110 Civiltà del Lavoro | novembre • dicembre 2023 automobile è una passione nata quando era bambino. Su quella passione ha costruito Texa, leader mondiale nella progettazione e realizzazione di dispositivi per la diagnosi da remoto di autovetture, motocicli, imbarcazioni, mezzi agricoli, analizzatori di gas di scarico e stazioni per la manutenzione di climatizzatori. Come siete arrivati a vendere in tutto il mondo? Texa si è inserita in un momento di grande cambiamento dell’automobile, quello in cui le vetture da “meccaniche” diventavano elettroniche, proponendo strumenti di diagnosi adeguati a queste nuove tecnologie. Avevamo un nuovo mercato aperto davanti a noi, ed abbiamo saputo sfruttarlo bene proponendo sempre strumenti innovativi, ma al contempo di facile utilizzo ed anche belli. Prima di Texa, lo strumento in officina doveva essere solo funzionale, noi ci abbiamo abbinato anche una nota estetica: per il meccanico, l’officina è un po’ la sua seconda casa ed è felice di “arredarla” con gusto. Inoltre, siamo stati i primi ad estendere la diagnosi elettronica anche a camion, moto e motori marini ed a lanciare la diagnosi da remoto, ovvero poter individuare i guasti senza che la vettura dovesse entrare in officina. Ha inaugurato di recente il nuovo stabilimento di Texa, interamente dedicato alle soluzioni per la mobilità elettrica. Crede veramente ad una progressiva sostituzione del parco auto entro la scadenza europea del 2030? No, credo che la data sia troppo prematura e vada spostata in avanti. Texa è pronta, ma esistono tantissimi colleghi imprenditori che da decenni lavorano nella componentistica tradizionale per motori a combustione e che verranno tagliati fuori dal mercato. Senza un forte tessuto manifatturiero ed una indipendenza produttiva, qualsiasi nazione è destinata a diventare irrilevante, ed è quello che potrebbe accadere all’Italia se collassassero le migliaia di componentisti che vi operano. Sono molto preoccupato che dopo avere permesso la vendita di brand che hanno fatto la nostra storia imprenditoriale, cito Pirelli e Magneti Marelli, si permetta all’industria cinese, che oggi guida la transizione elettrica, probabilmente aiutata da politiche di “dumping”, di stritolare anche migliaia di fabbriche che forniscono le case automobilistiche europee. Tutti vogliamo un mondo più pulito, ma deve essere ricercato in modo intelligente, senza sacrificare il patrimonio tecnico ed umano europeo. L’ Diagnostica tra tecnologia e bellezza VIANELLO: HI-TECH AL SERVIZIO DELLE OFFICINE BRUNO VIANELLO Industria elettromeccanica
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