Civiltà del Lavoro, n. 2/2024

16 PRIMO PIANO Civiltà del Lavoro | marzo • aprile 2024 Intervista a Francesco GIAVAZZI di Paolo Mazzanti Francesco Giavazzi L’URGENZA del debito comune ante e complesse sono le sfide che attendono l’Unione europea nei prossimi anni. Per questo motivo le elezioni del prossimo giugno rappresentano un momento cruciale, in quanto dalla nuova composizione del Parlamento dipenderanno scelte decisive per il futuro del Vecchio Continente. Ne abbiamo parlato con Francesco Giavazzi, professore ordinario di Economia politica presso l’Università Bocconi di Milano e già collaboratore del presidente del Consiglio Mario Draghi negli anni 2021 e 2022. Professore, lei ha auspicato per la Ue un “momento Hamilton” ricordando il ministro del Tesoro dei neonati Stati Uniti, il quale convinse i primi 13 Stati federati ad adottare, dopo la banca centrale, anche un debito comune. Perché sarebbe utile per l’Unione europea? Nel 1790 Hamilton comprese che per le colonie americane che volevano unirsi occorreva un salto di qualità, un bilancio e un debito comune. Allo stesso modo, oggi l’Europa deve realizzare un salto di qualità, deve affrontare impegni che senza debito comune sarebbero impossibili. Il primo impegno è la difesa comune, non tanto e non solo per le posizioni di Trump, ma perché dai tempi di Obama gli Stati Uniti prestano più attenzione all’Oriente, al Pacifico, al confronto con la Cina e a Taiwan, rispetto all’Europa. Da noi molti vivono nell’illusione che si possa andare avanti come negli ultimi 70 anni, che l’ombrello difensivo americano non verrà mai meno, ma temo che si sbaglino. In ogni caso, è indispensabile un maggiore coordinamento europeo nella difesa, sia sul campo che negli acquisti. Oggi ogni stato membro compra quel che vuole e dove vuole, acquistando sistemi spesso incompatibili e inefficienti. Ci vuole un unico acquirente europeo di sistemi di difesa compatibili e interoperabili. Questo è molto costoso. Ci ha provato la Germania, che aveva stanziato 100 miliardi di euro, ma con fondi fuori bilancio che sono stati bocciati dalla Corte Suprema. Così anche il programma tedesco ha subito un blocco. La Ue, invece, ha grandi capacità di indebitamento: lo abbiamo visto con il Next Generation Eu, che dopo il Covid-19 ha stanziato senza problemi 750 miliardi di euro per i Pnrr nazionali. Poi se pensiamo che Putin sia una brava persona e non invaderà mai l’Estonia, possiamo continuare ad andare a dormire tranquilli… Quali sono le altre esigenze che richiederebbero debito comune? Il secondo impegno è quello della transizione verde, che oggi pare un po’ attenuato ma prima o poi andrà realizzato e richiederà una montagna di soldi. Non tanto e non solo per la riconversione dell’apparato produttivo, ma soprattutto per la riallocazione e la formazione del T

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