Civiltà del Lavoro, n. 2/2024

21 Civiltà del Lavoro | marzo • aprile 2024 PRIMO PIANO Un’altra sfida importante riguarda il costo dell’energia, che negli ultimi anni è aumentato in Europa molto più che negli Stati Uniti: gli ultimi dati ufficiali mostrano che i costi dell’elettricità e del gas sono tuttora il doppio in Europa rispetto al periodo pre-Covid, mentre negli Stati Uniti i prezzi medi sono aumentati del 30%. Ora la Ue deve superare l’approccio del Mercato europeo dell’elettricità e affrontare con decisione il tema dei differenziali di costo dell’energia tra l’Europa e i suoi maggiori competitori. Come sarà possibile difendere la competitività del continente e allo stesso tempo affrontare il cambiamento climatico? Le imprese europee sostengono fermamente gli obiettivi ambientali della Ue. Ma saremo in grado di raggiungerli solo se l’Europa migliorerà la sua competitività. Per questo, per far sì che il Green Deal diventi una strategia di crescita dobbiamo affiancargli un Industrial Deal. E ora, dopo aver approvato un gran numero di regole all’interno del Green Deal, dobbiamo puntare sull’attuazione e sulla semplificazione, a cominciare dall’aumento delle fonti energetiche a basso tasso di carbonio, in un quadro di neutralità tecnologica, sia di produzione interna che d’importazione. E dobbiamo anche adeguare le misure di protezione contro la “concorrenza carbonica” dei paesi meno regolati, nel momento in cui si sta ampliando il differenziale di prezzo causato dalla crisi energetica. Come ho già detto, i prezzi europei di elettricità e gas da noi sono il doppio del periodo pre-Covid, mentre negli Stati Uniti i prezzi medi sono aumentati del 30%. Senza affrontare questo differenziale di prezzo non riusciremo a raggiungere gli obiettivi ambientali proteggendo al contempo la competitività dell’Europa. Pensa che sarà necessario aumentare il debito comune europeo per finanziare gli investimenti europei in difesa, digitale, infrastrutture e welfare, sull’esempio di Sure? Finanziare questi investimenti comuni metterà pressione sul bilancio europeo. Dobbiamo quindi fare sì che il bilancio europeo raggiunga la dimensione adeguata a sostenere le sfide comuni, ma non tale da appesantire con un carico fiscale eccessivo le imprese e le famiglie. La chiave dovrebbero essere gli investimenti in competitività per aumentare il tasso di crescita potenziale di lungo termine dell’Europa, il che consentirà l’aumento del bilancio europeo senza aggravare la pressione fiscale di cui parlavo. Allo stesso tempo si dovrà migliorare l’efficienza della spesa europea, anche con l’uso di strumenti innovativi come il Programma InvestEu, che utilizza fondi e garanzie europee per promuovere investimenti privati aggiuntivi. In questo quadro siamo del tutto favorevoli al nuovo Patto di stabilità e crescita, che incoraggia gli Stati membri a varare riforme favorevoli alla crescita e agli investimenti pubblici all’interno di un percorso di aggiustamento fiscale pluriennale. Le riforme strutturali possono migliorare ulteriormente gli effetti degli investimenti pubblici finanziati dall’Europa. Le nuove regole dovranno essere attuate con flessibilità, a patto che gli Stati membri attuino riforme credibili e programmi d’investimento in grado di favorire la crescita sostenibile e la sostenibilità del debito. Che cosa suggerirebbe al governo e alle imprese italiane per aumentare la propria influenza in Europa? L’Italia, Stato fondatore e uno dei maggiori paesi dell’Ue, ha una presenza e un’influenza molto forti nella vita politica europea. Le imprese italiane hanno una forte presenza a Bruxelles: il nostro associato Confindustria è stata una delle prime associazioni ad aprire una propria Delegazione presso la Ue sin dal 1959. Oltre a rappresentare gli interessi delle imprese italiane alle istituzioni comunitarie, Confindustria è anche molto attiva all’interno di BusinessEurope e partecipa alla definizione delle nostre posizioni sui principali temi europei. Suggerirei alle nostre imprese di mantenere stretti contatti con i parlamentari europei sui temi rilevanti per le imprese italiane e dunque europee. Ciò sarà particolarmente importante nei confronti dei nuovi europarlamentari che arriveranno a Bruxelles. E ovviamente spero che gli imprenditori italiani useranno al meglio i loro voti nelle imminenti elezioni europee. Dobbiamo fare sì che il bilancio europeo raggiunga la dimensione adeguata a sostenere le sfide comuni, ma non tale da appesantire con un carico fiscale eccessivo le imprese e le famiglie

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