Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2023

29 FOCUS Civiltà del Lavoro | agosto • settembre • ottobre 2023 in atto fin qui discussi è che, affinché una piccola-media impresa mantenga una posizione competitiva sul mercato e sia attrattiva per personale di qualità, è necessario che essa effettui investimenti in tecnologia e persone i cui livelli minimi necessari sono molto maggiori rispetto al passato. Il livello di tali investimenti è tale da richiedere in molti casi scale minime di almeno 50-100 dipendenti, oltre ad una maggiore integrazione verticale. Sulle modalità di crescita dimensionale ci sarebbe molto da dire, sia in termini di come realizzarla (via acquisizioni/fusioni o attraverso la crescita organica), sia in termini di obiettivi della crescita (maggiore scala della produzione versus maggiore integrazione verticale e controllo dei processi di innovazione), ma si tratta di un tema complesso che va visto caso per caso. Possiamo sintetizzare dicendo che avremo sempre “piccole” imprese, ma queste saranno di diverso tipo e soprattutto saranno “un po’ meno piccole”, anche per effetto di necessari processi di aggregazione. Le imprese faticano a trovare figure professionali adeguatamente formate. Gli Istituti tecnologici superiori sono una risposta, ma ancora parziale. Che si può fare di più per migliorare il collegamento tra aziende e sistema formativo? Credo ci sia da riflettere sul perché questo avvenga. I dati disponibili mostrano un mismatch rilevante fra offerta e domanda di competenze, le cui cause sono molteplici e sicuramente richiedono un cambiamento di paradigma a livello nazionale. In modo molto stilizzato, lo sviluppo tecnologico ha fatto sì che molti mestieri “impiegatizi”, tradizionalmente svolti da laureati (relativi, ad esempio, ad attività contabili e di controllo), siano stati automatizzati e siano svolti oggi dal software, con effetti negativi sul mercato del lavoro per queste figure professionali. Allo stesso tempo, le tecnologie di produzione hanno ridotto di molto i livelli di fatica fisica nelle fabbriche e aumentato la complessità cognitiva delle mansioni, che richiedono oggi conoscenze informatiche e scientifiche di base inimmaginabili fino a qualche anno fa; questo ha creato in poco tempo bisogni che il sistema formativo non era pronto a soddisfare né per contenuti/modalità di insegnamento, né per numeri. Vista l’evoluzione in atto delle tecnologie di produzione e l’atteso crescente utilizzo di forme di Intelligenza artificiale, il tema di come migliorare il collegamento tra le aziende e il sistema formativo deve essere affrontato con la consapevolezza di un crescente bisogno di formazione da parte dei lavoratori, con cicli di formazione molto più complessi e lunghi rispetto al passato, e forme di inquadramento e di retribuzione diverse rispetto al passato. Quello che ci dovrebbe preoccupare sono i tempi necessari perché ciò avvenga e la capacità delle imprese di rispondere alle loro esigenze in tale periodo, ad esempio con programmi di formazione interni o con assunzioni. Offrire servizi di orientamento professionale agli studenti e alle loro famiglie può aiutare a comprendere meglio le esigenze e le opportunità del mercato del lavoro, consentendo di fare scelte formative più consapevoli e pertinenti. Sviluppare programmi di formazione su misura in collaborazione con le aziende può contribuire a garantire che le competenze insegnate siano direttamente rilevanti per le esigenze del mercato del lavoro, fornendo agli studenti una formazione pratica e aggiornata. Inoltre, sarebbero utili attività di formazione per favorire il reskilling e l’upskilling di chi opera già nelle aziende. C’è un crescente bisogno di formazione da parte dei lavoratori, con cicli di formazione molto più complessi e lunghi rispetto al passato, così come occorrono forme di inquadramento e di retribuzione adeguate a un mercato in rapida evoluzione Foto microolga © 123RF.com

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