Civiltà del Lavoro, n. 2/2023

65 FOCUS Civiltà del Lavoro | marzo • aprile 2023 Agire per sensibilizzare e porre presupposti per un cambiamento di mentalità è fondamentale. Ma come misurare queste azioni? Questo è un punto nevralgico. L’ostacolo più grande a un reale avanzamento delle pari opportunità nelle aziende è quello della misurabilità dell’efficacia delle azioni delle imprese. Bisogna fare in modo che tutte le certificazioni ottenute dalle imprese siano valutabili con criteri scientifici. Auspichiamo che venga formalizzata in tal senso una codificazione, affinché si possa comunicare al meglio la strategia adottata da ogni impresa per raggiungere la parità di genere. Per esempio? Penso al bilancio della sostenibilità. Si può e si deve agire per fare in modo che non rimanga un mero esercizio di forma. La legge Golfo-Mosca del 2011, come è noto, impone quote di genere nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali delle società quotate, o la recente legge 162/2021 introduce la certificazione della parità di genere. La realtà delle imprese, seppur con differenziazioni, ha intrapreso un percorso relativo alla presa di coscienza del tema delle pari opportunità. Ma questo, lo ripeto, ha senso solo se ogni iniziativa nasce da un grande rispetto della persona, di valori etici. Sulla parità di genere ha promosso una ricerca del Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Bergamo circoscritta alle imprese di Cavalieri del Lavoro del Gruppo Lombardo (ndr. ne diamo conto in questo numero). Com’è nata questa iniziativa? Nel 2020, in pieno lockdown, l’allora presidente del Gruppo Lombardo, Giovanna Mazzocchi, ha promosso una serie di incontri tra noi Cavalieri del Lavoro lombardi per discutere e conoscere le nostre storie. Nel corso di un incontro un collega spiegava che, nonostante il Covid e tutte le grandi difficoltà conseguenti, in alcune aree asiatiche della sua impresa avevano registrato un aumento della produttività. L’impresa riguardava servizi e non produzione industriale, ma la cosa mi ha molto incuriosita, così ho pensato di realizzare una survey sul lavoro femminile qui in Lombardia per vedere come lo smart working è stato vissuto dalle nostre aziende. Le nostre imprese rappresentano una piccola porzione rispetto al dato nazionale, ma comunque molto significativa anche in termini di fatturato. Quali gli aspetti emersi a suo giudizio più significativi? Dalle interviste sono emerse alcune best practice: dalle politiche di parità di genere nelle candidature, per esempio attraverso attività di formazione ai recruiter per acquisire consapevolezza sui bias in fase di assunzione, alle politiche di parità di genere nelle assunzioni, attività di formazione su leadership per favorire i percorsi di carriera, soprattutto per le donne ad elevato potenziale, politiche di supporto nel periodo di maternità, volte soprattutto a mantenere le neo-mamme informate e coinvolte nella vita aziendale. Quest’ultimo è un aspetto fondamentale. Perché? La survey rivela quanto sia importante, anche per la donna in maternità, sentirsi parte integrante dell’azienda. Nei lavori di ufficio si tratta di un obiettivo praticabile: evitare di far sentire la neo-mamma avulsa dall’azienda favorisce la persona, la donna e l’azienda. Allungare questo cordone ombelicale tra lavoratore e azienda conviene a entrambi. Soprattutto nelle realtà più piccole, dove a fare la differenza sono appunto le individualità. Anche a parità di sapere c’è differenza. Donna e imprenditrice di successo, al netto dei dati e delle iniziative sulla parità di genere, c’è qualcosa che la sua esperienza personale le ha insegnato e che è utile condividere? L’azienda l’abbiamo fondata io e mio marito, io prendevo l’elenco telefonico per cercare clienti e chiamavo tutti, uno a uno, e con tenacia siamo arrivati ad avere clienti aziende come Pepsi e Coca Cola. Ecco, ho imparato che la parità, a cominciare dalla parità di retribuzione, è la migliore forma di ascensore sociale. Vanno rispettate le persone e la loro dignità e questa è la prima preoccupazione di ogni autentico imprenditore, perché chi ha un’azienda sa che il valore più grande sono le persone. Così come credo che, in una cornice sana, ogni lavoratore e ogni lavoratrice ha come prima preoccupazione quella di rispettare l’azienda in cui sente di potersi realizzare. (C.F.) Daniela Gennaro Guadalupi è stata nominata Cavaliere del Lavoro nel 2014. È presidente onorario di “Vin Service”, azienda da lei fondata, attiva nella produzione di impianti per la spillatura di birra, vino, acqua e soft drink. Oggi Vin Service, confluita in AAlberts Industries, continua ad espandersi nel settore grazie all’innovazione tecnologica e alla cura del design. Vanta fra i suoi clienti i maggiori gruppi birrai e grandi marchi del beverage

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