17 Civiltà del Lavoro | marzo • aprile 2024 PRIMO PIANO lavoro. Si stima, per esempio, che il 50% dei lavoratori della Motor Valley che dall’Emilia sale fino a Milano operino nella sub-fornitura per i motori termici delle case automobilistiche tedesche. Il superamento dei motori termici richiederà un enorme impegno di riqualificazione di questi lavoratori. Sarà difficile per i singoli paesi affrontare i costi di questa transizione del lavoro senza il ricorso al debito comune. Non abbiamo anche un problema di coordinamento del settore energetico? Anche qui sembra che ogni paese vada per conto suo. Noi produciamo energia elettrica col gas e con le rinnovabili e ripensiamo al nucleare; la Germania ha detto no al nucleare; la Francia va a nucleare e la Spagna ha puntato sui rigassificatori. Nell’energia il “game changer” sarà la tecnologia del nucleare a fusione, il nucleare pulito, che non è molto lontano. In California ci sono già aziende energetiche private che hanno raggiunto una produzione netta positiva di energia elettrica da fusione. Il presidente Prodi sostiene che per arrivare a una difesa europea occorre convincere la Francia a mettere in comune le sue bombe atomiche e il seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Ci riusciremo? Certo sono problemi complessi di politica internazionale. Ma il punto fondamentale è capire se l’indebolirsi dell’impegno americano e la nuova aggressività russa ci fanno paura o no. Se non scatta la molla della paura, non accadrà nulla. Lei ha ricordato che Hamilton convinse gli Stati del sud meno indebitati ad accettare il debito comune in cambio del trasferimento della capitale da New York a Washington. Che cosa bisognerebbe concedere oggi agli stati europei “frugali” per accettare il debito comune? Alcuni paesi frugali come la Finlandia che hanno un lungo confine con la Russia e sono appena entrati nella Nato dovrebbero essere molto interessati alla difesa comune. Altri, come la Germania, dove i verdi sono molto influenti, capiranno che senza il debito comune non riusciranno ad affrontare i problemi sociali posti dalla transizione verde. Quali saranno le prime decisioni che il nuovo Parlamento europeo e la nuova Commissione dovranno prendere per aprire la nuova fase? Credo che si dovrà continuare ad agire pragmaticamente, affrontando i problemi a mano a mano che si presentano, come abbiamo fatto col Covid-19, con l’acquisto comune dei vaccini e col Next Generation Eu. Il punto fondamentale è capire se l’indebolirsi dell’impegno americano e la nuova aggressività russa ci fanno paura o no. Se non scatta la molla della paura, non accadrà nulla Foto Mike Mareen © Shutterstock
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