129 Civiltà del Lavoro | novembre • dicembre 2023 FONDAZIONI so l’utilizzo della lingua scritta nei libri diventa essenziale e auguriamoci che le Università siano in grado di sensibilizzare i loro allievi a questi cambiamenti. Vorrei ricordare al proposito, soprattutto proprio ai giovani, il pensiero di Joseph Roth: “Le parole sono più potenti delle azioni […] quanto sono deboli i fatti. Una parola rimane, un fatto passa! Di un fatto può essere autore anche un cane, ma una parola può essere pronunciata solo da un essere umano”. I libri sono libertari, antidoto alle verità uniche, strumenti di comprensione delle differenze e fortini di tolleranza. Come garantire la sopravvivenza della civiltà del libro? Nelle situazioni descritte è evidente che il libro “libertario” potrebbe e forse dovrebbe svolgere una funzione essenziale sulla costruzione di una diversità intellettuale fondamentale per la specie umana. Anche Giovanni Paolo II, un grande Papa, lo aveva messo in evidenza in una sua omelia natalizia del 1978: “Natale è la festa dell’uomo. Nasce l’Uomo. Uno dei miliardi di uomini che sono nati, nascono e nasceranno sulla terra. L’uomo, un elemento componente della grande statistica. […] L’uomo, oggetto del calcolo, considerato sotto la categoria della quantità; uno fra miliardi. E nello stesso tempo, uno, unico e irripetibile.” E poi proprio sui libri, vorrei ricordare anche una affermazione di Hermann Hesse nelle sue Letture da un minuto: “I libri non esistono per rendere sempre meno autonomo chi non ha carattere, e ancor meno esistono per elargire un raffinato e illusorio surrogato della vita a chi è incapace di vivere. Al contrario i libri hanno valore soltanto se conducono alla vita, se servono e giovano alla vita, ed è sprecata ogni ora di lettura dalla quale non venga al lettore una scintilla di forza, un presagio di nuova giovinezza, un alito di nuova freschezza.” Tutto ciò testimonia l’importanza del libro per un essere umano che debba sentirsi uno e differente da tutti gli altri. Ma il vero problema è come far ritornare, in particolare i giovani nati nell’era del digitale, all’amore per la lettura che è sempre fatica di apprendere, oggi che tutti temono la stanchezza anche intellettuale? Come preservare i libri stessi nelle loro forme tradizionali cartacee che consentirebbero appunto esercizi molto utili di lettura…Le biblioteche! Si le biblioteche vanno ripensate e riproposte come luoghi non solo di consultazione ma di convivenza attiva e soprattutto vanno adeguate agli strumenti digitali e informatici per un loro utilizzo più idoneo ai tempi e in grado di stimolare nuove curiosità. Utopie? Chissà! Ma se non si torna a sognare saremo sempre più immersi in una realtà che, diventando più buia, finirà davvero per annientarci. Gianfranco Dioguardi è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 1989. Ha ripensato completamente l'azienda paterna, attiva nel settore edile, riorganizzandola strategicamente. È fondatore e presidente onorario della omonima fondazione, nata per promuovere iniziative culturali di diffusione del sapere sostenendo la formazione di biblioteche e lo sviluppo del concetto di imprenditorialità stituita nel 1991, identifica nei libri della propria biblioteca il valore di riferimento della propria missione e, di riflesso, persegue attraverso la collezione libraria un’azione in favore di una visione pluridisciplinare della conoscenza. La Biblioteca Gianfranco Dioguardi costituisce il patrimonio della Fondazione e raccoglie oltre 40.000 volumi tra discipline umanistiche e scientifiche. È costituita da un “Fondo antico” di opere edite tra il 1500 ed il 1900 e da un “Fondo moderno e attuale” di volumi editi dal 1900 ad oggi. Arricchiscono la dotazione oltre 50 titoli di riviste e un “fondo” di quotidiani e periodici. Concessa in comodato al Politecnico di Bari, la Biblioteca della Fondazione Gianfranco Dioguardi è ospitata nella sede del rettorato per essere utilizzata da studenti, docenti e studiosi. Questo patrimonio costituisce la fonte iniziale da cui parte la promozione di eventi legati al mondo del libro e, più in generale, della cultura e del sapere. LA FONDAZIONE GIANFRANCO DIOGUARDI I
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