente finalizzati all’autoconsumo. Ma anche Fin Energy, per finanziare la realizzazione di interventi di efficienza energetica (in particolare impianti Biogas, Biomassa, Eolici, Idroelettrici e Co-Trigenerazione), oppure FinHelios per investire in impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica. Per accompagnare il cliente nel cogliere appieno le opportunità derivanti dal PNRR, il Gruppo BPER Banca ha inoltre avviato “BPER 4 NEXT GENERATION”, una progettualità dedicata che ha portato all’attivazione di una squadra direzionale interna e una rete di specialisti PNRR sul territorio. L’offerta pensata dal Gruppo si compone, da una parte, del servizio di consulenza specialistica in tema di finanza agevolata e di una piattaforma dedicata alla ricerca di bandi e incentivi, dall’altra da prodotti di finanziamento integrativi o per l’anticipo dei contributi stessi. Gli strumenti e servizi, offerti anche con il supporto di Partner specialistici con cui il Gruppo BPER ha avviato delle relazioni strategiche, supporteranno il cliente nell’individuare la misura agevolativa più adatta alle caratteristiche ed esigenze del cliente e i relativi prodotti di finanziamento con la finalità di integrare o anticipare i contributi PNRR di cui il cliente risulterà beneficiario. DALLE AZIENDE Twitter: @GruppoBPER_PR Il parco fotovoltaico del Centro Direzionale di BPER a Modena
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