Chi? Pensi agli antichi romani. Nel convegno ci sarà un intervento dedicato agli acquedotti romani, tra le opere civili più belle e più durature che esistano. Sono opere presenti non solo in Italia, in Spagna per esempio intorno a Cordoba ce ne sono di meravigliosi. Bellezza e ingegno sono facce della stessa medaglia e, infatti, parleremo anche di storia dell’arte. Un critico di spessore come Jacopo Veneziani ci racconterà come l’acqua ha ispirato la pittura. Adesso che ci faccio caso, dei quadri che ho intorno a me in ufficio non ce n’è uno in cui non ci sia l’acqua. Il 2022 è stato il più siccitoso dal 1800 con un deficit, a chiusura del periodo, pari al 30%. Deficit che sale al 40% per il Nord, che ha visto 11 mesi su 12 di piogge sotto la media e solo dicembre in media. L’Italia non dovrebbe avere siccità, è un paese ricco di acqua: ce l’ha a terra e anche nei volumi di pioggia, superiori a tanti altri paesi. Il problema è che di questi volumi di pioggia noi ne tratteniamo solo il 15%, tutto il resto lo buttiamo via. È inconcepibile. Ho trovato un dato molto interessante a tal proposito. Quale dato? Nel 1971 c’è stata la Conferenza Nazionale sulle Acque, ne venne fuori uno studio secondo cui per far fronte allo sviluppo del Paese sarebbe stato necessario arrivare al 1980 con una capacità di raccolta di acqua piovana in invasi pari a 17 miliardi di metri cubi. Bene, oggi, a distanza di 40 anni siamo a una capacità di raccolta di 12 miliardi di metri cubi. Questo vuol dire che non abbiamo fatto assolutamente niente. Basterebbe non sprecare. Al contrario di quello che dicono in tanti, non è vero che per invertire la rotta bisogna rinunciare al benessere e consumare meno. Nessuna decrescita felice? Ma quale decrescita felice! Non esiste nessuna decrescita felice. L’aumento della popolazione mondiale, si stima che nel 2050 saremo 10 miliardi di persone, impone senz’altro una domanda di energia e cibo. Questo vuol dire che sono assolutamente imprescindibili le politiche di risparmio idrico. Ma questo non equivale a rinunciare al benessere, è semmai il contrario. Dobbiamo intervenire per rimettere le cose a posto, la tecnologia serve a preservare e incrementare benessere evitando sprechi oggi non più accettabili. C’è bisogno di più tecnologia, di più investimenti, di più intelligenza. L’Italia gode di punte avanzate sul fronte della ricerca, ma spesso isolate. Come giudica oggi il dialogo tra centri di ricerca e mondo delle imprese? In Italia esistono eccellenze che possono dare un grande contributo, in particolare sull’innovazione digitale: dall’Internet of Things ai Big Data Analytics fino all’Intelligenza Artificiale per il monitoraggio dei consumi. Anche in questo caso, non parliamo di cose futuristiche ma di cose concrete che sono già in mezzo a noi, pensiamo per esempio al lavoro che si è fatto con la diffusione capillare dei contatori intelligenti. Ricerca e imprese innovative hanno già messo in campo soluzioni per la manutenzione preventiva e predittiva delle infrastrutture, per la riduzione delle perdite, per la misurazione della qualità dell’acqua potabile, ma anche per la capacità di indirizzare i consumi lavorando sull’analisi dei comportamenti dei consumatori. L’agricoltura 4.0 è un settore in crescita da anni. Come le dicevo prima: per migliorare le cose non bisogna rinunciare ai consumi, bisogna renderli più evoluti. Senta, prima mi diceva che non c’è un quadro che non abbia riferimento all’acqua. C’è un legame personale, esistenziale, con questo elemento? L’acqua è legata al tempo della mia felicità. Quando parlo di acqua mi entusiasmo. Io sono napoletano, ho trascorso tutte le vacanze della mia giovinezza a Ischia. Avevo la fortuna di avere una barchetta a remi e quando avevo nove anni tutte le mattine me ne uscivo con questa barca e me ne andavo in giro da solo agli scogli di Sant’Anna. Evidentemente i miei genitori erano preoccupati di tante cose ma non del mare. E per fortuna, perché a me quello sembrava un tempo e uno spazio fuori dal mondo. Mi auguro che questo entusiasmo che nasce anche da questi ricordi traspaia dai lavori del Convegno e arrivi a tutti i Cavalieri del Lavoro. 35 FOCUS Civiltà del Lavoro gennaio • febbraio 2023 Ugo Salerno è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2013. È a capo di Rina, gruppo multinazionale con oltre 160 anni di storia che fornisce servizi di verifica, certificazione e consulenza ingegneristica. Nel 2002 è nominato amministratore delegato e nel 2012 presidente. Ha affrontato un complesso processo di ristrutturazione e di rilancio aziendale, favorendo la diversificazione del business e guidando il Rina verso l’internazionalizzazione. I dipendenti sono oltre 4.000
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