27 FOCUS Civiltà del Lavoro | agosto • settembre • ottobre 2023 Le imprese stanno cercando di ridurre la dipendenza da singoli fornitori o regioni specifiche, diversificando le fonti e le aree geografiche di approvvigionamento per materie prime, energia e componenti critici informatico è un elemento che tutte le imprese si stanno trovando ad affrontare e, come nel caso della transizione ecologica, si tratta di un processo lungo e costoso, che richiede continua attenzione e continuità di scelte ed investimenti. Alla trasformazione digitale si accompagna la sfida derivante dalla riconfigurazione delle filiere rendendole più resilienti e il relativo rapido riposizionamento verso le parti dove è maggiore la capacità di catturare il valore creato per il cliente. La trasformazione digitale per molte imprese crea nuove opportunità a livello di filiera, portando a sviluppare logiche di specializzazione produttiva molto diverse dal passato e la necessità di networking tra le imprese per rafforzare i legami di filiera. Ad esempio, viene apprezzata la capacità di proporre soluzioni tecnologiche “personalizzate” per i clienti (questo vuol dire affiancare capacità crescenti di progettazione alle attività di produzione), con volumi discontinui, prodotti complessi ed alta qualità. Le imprese italiane sono diventate molto brave in questo tipo di situazioni in settori oggi erroneamente ritenuti “tradizionali” e questo offre opportunità crescenti, ma pone anche problemi nuovi nei modelli di gestione e di investimento in competenze. Fra questi vi è la crescente complessità tecnologica dei prodotti e delle relazioni lungo le filiere, dove i clienti desiderano sempre più soluzioni integrate e personalizzate e partner collaborativi nel processo di co-creazione di valore. La sfida in questo ambito è quella di migliorare le capacità di trattenere il valore creato, che spesso viene trasferito quasi interamente ad altri soggetti, rendendo difficile remunerare gli investimenti fatti, attraverso un continuo adattamento dei modelli di business. Vi è, infine, il nuovo ruolo giocato dai fattori geopolitici nel processo di ricostruzione delle filiere internazionali. Essi sono in continua evoluzione e se ne osservano gli effetti visibili sotto forma di un progressivo reshoring di produzioni critiche e la necessità di trovare nuove soluzioni tecnologiche a minor costo e/o impatto ambientale. La sfida per le imprese è quindi multidimensionale, ovvero esse si devono attrezzare per sviluppare strategie che consentano di tenere conto di tutte queste sfide contemporaneamente. Quanto conta l’evoluzione dei fattori geopolitici in questa riorganizzazione? Come già accennato, stiamo parlando di sfide complesse, che richiedono una combinazione di strategie a breve e lungo termine, oltre a un coordinamento efficace tra le imprese, il governo e altri stakeholder chiave per garantire la resilienza delle catene di approvvigionamento e la continuità delle attività industriali in Italia. Per affrontare queste sfide, molte imprese stanno sviluppando nuove strategie, ma molto deve essere fatto a livello di settori e di paese. Per esempio, le imprese stanno cercando di ridurre la dipendenza da singoli fornitori o regioni specifiche, diversificando le fonti e le aree geografiche di approvvigionamento per materie prime, energia e componenti critici, al fine di mitigare il rischio di interruzioni delle forniture a causa di tensioni geopolitiche. Inoltre, stanno rivedendo le proprie catene di approvvigionamento per ridurre la dipendenza da paesi con rischi geopolitici elevati. Tutto ciò richiede scelte nuove rispetto al passato, quali ad esempio una diversificazione geografica della produzione e l’identificazione di fornitori alternativi che possano garantire una maggiore stabilità e sicurezza delle forniture, anche a scapito di maggiori costi. Altre imprese stanno anche considerando forme di near- shoring o di reshoring al fine di ridurre la dipendenza da fornitori esteri soggetti a rischi geopolitici, garantendosi un maggiore controllo sulla catena di approvvigionamento e mitigando i rischi associati a tensioni e instabilità geopolitiche. Anche i processi di innovazione avranno un ruolo importante, secondo due distinti punti di vista. Il primo riguarda la capacità di modificare le architetture di prodotto e/o i materiali utilizzati, al fine di ridurre la dipendenza da alcune catene di fornitura soggette a rischi geopolitici elevati. Il secondo riguarda la crescente importanza della cooperazione internazionale nelle attività di ricerca e sviluppo e delle partnership strategiche, basate su scambi di know how tecnico e di mercato, fondamentali per garantire l’accesso continuo a risorse critiche e per affrontare insieme le sfide legate agli approvvigionamenti e alle forniture.
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