Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2023

45 FOCUS Civiltà del Lavoro | agosto • settembre • ottobre 2023 L a popolazione italiana ha esaurito la sua capacità di crescita endogena: dai 60 milioni del 2014 arriveremo a 40 milioni nel 2100. È la traiettoria disegnata da Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia e statistica sociale all’Università Cattolica di Milano. Una tendenza da invertire se non si vuole rischiare l’impoverimento economico e sociale del Paese. Abbiamo fatto il punto e provato a individuare alcune soluzioni. Professor Rosina, l’Italia è destinata all’estinzione? La prospettiva dell’estinzione è molto remota. Quello che è certo è che abbiamo già superato il punto di non ritorno rispetto all’evoluzione demografica: a causa della persistente denatalità, la popolazione italiana ha esaurito la sua capacità endogena di crescita ed è avviata verso un continuo declino, quantomeno per il resto di questo secolo. Il saldo tra nascite e decessi è diventato negativo verso la fine del secolo scorso, è stato poi compensato dall’immigrazione, ma dal 2014 nemmeno più il contributo della componente straniera riesce a contrastare le dinamiche demografiche negative. Da oltre 60 milioni del 2014 la popolazione è scesa, secondo il dato attuale, sotto i 59 milioni e potrebbe ridursi a meno di 40 milioni entro il 2100. Cosa accadrà dopo non siamo in grado di dirlo. Quando è iniziata la crisi demografica che ci affligge? L’Italia è tra i paesi al mondo, non solo in Europa, che da più lungo tempo si trovano ad avere una fecondità persistentemente bassa. Ancora a metà degli anni Settanta il numero medio di figli per donna era superiore a due (la soglia di equilibrio nel rapporto tra generazioni) e sopra la media europea. È poi crollato sotto 1,5 nella prima metà degli anni Ottanta, scendendo poi ulteriormente e andando a posizionarsi tra i valori più bassi del pianeta. Tale riduzione così consistente e repentina ha avuto un accentuato impatto sulla struttura per età della popolazione, tanto che nella prima metà degli anni Novanta siamo diventati il primo paese al mondo con popolazione under 15 scesa sotto quella over 65 (attualmente quest’ultima fascia d’età ha superato anche gli under 25). Altri paesi europei hanno evitato di scendere su valori così bassi o, se scesi, sono riusciti a invertire la tendenza. Come si può intervenire per cercare di invertire la tendenza al calo demografico? Non si tratta di convincere gli italiani ad avere figli, ma semplicemente di promuovere un ecosistema favorevole alla libera scelta di averli. I margini su cui possono agire le politiche familiari in Italia sono ampi, dato che lo spazio strategico possibile è quello del divario (“deficit demografico”) tra la fecondità attuale (1,25) e il numero desiderato (attorno a 2). Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia e statistica sociale all’Università Cattolica di Milano PUNTO DI NON RITORNO? Intervista ad Alessandro ROSINA

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