125 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 Boscaini, Amarone e oltre CON MASI 250 ANNI DI SPERIMENTAZIONI LIBRI colpita nella pietra della chiave di volta incastonata in uno degli ingressi alla sede Masi di Gargagnago, c’è una data che ricorre ogni volta che si volge lo sguardo alla genealogia di una famiglia e di un’azienda che hanno contribuito a scrivere la storia del vino italiano nel mondo. La data è il 1872, quando il giovane Giobatta Boscaini e i suoi fratelli iniziarono a occuparsi dei vigneti dei Bonaldi nel vajo dei Masi e a trasferire nella cantina di Gargagnago le uve per la vinificazione. Fu quello il primo anno di raccolta, vinificazione e commercializzazione del vino che da due secoli e mezzo segna l’identità e la cultura di un territorio. C’è la narrazione di questa vicenda, umana e imprenditoriale, in “Amarone e oltre. Masi: 250 anni di vendemmie, famiglia e imprenditorialità”. Il Cavaliere del Lavoro Sandro Boscaini, esponente della sesta generazione della famiglia, ripercorre la propria storia con la passione di chi sente forte il dovere di essere all’altezza, e illustra (anche) al lettore non esperto in questioni enologiche le ragioni per cui “Amarone” richiama il nome dell’azienda in tutti i mercati del mondo. È una questione di qualità della materia prima e di unicità della conformazione geologica, com’è ovvio che sia, ma non è solo questo. Per diventare ciò che è diventato, il re dei vini veneti ha dovuto contare su un armonioso esercizio di organizzazione. Come sottolinea Giuseppe Lupo nell’introduzione, “Ne esce una ragnatela integrata di uomini e di strutture, un agglomerato di intelligenze che cooperano verso un obiettivo unico e totalizzante: […] la necessità di vivere il moderno, non per subirne le contraddizioni ma per correggerne gli errori ed edificare qualcosa che rimanga”. I Boscaini sin dalle origini della loro avventura hanno pensato al vino non come un alimento ma come “espressione culturale”. E se oggi questo modo di pensare può apparire scontato, non lo era fino a pochi decenni fa. Generazione dopo generazione si è inteso costruire un prodotto e lavorare a un “vino di progetto” attraverso audaci sperimentazioni, ultima delle quali il celebre “Campofiorin Ripasso”, condotta in prima persona dal Cavaliere del Lavoro. “Una delle prime attività alle quali noi due fratelli ci dedichiamo insieme a nostro padre Guido – scrive Sandro Boscaini – è l’approfondimento della tecnica del nostro “Ripasso”. […] Partirono così le sperimentazioni di rifermentazione del vino rosso da uve locali sulle vinacce residue dopo la vinificazione delle uve appassite per il Recioto e l’Amarone. Negli anni 1958-59 nascono i primi Campioforin Ripasso. È ripartendo da questi esperimenti e dal nostro entusiasmo giovanile che nel 1967 viene messo in commercio con il marchio Masi e l’etichetta che lo farà conoscere in tutto il mondo, il Campioforin della superba annata del 1964”. Qualche anno dopo una rivista americana ben colse il passaggio titolando: “Masi Amarone the King, Campofiorin the Prince: the Royal Family of Venetian Wines”. Accanto alla ricostruzione del passato, Sandro Boscaini narra gli avvicendamenti generazionali, la gestione delle alleanze, le trasformazioni economiche e sociali, le fasi di crescita e di difficoltà, il rigore con cui si è sempre cercato di tener fede a criteri scientifici per rispondere alla dimensione di progetto che da 250 anni rappresenta la guida di una famiglia e di un gruppo proiettati nella contemporaneità grazie alla forza dell’antico. S
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