75 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 salute per noi e per tutta la filiera. Secondo le nostre stime, in Italia più del 20% delle compagnie e quasi il 45% dell’occupazione sono a rischio se non gestiamo questa transizione con i tempi e la giusta mentalità. Un’altra difficoltà sta nel fatto che il paesaggio tecnologico diventa sempre più evolutivo e pieno di alternative. Questo ci richiede di essere presenti dappertutto, costretti a fare delle scelte poiché non abbiamo i mezzi d’investire senza limite. Per questo abbiamo scelto la soluzione della collaborazione. È quello che definisco “approccio orizzontale”, opposto al classico schema di integrazione verticale dove si cerca di fare tutto da soli. Lavorare insieme ai migliori player in diversi campi, per condividere i costi e massimizzare i potenziali benefici. D’altra parte stiamo vivendo un momento elettrizzante! Reinventare l’intero modello di business è un privilegio che non viene dato a tutte le generazioni di manager. A che punto del suo percorso professionale si considera? Guarda più spesso indietro o verso prossime sfide? Sono soddisfatto del mio percorso professionale fino ad oggi. Non pensavo di porter arrivare tanto lontano all’inizio, ma non sono un nostalgico. Ho un’istinto un po’ futurista, e quindi guardo avanti. Ho avuto la fortuna, in 30 anni di carriera, di non annoiarmi mai. L’industria dell’automobile è cambiata radicalmente e la possibilità di vivere questo cambio in diversi marchi e in differenti città e paesi ha reso il tutto ancora più interessante. Mi sento di avere ancora molto da dare per trovare soluzioni innovative alle sfide della mobilità dei prossimi 5 o 10 anni. Cosa ha significato per lei la nomina a Cavaliere del Lavoro? Ricevere un’onorificenza cosi prestigiosa è un immenso onore. Da italiano nel mondo, questo riconoscimento ha un significato davvero speciale per me. Sebbene abbia passato gran parte della mia carriera all’estero, mi sento profondamente Italiano. E lì che mi sono formato, dove ho passato una parte della mia gioventù e dove ho mosso i primi passi decisivi nel settore automobilistico. Le mie origini sono in Italia, e come dico sempre, le radici sono un appiglio fondamentale, per le persone come per le aziende. Mi sono sempre sforzato di essere ambasciatore dell’Italia in Europa e nel mondo, tentando di rappresentarne il meglio. Vedo in questa nomina a Cavaliere del Lavoro un riconoscimento allo sforzo fatto per aggiungere un granello di sabbia in più all’eccellenza imprenditoriale italiana e alla sua promozione.
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