la, di cultura. E questo vale per tutte le più importanti città che nella storia hanno assunto ruoli guida. L’acqua non è solo un elemento della natura ma è condizione di innesco di progresso. Genova città di mare ma, appunto, acqua non significa solo mare. Genova è una città che ha saputo nei secoli riconoscere al mare un valore fortissimo. Ma il tema del convegno sarà l’acqua quale bene prezioso in ogni sua accezione: viaggi, logistica, trasporto merci, energia, pesca, e naturalmente acqua potabile per persone, animali e colture. Sarà inoltre messo in evidenza anche il ruolo dell’acqua per la regolazione del clima. Ci può anticipare le sessioni attraverso cui saranno articolati i lavori? Il Convegno sarà articolato in tre tavole rotonde. Nella prima sessione parleremo del mare e delle “Mille emozioni che può regalare”, dagli sport acquatici a viaggi su yacht da sogno, dalle traversate da record a quelle che regalano sorrisi a chi è meno fortunato. Ascolteremo storie straordinarie di campioni come Giovanni Soldini, velista di fama mondiale, e Carlo Croce, presidente della Fondazione “Tender to Nave Italia”, realtà che porta avanti progetti educativi e riabilitativi a bordo di un brigantino a vela, dove diventa chiaro come in mare non ci siano muri: tutti sono indispensabili nella vita di bordo e tutti possono esserlo anche a terra. Le altre due sessioni? Un’altra sessione sarà dedicata alla “Tutela del mare”, all’importanza della sua cura, e la terza all’acqua in generale come “Sorgente di vita e di energia”. A proposito di cura, oggi sembra essere maturata una sensibilità diversa rispetto a solo pochi anni fa. È vero, qualcosa sta cambiando ma bisogna accelerare. Faccio qualche esempio molto pratico: possibile che ancora oggi si utilizzi acqua potabile per gli scarichi domestici? Un altro esempio da appassionato di nautica: in quanti porti turistici esiste il doppio bocchettone di acqua potabile e acqua industriale? In pochissimi, la verità è che ancora oggi le barche si lavano con acqua potabile. Sono piccole cose, ma indicative di una scarsa consapevolezza del problema. L’Italia è uno dei paesi più idrovori dell’Unione Europea: primo paese per acqua prelevata ogni anno per uso civile e secondo, dopo la Grecia, per acqua prelevata ad uso potabile per abitante all’anno. Consumiamo circa 220 litri al giorno a fronte di una media europea di circa 165 litri. Sarò impopolare ma lo sa cosa penso? Mi dica. Penso che il costo bassissimo dell’acqua ci porti a comportamenti non rispettosi. Non se ne percepisce il valore, si continua a considerarla come una risorsa infinita. È sacrosanto considerare l’acqua un bene primario, però si eviti di considerarlo un bene scontato. I servizi idrici sono gestiti da operatori, pubblici o privati, che devono fare anche conti economici e se non ci sono margini si finisce con il non fare investimenti in manutenzione ritrovandoci con acquedotti colabrodo. Non è un caso se il nostro Paese è ultimo in Europa per investimenti nel settore idrico. A causa delle cattive condizioni dell’infrastruttura idrica, la percentuale di perdite totali è del 40% in media (con picchi maggiori al Sud). La causa principale è la vetustà delle reti, con il 60% della rete di distribuzione che ha oltre 30 anni e il 25% più di 50 anni. Il Pnrr destina circa 4,38 miliardi alla gestione sostenibile delle risorse idriche, potrebbe essere l’occasione per l’Italia di colmare questo gap e dotarsi di infrastrutture essenziali. Senz’altro, si consideri che per grandissima parte si tratta di lavori dal punto di vista tecnico non complessi. Gli acquedotti sono infrastrutture interrate e possono essere monitorati con telecamere telecomandate o con rilevatori di spessore e di corrosione. Sono interventi non invasivi, la tecnologia c’è già e non parliamo di una tecnologia spaziale, tutt’altro. Si tratta di interventi fattibilissimi e anche in tempi brevi. Lei pensi a quello che hanno fatto i nostri predecessori. La tecnologia serve a preservare e incrementare benessere evitando sprechi oggi non più accettabili. Nessuna decrescita, c’è bisogno anzi di più tecnologia, più investimenti, più intelligenza 33 FOCUS Civiltà del Lavoro gennaio • febbraio 2023
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