Civiltà del Lavoro, n. 2/2024

13 Civiltà del Lavoro | marzo • aprile 2024 PRIMO PIANO La difesa comune (pensando a Machiavelli) Oggi gli europei sentono, con angoscia crescente, di non potere difendersi da soli; e si convincono della necessità di mettere in comune i propri mezzi di uomini e di armi se si vuole resistere all’assalto, venga da oriente o da occidente, di agglomerati umani grandiosi. L’angoscia dalla quale a Firenze nel Cinquecento era preso Machiavelli per la impotenza dei minimi stati italiani di fronte a Francia ed a Spagna, è l’angoscia odierna degli italiani, dei francesi, dei tedeschi per la impotenza nostra in confronto ai colossi che ci attorniano. Il superstato europeo non è qualcosa da creare artificialmente. L’Europa esiste già; esiste finché viviamo isolati, nel nostro senso di impotenza, di disperazione; esiste nella speranza crescente di sopravvivere, di tornare ad essere noi, se uniti. Noi già guardiamo ad una bandiera nuova. Che non annullerà le vecchie bandiere; che anzi le salverà. Le bandiere nazionali sono destinate alla scomparsa se ad esse non si aggiungerà, riassumendole, la nuova bandiera europea. La federazione europea nasce coll’esercito comune; e per ora può vivere assolvendo solo quei compiti che sono necessari per la difesa comune. Nessuna federazione è nata perfetta come Minerva dalla testa del Dio. Non complichiamo il problema, con la pretesa che la federazione attenda a troppe cose; a tutte quelle cose che gli uomini i quali guardano all’avvenire e traggono il quadro dell’avvenire dallo studio delle esperienze passate, vorrebbero attribuirle. Nessuno sa che cosa l’avvenire contiene nel proprio grembo. Se gli uomini vorranno, la federazione europea crescerà, come sono cresciuti gli Stati Uniti e la Confederazione svizzera, aggiungendo compiti a compiti, sovratutto inventando compiti nuovi ai quali stati e cantoni non avevano mai pensato. Oggi la federazione europea è una realtà vivente perché la pensiamo in termini di difesa e di indipendenza. Essa nasce dalla necessità fatale di un esercito comune. Ma un esercito comune non vive campato in aria; né vive con mezzi concessi, “contributi”, assegnati da enti estranei al nuovo stato che si è creato, formando l’esercito comune, e formandolo in ubbidienza ad una premessa ideale, senza di cui esso non avrebbe ragion d’essere. Esercito comune e finanza comune sono due termini inscindibili. Per un anno, per un tempo limitatissimo l’esercito comune potrà essere mantenuto con contributi versati dai suoi componenti, dall’Italia, dalla Francia, dalla Germania, dall’Olanda, dal Belgio, dal Lussemburgo. Ma il sistema dei contributi non può durare. Con quel sistema non esiste in verità nulla di comune. Esistono pezzi di eserciti separati tenuti insieme dai quadri; pezzi che tornano a separarsi non appena gli stati singoli cessino di versare i contributi. L’esercito europeo suppone una finanza europea. Se la esperienza passata vale qualcosa, essa ci dice che le federazioni hanno cominciato a vivere grazie alla rinuncia, da parte degli stati singoli, ai dazi doganali ed alle corrispondenti imposte di fabbricazione (sui tabacchi, sugli spiriti, sullo zucchero, ecc.). Gli uomini, unendosi in federazione e volendo dare a questa i mezzi per mantenere l’esercito comune, hanno visto l’assurdità di conservare, fra stato e stato, barriere doganali, di impedire il libero commercio fra i diversi stati oramai uniti da vincoli comuni. La Confederazione germanica del nord – da cui nacque l’ex impero tedesco – fu contemporanea alla Lega doganale (Zollverein). La Svizzera, diventando nel 1848 una federazione, al posto della vecchia lega di cantoni pienamente sovrani, creò una unica linea doganale; e così fecero gli Stati Uniti, passando nel 1787 dalla impotente discorde lega del 1776 all’attuale forma federativa. L’audacia dei grandi uomini di stato i quali, distruggendo le antiche frontiere fra stato e stato, consentirono al nuovo superstato di avere una propria vita indipendente, fu coronato da un grandioso successo di prosperità economica. La fonte del potere tra popolo e stati La fonte del potere comune è unicamente il popolo. Il popolo visto con due facce. In primo luogo, il popolo di tutta la federazione, il quale elegge, a suffragio universale e diretto, ed oggi a suffragio di uomini e donne, una camera di rappresentanti o deputati. Ma se l’atto federativo prevedesse solo una camera, nessuna federazione mai si potrebbe costiOggi gli europei sentono, con angoscia crescente, di non potere difendersi da soli. E si convincono della necessità di mettere in comune i propri mezzi di uomini e di armi

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