Civiltà del Lavoro, n. 6/2022

25 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 PRIMO PIANO timane fa la notizia¹ che nel 2022 l’insieme delle politiche a favore delle famiglie avrebbe ridotto la diseguaglianza (misurata dall’indice di Gini) di circa un punto percentuale (da 30,4% a 29,6%) e il rischio di povertà2 di quasi due punti percentuali (dal 18,6% al 16,8%). Le imprese italiane – anche forzate dalla pandemia – sono entrate nel mondo del digitale e del cloud; hanno riorganizzato processi produttivi, logistica, rapporti con fornitori e clienti; hanno spesso reinventato prodotti e modelli di servizio, hanno investito. Secondo l’Istat, il volume degli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto nel terzo trimestre del 2022 nel nostro Paese era del 7% circa superiore a quello del primo trimestre del 2008. La manifattura italiana ha tenuto sui mercati internazionali, nonostante dal 2001 il dominio della Cina sia stato quasi incontrastato. Sono le Nazioni Unite3 a dirci che in 22 macro-settori in cui è scomponibile la manifattura internazionale siamo riusciti a tenere quote di mercato importanti: siamo secondi nella “Pelle e prodotti in pelle” (con una quota sul valore aggiunto mondiale del 6,2%), quarti nella produzione di mobili (4,3%), quinti nei prodotti in metallo e nei macchinari (con quote pari a 6,9 e 3,9%, rispettivamente). La minore dimensione d’impresa, e il numero ridotto di grandi gruppi industriali –logicamente considerati limiti del sistema produttivo italiano – nello scenario attuale in molti casi si sono rivelati un vantaggio competitivo (anche perché le medie imprese si sono nel frattempo rafforzate rispetto alle piccole). Se è infatti vero che la pandemia ha rappresentato un vero e proprio tsunami, è anche vero che il numero delle imprese costrette a portare i libri in tribunale per chiudere l’attività è rimasto contenuto. Secondo Unioncamere4 tra giugno e agosto 2022 le imprese che hanno avviato una procedura fallimentare sono state 1.563, contro le 1.877 dello stesso periodo del 2021 e le 2.450 del 2019, prima dell’irrompere dell’emergenza Covid-19. Le imprese italiane, soprattutto in alcune nicchie di eccellenza, come la meccanica, hanno risentito in misura minore delle interruzioni delle forniture globali rispetto ai grandi gruppi esteri in settori come l’automotive o Ciò che molti faticano a vedere, continuando a considerare i dati come un semplice “rimbalzo”, è che l’Italia degli ultimi 6-7 anni è diventata un paese diverso da quello che ha faticato nei primi quindici anni del 2000 Foto serjio74 © 123RF.com

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