Civiltà del Lavoro, n. 2/2024

18 PRIMO PIANO Civiltà del Lavoro | marzo • aprile 2024 Penso che il primo problema da affrontare sarà quello della difesa comune: sarà necessario varare un nuovo Ngeu per la difesa. Poi sarà la volta della transizione verde. Solo così, affrontando i problemi che si presentano volta per volta, l’Europa potrà fare passi avanti C’è chi sostiene che il vero ostacolo al debito comune Ue sia il nostro enorme debito pubblico, che i paesi “frugali” temono di dover ripagare. Che cosa dovremmo fare noi italiani per rassicurarli? Oggi la nostra priorità è convincere i partner europei che siamo in grado di spendere bene i 194 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e di fare le riforme necessarie per aumentare la nostra crescita potenziale. Io sono abbastanza ottimista e penso che alcune cose importanti stiano accadendo. Sto per esempio studiando la riforma della giustizia, che è una delle riforme fondamentali del Pnrr. Ebbene, sui tempi dei processi stiamo facendo progressi importanti: in due anni si sono ridotti del 50% e al 2026 mancano altri due anni. Lei aveva elogiato la proposta di nuovo Patto di stabilità proposto dalla Commissione perché superava i parametri fissi pro-ciclici di riduzione di deficit e debito, che però sono stati parzialmente reintrodotti su richiesta della Germania. A questo punto funzionerà il nuovo Patto? La proposta di nuovo Patto della Commissione del novembre scorso era un sogno. Poi il compromesso con la Germania ha peggiorato le cose, con la reintroduzione di una serie di parametri fissi, ma il nuovo Patto è comunque migliore del precedente ed è importante che al Consiglio europeo sia passato all’unanimità. Ora sarà importante vedere come si costruiranno i piani di rientro dal deficit e debito dei diversi paesi. L’importante è comprendere che non ha senso legarsi a parametri rigidi per paesi come i nostri, che sono molto diversi l’uno dall’altro. Occorre stabilire per ciascun quale sia il livello di debito sostenibile di fronte a eventi economici estremi. Questo è, del resto, il metodo che utilizza il Fondo monetario internazionale. Lei ha anche sostenuto l’opportunità di dare vita a un’agenzia europea del debito per liberare la Bce dei titoli dei vari Stati acquistati negli ultimi anni. Basterebbe trasferire i titoli pubblici detenuti dalla Bce all’Esm, l’European Stability Mechanism, che si trasformerebbe in Agenzia del debito e potrebbe pagarli emettendo debito comune. Poi ovviamente ogni paese dovrebbe pagare gli interessi sui suoi titoli, che a quel punto saranno stati trasferiti all’Esm. Il vantaggio sarebbe quello di liberare la Bce da un onere improprio. A suo giudizio che cosa dovrebbero chiedere le imprese europee e italiane al prossimo Europarlamento e alla prossima Commissione per tutelare la competitività europea nei confronti di Stati Uniti e Cina? Occorre trovare un punto di equilibrio intermedio tra l’Inflation reduction act (Ira) di Biden, che sta inondando di dollari il sistema produttivo americano, e l’eccesso di regolazione europea della commissaria Vestager. Per ora abbiamo allentato i vincoli agli aiuti di Stato per i singoli paesi, ma questo rischia di avvantaggiare le imprese dei paesi che hanno più spazio fiscale rispetto a quelle che ne hanno meno, tra cui l’Italia. E anche qui sarebbe necessario il debito comune per finanziare massicci programmi europei di ricerca e innovazione a vantaggio di tutte le imprese europee. Oggi la nostra priorità è convincere i partner europei che siamo in grado di spendere bene i 194 miliardi di euro del Pnrr e di fare le riforme necessarie per aumentare la nostra crescita potenziale Foto Xavier Lejeune Photo © Shutterstock

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